BRINDISI – Case popolari, il Comune di Brindisi mette all’asta il rudere in via Cappuccini, 800mila euro per aggiudicarsi 48 mini alloggi. Abbandonate da oltre dieci anni e ridotte ad un ammasso di macerie queste abitazioni al civico 30 di via Cappuccini, sono come un pugno nell’occhio per chiunque si trovi ad osservarle. Alloggi popolari liberati dal Comune, perché già decadenti, nel 2009 , sono rimasti alla mercé del tempo e dei vandali. Più volte la politica ha avanzato proposte e progetti per la riqualificazione dell’area, magari prevedendo dapprima l’abbattimento e la bonifica e poi la realizzazione di nuovi spazi. Nel giugno del 2016, l’allora consigliere comunale, oggi onorevole di Forza Italia, Mauro D’Attis, propose al Comune di Brindisi di demolire il complesso popolare, oramai fatiscente e di farne un’area attrezzata ad uso pubblico. L’idea era quella di promuovere un bando pubblico rivolto a privati ed indirizzato alla valorizzazione dell’area di proprietà comunale, consentendo al privato la realizzazione di edilizia su altre aree edificabili e/o su fabbricati di proprietà comunale, in cambio della realizzazione e gestione di “aree libere attrezzate” nella stessa proprietà (spazi per il tempo libero, piccoli impianti sportivi pubblici, ecc.) e della realizzazione di nuovi alloggi popolari su aree comunali che l’Amministrazione avrebbe potuto individuare e mettere a disposizione. Il costo della bonifica dell’intera area era di circa 400mila euro, un intervento questo già inserito in un progetto definitivo di rigenerazione urbana , nato con l’amministrazione Mennitti ed acquisito nel 2013 dall’amministrazione Consales. Senza trascurare che alle spalle dell’immobile insisteva un’altra area pubblica, in quel caso dell’ente Provincia, sempre in stato di totale abbandono che si sarebbe potuta annettere a quella comunale per costituire uno spazio unico a beneficio della collettività. Di quel progetto , però, non se ne è mai vista forma , e ad oggi resta solo un rudere da smaltire in qualche maniera. Ora , in un periodo di in il Comune di Brindisi è in grave difficoltà economica ed annuncia il pre dissesto, l’unica strada percorribile sembra quella di mettere in vendita l’intero complesso abitativo, o meglio, quel che ne resta.
Sono 48 mini alloggi, in via Cappuccini al civico 30, saranno messi all’asta il prossimo 23 gennaio con una base d’asta 839.974, 94. Offerte segrete che saranno poi confrontate con la cifra di partenza stabilita dal Comune. L’aggiudicazione sarà disposta a favore del concorrente che avrà presentato l’offerta valida più elevata. Non saranno ammesse offerte più basse rispetto al prezzo posto rispetto alla base d’asta. All’aggiudicazione si procederà anche in caso di una sola offerta purché valida. Qualora due o più concorrenti offrissero lo stesso prezzo si procederà ad un pubblico sorteggio. Per partecipare all’asta è richiesto un deposito cauzionale, per il mancato versamento dell’importo giudicato, pari al 5 per cento dell’importo della base d’asta. Il deposito cauzionale, al momento dell’aggiudicazione, assumerà forma e titolo di caparra per l’aggiudicatario, mentre sarà restituito ai non aggiudicatari. Le offerte dovranno pervenire all’Ufficio Protocollo del Comune di Brindisi entro le ore 13.00 di giorno 21 gennaio 2020. Ma chi sarà interessato ad acquistare il pacchetto? Chi ad investire tanto su di un rudere che inevitabilmente dovrà essere abbattuto con tutte le spese che ne conseguono?. Gli alloggi popolari di via Cappuccini per anni hanno ospitato decine di famiglie brindisine in difficoltà, famiglie che dieci anni fa sono state trasferite negli appartamenti di nuova realizzazione al quartiere Sant’Angelo. Ma se da un lato queste persone oggi possono