CAROVIGNO (da il7 Magazine) “Il 10 giugno 2018 Massimo Lanzilotti vince le elezioni al primo turno con 4955 voti, pari al 50,10 per cento, superando così la soglia del 50 per cento per soli dieci voti. I voti comperati da Saponaro hanno evidentemente alterato il risultato elettorale, consentendogli di evitare il ballottaggio”. Lo ha scritto chiaramente il gip Simona Panzera nell’ordinanza in cui ha disposto l’arresto ai domiciliari di Andrea Saponaro 48 enne di Carovigno, accusato di minacce e compravendita di voti durante la campagna elettorale del 2018 a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra Massimo Lanzilotti. Saponaro è ritenuto uno dei capi zona di Carovigno della Sacra Corona Unita. Pesanti ombre pesano ora sul risultato di quelle elezioni amministrative, tanto da indurre il prefetto di Brindisi, Umberto Guidato, a inviare la segnalazione al ministero dell’Interno, che potrebbe decidere di spedire in questo comune la commissione antimafia per un’ispezione sulla gestione in questi due anni dell’amministrazione Lanzilotti. Il prefetto avrebbe inviato la comunicazione pochi giorni fa dopo la convocazione di un ristretto comitato per l’ordine e la sicurezza. La commissione antimafia potrebbe insediarsi per verificare se c’è stato un condizionamento dell’associazione criminale nella gestione della cosa pubblica. Un’interrogazione parlamentare è stata anche depositata dalla parlamentare del Movimento 5Stelle Anna Macina con la quale chiede al ministero di valutare un immediato accesso ispettivo antimafia. La decisione della ministra Luciana Lamorgese potrebbe arrivare tra qualche settimana. L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e condotta dal reparto operativo dei carabinieri di Brindisi vede tra gli indagati il sindaco di Carovigno Massimo Lanzilotti, il presidente del consiglio comunale Francesco Leoci, Daniele Luperti socio di Saponaro, Giovanni e Cosimo Saponaro, rispettivamente fratello e nipote dell’arrestato, l’ex presidente di Torre Guaceto Elio Lanzilotti, Vincenzo Iaia e Franco Iaia. Secondo gli inquirenti alla base del sostegno politico con la compravendita dei voti ci sarebbe stato un accordo pre elettorale per la gestione dei parcheggi della riserva naturale di Torre Guaceto. Luperti e Semeraro con la cooperativa D&A per qualche anno hanno gestito in maniera esclusiva il servizio parcheggio con il trasporto dei turisti verso la riserva. Successivamente il rapporto con il consorzio si è bloccato, l’area di proprietà di Luperti ( dove veniva allestito il parcheggio) fu anche sequestrata per questioni tecniche e nel frattempo iniziò una trafila con la giustizia amministrativa. Solo nl 2018 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della D&A contro la decisione del Tar che aveva individuato il Consorzio di Torre Guaceto come unico ente preposto alla gestione dei parcheggi nell’ambito del progetto relativo alla realizzazione della Porta di accesso alla riserva.
Un business quello dei parcheggi dell’oasi che gira intorno a mezzo milione di euro l’anno, per un’attività di soli tre mesi. Da tempo i carabinieri e la Prefettura hanno puntato i riflettori su questo affare.
Una riserva naturale che scotta, nel vero senso della parola. Politici, amministratori e tecnici che hanno avuto a che fare con Torre Guaceto dal 2014 in poi hanno subito attentati e intimidazioni. Una scia di incendi ha colpito negli anni molti di quelli che avevano un ruolo nel consorzio ma anche coloro che avevano trattato delibere comunali su progetti che riguardano la riserva. Ad oggi la situazione a Carovigno dopo l’inchiesta della Dda è molto tesa. Il candidato sindaco di opposizione Antonio Pagliara, che ha perso le elezioni per una manciata di voti, insieme a tutti i consiglieri di minoranza, ha chiesto un incontro al Prefetto. Vogliono chiarezza dopo le notizie di stampa, ma soprattutto esprimono un sentimento di preoccupazione dopo alcuni incendi avvenuti in questi giorni. L’ultimo in ordine di tempo quello che si è verificato la notte tra il 14 e 15 giugno quando le fiamme hanno divorato due autovetture di proprietà di Vincenzo Iaia, 52 anni imprenditore agricolo, anche lui indagato nell’inchiesta della Dda. Le due auto, una Fiat Punto e una Golf, erano parcheggiate vicine in via Felice non molto lontano dal Comune. L’incendio arriva una settimana dopo l’arresto di Saponaro. Al momento non è possibile stabilire se questo episodio sia legato all’intera vicenda. Sicuramente però è un gesto molto grave che si inserisce in un clima già molto teso, con gli occhi degli investigatori puntati sulla comunità di Carovigno. Iaia nell’inchiesta è accusato, in concorso con Andrea Semeraro, di aver minacciato due persone per convincerle a votare in favore di Lanzilotti.
