Come affrontare questo momento : i consigli della psicologa

BRINDISI -Il supporto e i consigli della psicologa e psicoterapeuta Lucia Destino in questo difficile momento:

Il Covid-19 non è “solo” un virus, ma rappresenta attualmente un fenomeno dalle complesse implicazioni
sanitarie, sociali, economiche, logistiche e psicologiche. Giorno dopo giorno la nostra vita è cambiata: l’impatto del virus sul nostro lavoro, sulle nostre abitudini e persino sulle nostre relazioni è estremamente significativo.
Oggi più che mai è d’estrema importanza prendersi cura di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, provando a comprenderli senza tuttavia giudicarli.
Ci troviamo davanti ad un’emergenza con caratteristiche e conseguenze totalmente inedite a cui far fronte. Pensiamo alla comunicazione: questa è storicamente la prima pandemia con una risonanza “social” così importante, così come è la prima emergenza che impone cambiamenti così radicali anche nella gestione dell’intimità, non rendendo possibile trovare conforto tra le braccia delle persone care. È necessario tenere conto di queste peculiarità per pianificare strategie idonee ad affrontare meglio questo periodo sia dal punto di vista psicologico che comportamentale.
Riduciamo la sovraesposizione mediatica: è sufficiente monitorare gli aggiornamenti un paio di volte al giorno.
Ogni giorno siamo esposti ad un sovrannumero di informazioni sul Covid-19, questo ci porta a sostare in una
sorta di allarme permanente che aumenta e distorce il pericolo percepito e ci spinge a ricercare ulteriori
notizie, in un circolo vizioso infinito.
La nostra mente non può elaborare tale quantità di dati: sarebbe un processo lunghissimo e dispendioso,
diventerebbe controproducente.
Per economia cognitiva la nostra mente usa quindi le euristiche: scorciatoie mentali, strategie utilizzate per
giungere rapidamente alle conclusioni. Pensiero veloce dunque, ma anche meno accurato.
In particolare, molto usata è l’euristica della disponibilità: stimiamo la probabilità di un evento in base alla
disponibilità in memoria dello stesso e al suo impatto emotivo.
Pensiamo a quando apprendiamo dal telegiornale la notizia di un incidente aereo: se abbiamo in programma
un viaggio nei giorni seguenti sovrastimiamo la probabilità che possa ripetersi un incidente dello stesso tipo,
abbiamo più paura.
Anche in questi giorni di massima copertura mediatica del Covid-19 stiamo sperimentando questa euristica.
Pensiamo a quando il silenzio assordante delle nostre città in quarantena viene squarciato dal suono di
un’ambulanza.
A cosa pensiamo subito?
Attribuiamo immediatamente il motivo dell’intervento medico al virus, sottostimando la probabilità di altre
urgenze (anche in questo periodo le persone continuano ad avere incidenti domestici, a rompersi un femore e
così via).
È normale avere paura.
La paura è un’emozione potente, è stata selezionata evoluzionisticamente in quanto funzionale
all’evitamento dei pericoli, tuttavia, funziona solo se proporzionata alla minaccia da prevenire.
Il Covid-19 è un fenomeno recente, sconosciuto e in costante divenire, con implicazioni trasversali
importanti, ciò produce allarme e sensazione di impotenza.
Giudicare il nostro sentire non solo è inutile, ma è anche controproducente.
Cerchiamo invece di capire quando la paura è troppa.
A tutti è capitato di sperimentare nel corso della nostra vita che l’eccitazione fisiologica e mentale aumenta il
nostro rendimento, migliorando la nostra performance.
Basti pensare a quando ci prepariamo a sostenere un esame: se non siamo minimamente motivati e in
tensione sarà difficile impegnarci e di conseguenza avere buoni risultati.
Il problema sorge quando i livelli di eccitazione divengono troppo elevati, producendo un effetto
paradossale: il nostro rendimento, infatti, diminuisce.
Quante volte, presi dall’ansia eccessiva per un esame, ci siamo ritrovati a fare scena muta e a non ricordare
cose che fino al giorno prima avevamo ben chiare in mente?
La curva a U rovesciata, qui rappresentata, mostra quanto appena detto: il rendimento, la nostra capacità di
far fronte ad uno stimolo pericoloso aumenta con l’aumentare dell’eccitazione, ma solo fino ad un certo
punto.
Da un certo punto in poi diminuisce, diventando svantaggiosa.
Un livello ottimale di stress è funzionale ad una risposta che sia razionale, tempestiva e funzionale.
Vediamo cos’è successo in Italia: abbiamo avuto modo di osservare una polarizzazione delle posizioni delle
persone.
Da un lato visioni apocalittiche (con scene di psicosi di massa, come i supermercati saccheggiati) e dall’altro
una sottovalutazione del pericolo (come gli assembramenti di persone sulle piste da sci).
Quali dei due comportamenti è funzionale? Nessuno dei due.
Ci troviamo ai due estremi della curva ad U rovesciata: se da un lato l’allarme aumenta l’isteria collettiva,
dall’altro la sottovalutazione del pericolo e il non rispetto delle norme non fa altro che aumentare la
