INTERVENTO/E’ da pensare che molto poco conoscono i cittadini e che limitate siano le conoscenze dei consiglieri di maggioranza con riferimento alla delibera di variazione di bilancio approvata dal consiglio comunale nella seduta del 14 dicembre del mese in corso.
Detto provvedimento fa seguito ad altro analogo relativo all’equilibrio di bilancio 2016 adottato il 28 luglio c.a. dal Commissario prefettizio, pur in carica la sindaca e predisposto dall’apparato burocratico dell’Ente con a capo l’organo di vertice amministrativo e con parere favorevole del Collegio dei Revisori.
L’anzidetta delibera commissariale, priva naturalmente di una qualsivoglia relazione da parte dell’Organo di programmazione e mancante di motivazioni circa eventuali e diversi indirizzi operativi di impiego di risorse finanziarie, in effetti non ha conseguito cambiamenti contabili. Si è trattato di una trasposizione di dati indicati dal settore competente sicchè è stata colta l’occasione di trasferire,sia pure frettolosamente e peraltro in maniera confusionaria e non rispondente a principi di trasparenza sugli atti, nella delibera suddetta di variazione al bilancio tutti gli aggiustamenti contabili ritenuti possibili.
Quanto innanzi rilevato costituisce, a mio avviso, la rottura dell’ultimo anello di congiunzione utile al mantenimento corretto ed operativo rapporto fra i due organi gestori del Comune da poiché emerge ormai imprescindibile la rivisitazione dei distinti ruoli ed il conseguente operato dei responsabili di governo al quale compete funzioni di indirizzo di programmazione politica ed amministrativo cui è affidato la mera gestione realizzatrice degli obiettivi dei primi.
In questa ottica, per esempio, non appare possibile da parte dell’Organo burocratico approntare deliberazione di definita specie, come il riconoscimento di debiti fuori bilancio, unitamente a provvedimento di diversa natura amministrativa o redigere delibere su direttive degli amministratori non in linea con le funzioni dell’apparato burocratico.
A tale riguardo è utile rammentare che restano ai dirigenti dell’Ente, che ne rispondono in proprio, il rispetto delle norme, statuti e regolamenti, ai fini della correttezza, efficacia ed economicità dei risultati della gestione e che, tenuto conto della non avocazione di atti amministrativi da parte degli amministratori, essi rispondono anche per le direttive illegittime poste in essere da parte dall’Organo politico.
Le considerazioni surriferite, appaiono doverose, se utili, per i gestori del Comune di Brindisi che probabilmente ritengono di essere immuni da qualsiasi responsabilità di natura amministrativa: non è condivisibile tale assunto laddove si voglia fare riferimento, per caso, ad eventuali deliberazioni adottate in tema di affidamento di incarichi legali a professionisti esterni all’Ente o per affidamento di lavori senza stretta osservanza della vigente normativa. Ma è pensabile che il sotterraneo raffreddamento dei rapporti fra i due organi gestionali dell’Ente abbia ad evidenziare, a breve, tutte le ragioni che ne sono alla base: sono sufficienti solo alcuni marginali episodi per immaginare lo stato di tensione esistente come la creazione di debiti fuori bilancio, il ridimensionamento di funzioni e di retribuzioni alle due più alte cariche dirigenziali, l’avvio di procedimenti giudiziari per modeste somme vantate da dipendenti che ben potevano trovare soluzioni bonarie da parte di dirigenti o la costituzione in giudizio avverso procedimento di liquidazione somme attribuite dalla magistratura a dirigente. Ma vi è anche la posizione dell’Organo politico che, non avendo idee chiare e, forse, non sorretto dai propri dirigenti sul piano di determinate problematiche, continua a registrare contraddizioni e criticabili comportamenti sul piano politico-gestionale. La sindaca, per esempio, sul piano ipotetico avrebbe potuto non invocare la richiesta di accertamenti sulle responsabilità afferenti alla perdita di esercizio 2014 della partecipata Brindisi Multiservizi, atteso che tale adempimento pratico appartiene ad altri Organi che pur conoscendo il caso della colpevole mancanza da lungo tempo del c.d. “controllo analogo” non hanno posto soluzione.
Come semplicistica e solo per attirare inesistenti interessi di povera gente è la mera ipotesi sottoposta ai responsabili dei gruppi consiliari di una fusione per incorporazione tra società Energeco e Brindisi Multiservizi delle quali è socio unico il Comune.
Suvvia, al di là delle serie riserve che dal caso rivengono, la possibile operazione di fusione delle due richiamate società ha bisogno di essere sottoposta ad esame di una “due diligence” che in rapida sintesi consiste nell’affidamento di un incarico professionale ad un team di professionisti per analizzare gli aspetti strategici delle realtà aziendali interessate per una fusione. E’ di tutta evidenza che la “due diligence” nello svolgimento dell’incarico dovrà avere sempre presente la finalità del lavoro commissionato da confrontare ed approfondire continuamente con il management aziendale.
Franco Leoci
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