Andando a ritrovo le fiamme colpiscono direttamente l’oasi naturale: a giugno 2019 la riserva va a fuoco due volte, distrutti oltre tre ettari di macchia mediterranea. Non ci sono dubbi sull’origine dolosa. Strani episodi si verificano anche nel 2018: ad aprile qualcuno si introduce nella riserva naturale per arare un ettaro di terra sulla quale era stato avviato un progetto di piantumazione molto importante grazie al quale molte specie animali erano tornate a nidificare. Subito dopo l’allora prefetto Valerio Valenti che aveva già registrato altre sospette vicende legate all’oasi convoca un comitato per l’ordine e la sicurezza.
Particolarmente caldo è l’anno 2017 quando si sono susseguiti da maggio ad ottobre ben 8 incendi che hanno distrutto canneti, campi, e vegetazione. In fiamme anche il bosco di lecci. È l’anno in cui il consorzio di Torre Guaceto ha previsto di allargare i confini della riserva con due nuovi accessi e due nuove aree parcheggio. Lo stesso consorzio redige un progetto, finanziato dal ministero, per la creazione definitivo di un parcheggio gestito direttamente dall’ente consortile. L’ultimo incendio del 2017 avviene il 22 ottobre, il mese prima Vincenzo Epifani dà le dimissioni da presidente del consorzio e giustifica la sua decisione affermando di aver avuto “troppe pressioni mediatiche”. In quell’anno il sindaco è Carmine Brandi, al quale il 22 dicembre viene incendiata l’auto della moglie. Ed è proprio da questo rogo che partono le indagini che portano all’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. Poco dopo anche Brandi si dimette. Qualche settimana prima dell’incendio dell’auto il primo cittadino aveva autorizzato una nuova area di accesso alla riserva, in merito ad una vecchia proposta fatta dall’ex presidente Epifani. Si trattava di una nuova porta d’accesso con la realizzazione del parcheggio e una postazione di front office, nell’area vicino al Meditur. Praticamente il nuovo progetto del consorzio.
Nel frattempo il sindaco aveva nominato presidente del consorzio l’ex prefetto di Brindisi Mario Tafaro. Era il 5 dicembre 2017. Ma ancor prima, sempre nello stesso anno, si verificano altri incendi sospetti: il 29 aprile 2017 le fiamme distruggono le auto del dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune di Carovigno Leonardo Scatigna. Le due auto era parcheggiate nel cortile della sua villetta a Torre Santa Sabina. Scatigna è il dirigente del Suap (sportello unico attività produttive), l’ufficio che rilascia le autorizzazioni ai privati per l’esercizio delle attività. In quei giorni erano passate dalle sue mani alcune richieste che riguardavano proprio Torre Guaceto. Il tecnico aveva dato parere negativo al parcheggio gestito dalla D&A. Intanto alla fine del 2015 e all’inizio del 2016 si verificano altri due misteriosi episodi. Il 5 dicembre 2015 qualcuno incendia la villa al mare dei genitori di Alessandro Ciccolella direttore decennale del consorzio di Torre Guaceto, colui che da anni ha un ruolo di primo piano nei progetti e nelle attività. Ed è quello che nelle varie intercettazioni ambientali e telefoniche viene citato da Andrea Semeraro come colui che bisogna fare fuori dal consorzio subito dopo la vittoria delle elezioni.
Dopo un mese circa, il 13 gennaio 2016, qualcuno mette fuoco alla villa al mare di Pasquale Luperti, l’ex assessore del Comune di Brindisi che il 30 dicembre aveva partecipato all’assemblea dei soci di Torre Guaceto (il Comune di Brindisi ha la stessa quota societaria del Comune di Carovigno) come delegato dell’allora sindaco Mimmo Consales. Luperti, che in quel momento era assessore all’Urbanistica, insieme al rappresentate del Wwf aveva votato la proposta di rendere pubblici i parcheggi, l’assessore presente in rappresentanza del Comune di Carovigno invece si astenne dalla votazione, alla fine la proposta passò. In tutti questi anni gli incendiari non hanno mai avuto un volto e un nome. Non si è mai avuta certezza sul fatto che questi episodi fossero legati alle sorti di Torre Guaceto, ma il dubbio c’è sempre stato. Ed ancora oggi resta.
Lucia Portolano
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