diffusione del virus e la sottostima delle buone pratiche che dovrebbero essere atto di semplice e comune
senso civico.
Per ragionare e valutare strategicamente c’è bisogno di tempo.
Panico e lentezza sono antagonisti, proprio per questo più che mai c’è bisogno di mantenere la calma e
attenerci ai fatti, basandoci sul pensiero critico per agire in modo funzionale e non rischiare un’errata
valutazione del pericolo.
– Informiamoci correttamente, attraverso fonti ufficiali.
Affidiamoci unicamente a fonti certificate come il Ministero della Salute, l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, l’Istituto Superiore di Sanità, la Protezione Civile.
Stiamo attenti, a nostra volta, a non diffondere notizie senza carattere di certezza e non adeguatamente
documentabili.
Non esponiamoci e non esponiamo chi ci circonda a notizie false e potenzialmente pericolose: è un atto di
responsabilità. Anche questo è prendersi cura di noi e degli altri.
Il Covid-19 non è un fenomeno individuale ma sociale e in quanto tale dobbiamo proteggerci come una
collettività responsabile.
– Evitiamo le polemiche inutili, sui social e non solo, adottiamo una comunicazione non ostile:
ricordiamo sempre che le idee si possono discutere, ma le persone si devono rispettare.
– È normale sentirsi tristi.
Sentimenti di solitudine, tristezza e mancanza sono del tutto normali in genere e in particolare in una
situazione come questa.
Sono stati transitori, impariamo ad accogliere queste emozioni e utilizziamole per capire cos’è davvero
importante per noi, ci servirà per apprezzarlo ancora di più al termine di questo periodo.
È importante monitorare il proprio umore, cogliendo eventuali segnali di un abbassamento significativo dello
stesso.
Evitare di gestire le emozioni fumando, bevendo alcolici o facendo uso di sostanze stupefacenti.
Se gli stati emotivi diventano di difficile gestione è bene cercare di intervenire il più precocemente possibile
cercando l’aiuto di uno specialista.
Siamo tutti frangibili, abbiamo tutti bisogno di una mano, non c’è da vergognarsi.
Essere consapevoli dei propri pensieri può aiutarci a modificarli, selezionando strategie efficaci alla
risoluzione dei problemi.
Prendersi cura di sé significa volersi bene.
– Coltiviamo le relazioni sociali.
Siamo in quarantena e questo ha comportato la rottura dei nostri legami sociali, tutte le nostre abitudini sono
state modificate: da un giorno all’altro ci siamo ritrovati a non poter frequentare gli amici, a dover rinunciare
al contatto con le persone a noi care, proprio in un momento in cui ne sentiamo maggiormente bisogno.
Non dimentichiamo che noi esseri umani siamo animali sociali e che le altre persone sono la nostra
principale fonte di piacere, conforto e confronto.
Gli esseri umani hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità, di condividere interessi, norme, aspettative,
di essere riconosciuti e di sentirsi utili e stimati.
L’appartenenza è un bisogno fondamentale, tanto da incidere sulla nostra salute sia fisica che psicologica.
Ricordiamoci che la tecnologia può essere un valido alleato: utilizziamo i social per connetterci con i nostri
cari, telefoniamo, videochiamiamo amici e parenti, condividiamo momenti della giornata (guardando lo
stesso film a distanza, commentando un programma Tv o un libro, facendo progetti, condividendo foto e
video).
Cerchiamo di costruire una routine stabile.
La quarantena ha portato inevitabilmente all’interruzione della normalità, modificando del tutto i ritmi che
scandiscono la nostra quotidianità.
È importante cercare di costruire e mantenere una routine quanto più stabile possibile: mantenere una
regolarità degli orari dei pasti, fare attenzione alla qualità dei nostri pranzi e delle nostre cene, prenderci cura
di noi lavandoci e vestendoci come facciamo normalmente e monitorare il sonno.
Dormire poco e male aumenta la probabilità di sperimentare stati d’ansia e ci rende maggiormente
vulnerabili allo stress.
Dormire bene, viceversa, aumenta la nostra stabilità emotiva.
La noia è un’opportunità.
Siamo abituati a sfuggire alla noia, quando in realtà è una possibilità per riscoprirci e scoprire nuovi interessi
e nuove attività, un vero e proprio motore per la curiosità.
Assaporiamo questo tempo, prendiamoci cura di noi stessi, nei nostri cari, della nostra casa, approfondiamo
quell’argomento che ci interessa tanto ma non abbiamo mai modo di riprendere, leggiamo quel libro lasciato
sul comodino, concediamoci l’ascolto di quella musica che tanto ci piace, proviamo una nuova ricetta.
– La salute è un bene collettivo: è necessario il contributo di tutti.
Agire in modo responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo aumenta la capacità di protezione di ognuno di
noi e della collettività, partendo dal rispetto delle buone pratiche indicate dagli esperti e osservando i divieti
imposti dal Governo.

 

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