ROMA – È Salvatore Tomaselli, senatore democratico originario di Francavilla Fontana ma residente a Ostuni, il nuovo membro della commissione parlamentare bicamerale antimafia. «Sono onorato della fiducia dimostratami dai colleghi del gruppo del Partito Democratico al Senato. Il Pd pugliese non era rappresentato in commissione, né alla Camera né al Senato: si è voluto così colmare un gap che, se fosse rimasto, sarebbe stato preoccupante». La Puglia è la regione che ha dato i natali e che, suo malgrado, è il teatro delle “gesta” della cosiddetta quarta mafia, la Sacra Corona Unita. La presenza di un pugliese nella commissione che monitora le attività della criminalità organizzata può voler rappresentare un segnale agli affiliati.
«Il lavoro che aspetta la commissione è delicato e necessita anche dell’affidabilità personale dei singoli membri: questo è per me un ulteriore motivo di orgoglio. Ma il punto non è questo: la Puglia rappresenta ancora un territorio protagonista delle attività della Scu. In questi anni, fortunatamente, magistratura e forze dell’ordine hanno inferto severi colpi all’associazione. Questo lavoro ci ha permesso di metterci alle spalle i tempi bui che abbiamo vissuto fino a poco fa. Non dobbiamo, però, abbassare la guardia: la Scu ha modificato il proprio atteggiamento e, anche se all’apparenza meno cruenta, non è meno pericolosa rispetto al passato. Ora si cerca l’infiltrazione nei gangli della Pubblica Amministrazione e tra le pieghe dell’economia, cercando di piegare ai propri voleri comparti sani della società».
Le attività del membro della commissione antimafia Tomaselli sono già iniziate. «Ho già parlato col presidente Rosy Bindi della mia volontà di portare la commissione in Salento: dopo le visite a Bari e a Foggia, ritengo che sia indispensabile incontrare magistrati, forze dell’ordine e amministratori di casa nostra per capire il momento e fotografare il quadro entro cui operano per comprenderne meglio la realtà e indirizzare in maniera più efficace il nostro impegno. Ho già incontrato le associazioni antiracket, antiusura e i comitati civici per la trasparenza: mi è sembrato doveroso partire da chi ha avuto il coraggio di dire no ai soprusi, anche a un costo molto elevato. Sono i protagonisti dell’antimafia». Il discorso, in questo caso, prende una piega più larga, andando a toccare dei punti molto spesso dimenticati ma che mortificano l’impegno quotidiano di chi non vuole abbassare la testa agli aguzzini.
«Capita che chi ha subito una violenza a causa dell’attività che porta avanti o chi è finito nella morsa dell’usura, una volta venuto fuori dalle sabbie mobili in cui si trovava, grazie alla denuncia, viene mortificato dalle lungaggini della burocrazia: è insopportabile che i cittadini, per accedere alle forme di tutela quali rimborsi e risarcimenti, debbano trovarsi intrappolati in un sistema cieco al bisogno. Riferirò, sia in commissione che al ministro dell’interno, Angelino Alfano, la necessità di semplificare le procedure da attuare in questi casi per lanciare un segnale concreto a quanti hanno paura di quello che viene dopo la denuncia. Lo Stato deve risposte certe a chi vuole stare a tutti i costi dalla parte della legalità».
BrindisiOggi
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