CAROVIGNO – Compravendita di voti per ottenere la gestione del parcheggio della riserva naturale di Torre Guaceto. Sono stati rinviati a giudizio, e dovranno affrontare il processo l’ex sindaco di Carovigno Massimo Lanzilotti, l’ex presidente del Consiglio comunale, Francesco Leoci,, l’ex presidente del consorzio di Torre Guaceto Elio Lanzillotti, Andrea Saponaro, Giovanni Saponaro, Cosimo Saponaro, Daniele Luperti, Franco Iaia e Vincenzo Iaia. Sono imputati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno e corruzione elettorale. L’ex sindaco e Fancesco Leoci hanno scelto il rito abbreviato, gli altri sette saranno giudicati con un processo ordinario. Lo ha deciso oggi il gup del Tribunale di Lecce.
L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo di Brindisi, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Secondo l’accusa Andrea Saponaro avrebbe condizionato il voto delle elezioni amministrative del 2018 al fine di ottenere la gestione del parcheggio di Torre Guaceto. Elezioni vinte da Massimo Lanzillotti. Dalle indagini sarebbe emerso un accordo pre elettorale tra il candidato sindaco Lanzilotti e Andrea Saponaro. Che per gli inquirenti sarebbe esponente legato alla Sacra corona unita locale.
Per Lanzilotti e Leoci l’udienza è stata fissata il 21 gennaio 2022, mentre il 4 febbraio è l’inizio del processo per gli altri imputati.
A marzo 2021 il Comune di Carovigno è stato sciolto per mafia, è attualmente commissariato. La Regione Puglia e il Comune si sono costituiti parte civile. Ha deciso di non farlo l’ex sindaco Carmine Brandi al quale fu incendiata l’auto, episodio finito nell’inchiesta della Dda.
“Ho ritenuto opportuno presenziare all’odierna udienza preliminare con il mio difensore di fiducia, Avv. Francesco Monopoli – spiega l’ex sindaco Brandi – solo ed esclusivamente nella mia qualità di persona offesa e senza costituirmi parte civile ed avanzare richieste risarcitorie per i danni patrimoniali e morali sofferti dal mio nucleo familiare a causa dell’episodio incendiario di cui fu vittima la mia famiglia pochi giorni prima delle mie dimissioni da primo cittadino del Comune di Carovigno. Un gesto ignobile e forte che, al di là della sua matrice, così come contestata dalla D.D.A. e che sarà oggetto di valutazione da parte della Magistratura, ha rappresentato sicuramente un vile attacco non tanto alla mia persona e alla mia famiglia, bensì al ruolo e all’Istituzione che in quel momento rappresentavo che, oggi, nella persona dei Commissari Straordinari che la rappresentano ha deciso di costituirsi parte civile.
Ed e’ per tale motivo che ho maturato la scelta di non esercitare l’azione civile nel processo penale per i danni subiti, fondata sulla consapevolezza che all’epoca dei fatti-reato oggetto di contestazione nell’odierno processo chi ha subito un’inestimabile danno e’ stata tutta la città di Carovigno per la quale mi sono tanto speso e battuto nei miei anni di militanza politica.
Pertanto, pur non assumendo il ruolo di parte civile nel processo, sarò’ presente attivamente e in maniera totalmente disinteressata, espletando al suo interno il mio dovere civico di testimone per contribuire alla verità e alla giustizia nell’esclusivo interesse del bene comune, ed esercitando, al contempo, tutti i diritti e le facoltà che la legge mi riconosce come persona offesa dal quel becero gesto”.
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