usufruire di una abitazione decorosa , dall’altro il Comune di Brindisi, a fronte di queste assegnazioni, non ha ancora percepito un centesimo. A distanza di dieci anni i legittimi assegnatari degli alloggi popolari non hanno ancora un contratto di locazione e per questo non hanno mai versato un euro al Comune contribuendo ad allargare il buco nero nelle finanze pubbliche. Ricapitolando: il Comune è in difficoltà economica, questo è risaputo, c’è la necessita di batter cassa e recuperare là dove si può, quindi i nostri amministratori pensano bene di mettere all’asta un rudere, base d’asta 800mila euro, che difficilmente qualcuno acquisterebbe ma poi non riesce a contrattualizzare gli alloggi popolari regolarmente assegnati oltre dieci anni fa e che, a conti fatti, sarebbero stati una risorsa in più in questo periodo di magra. “Abbiamo avuto difficoltà a sistemare le questioni burocratiche- dicono dall’Ufficio Patrimonio e Casa del Comune di Brindisi- in questi anni siamo stati sempre sotto organico e molte questioni sono rimaste in sospeso”. Già, le questioni in sospeso sono ancora tante e su questo non ci sono dubbi, come quella delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi. L’ultima risale al 2006, a tredici anni fa. Nel 2016 , tuttavia, il Comune pubblicò un nuovo bando per l’assegnazione a cui, tuttavia, non ha mai fatto seguito alcuna graduatoria. In pratica da tre anni i brindisini attendono di sapere se verrà o meno data loro una casa. Oggi, però, lo stesso Comune, finalmente, fa sapere che entro gennaio 2020 dovrebbe essere pubblicato un nuovo elenco degli aventi diritto, 476 persone che attendono il loro turno per avere un alloggio popolare. Una prima bozza è stata già stilata nei mesi scorsi ma l’elenco sembra in continuo aggiornamento. A dicembre 2018 l’amministrazione ha costituito una task force per monitorare la disponibilità delle case popolari e la legittimità di chi le occupa. Nei mesi scorsi sono stati eseguiti un gran numero di sfratti anche con la collaborazione della magistratura, sfratti nei confronti di persone morose ma soprattutto di persone che avevano occupato abusivamente gli alloggi. Entro il 31 gennaio, quindi, il Comune di Brindisi pubblicherà la graduatoria definitiva alla quale dovrebbe seguire l’assegnazione degli immobili disponibili.
Alberta Esposito
penso che quel “rudere”, per presunta indeterminatezza del prezzo e per la mancata inventariazione secondo legge dei beni immobili comunali, non sarà venduto. Continuano, al di là del momento di crisi finanziaria dell’Ente, a non essere attivate le procedure di recupero coattivo o di messa in mora per i crediti vantati dal Comune ed ancor più non risulterebbe avviata alcuna procedura per danni erariali. Sembra oggettivamente di tutta evidenza,per esempio,la inadempienza conseguente al mancato recupero delle somme illegittimamente erogate al personale per il quale, oltre all’immediato rientro con interessi di mora, vanno individuate e sanzionate le responsabilità dei soggetti che hanno provocato detta situazione. E’ possibile immaginare che il vertice amministrativo dell’Ente, che presiede inopportunamente anche secondo lo scrivente il Nucleo di Valutazione, non abbia effettuato nei confronti dei dirigenti interessati alcuna segnalazione? O che il Collegio dei Revisori non sia stato interessato o non abbia verificato l’esistenza di detto problema che consente ancora la lunga rateazione di un debito di un consigliere verso l’Ente? Sono questi alcuni fatti di cattiva gestione che vanno eliminati e subito.
Brindisi, 07/01/2020 Franco Leoci
Quasi 840.000 euro per un ammasso di macerie? E cosa c’è in queste macerie? Vene aurifere? Giacimenti di diamanti? Ma non vedono che Brindisi è in spopolamento?