Colpo alla Scu: 45 arresti, il boss gestiva i traffici dal carcere tramite moglie e zia. Le foto

BRINDISI-  Gestivano il traffico di sostanze stupefacenti, estorcevano denaro, possedevano armi, facevano soldi per l’associazione per mantenere i detenuti e le loro famiglie. La frangia della Scu dei tuturanesi quella Rogoli-Buccarella Campana avrebbe gestito il potere criminale a San Pietro Vernotico e Cellino San Marco negli ultimi anni, dal  2009 in poi . Dopo un’articolata indagine svolta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Brindisi, al comando del colonnello Alessandro Colella, e della compagnia dei carabinieri di Brindisi, guidati dal maggiore Cristiano Tomassini, su richiesta della Dda di Lecce il gip Carlo Cazzella  ha firmato  45 ordinanze di custodia cautelare  tra San Pietro Vernotico, Cellino San Marco, Squinzano e Andria.

45 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, estorsioni, detenzione di  armi. Tra queste vi sono sei donne, dato che non sorprende più gli esperti di Sacra Corona Unita, il procuratore della Dda Motta ha affermato come nella Scu ci sia la percentuale più alta di presenza femminile rispetto alle altre organizzazioni criminali. 64 sono gli indagati.foto arresti game over1

In carcere sono finiti: Giampiero Alula,   35 anni di San Pietro Vernotico, Antonio Bonetti, 34 anni di San Pietro Vernotico, Davide Bonetti,  37 anni di San Pietro Vernotico, Simone Contaldo,  28 anni di San Pietro Vernotico, Mario Conte 32 anni di Squinzano, Domenico D’Agnano 45 anni di San Pietro Vernotico, Alfredo Epifani 26 anni di San Pietro Vernotico, Sebastiano Esposito 25 anni, di Brindisi; Luca Ferì, 28 anni di Torchiarolo,  Cosimo Fina, 43 anni, di San Pietro Vernotico, Pamela Fortunato 26 anni di San Pietro Vernotico, Francesco Francavilla 33 anni di Cellino San Marco, Filippo Griner 31 anni, di Andria; Donato Claudio Lanzilotti, 29 anni, di Carovigno; Giuseppe Litti,30 anni di San Pietro Vernotico, Giuseppe Maggio,29 anni, di Squinzano, Antonio Orofalo, 28 anni, di Cellino San Marco, Silvestro Orofalo, 47 anni, di Cellino San Marco, Raffaele Renna 34 anni, di San Pietro Vernotico; Fabio Rillo 31 anni di Brindisi, Maria Carmela Rubini, 40 anni di San Pietro Vernotico, Antonio Saponaro, 22 anni, di San Pietro Vernotico, Pietro Saponaro, 40 anni di San Pietro Vernotico, Maurizio Screti  27 anni di San Pietro Vernotico , Salvatore Sergio di 37 anni, di Andria, Jonni Serra 39 anni di Campi Salentina , Ivan Spedicati, 23 anni di Surbo, Carmela Tafuro, 23 anni  di San Pietro Vernotico, Cosimo Talò, 42 anni di Cellino San Marco, Cristian Tarantino, 23 anni di San Pietro Vernotico, Tonio Tauro, 49 anni di Campi Salentina, Maurizio Trenta 39 anni, di San Pietro Vernotico, Vincenzo Vaccina, 31 anni di Andria 31 anni e Angelo Orofalo, 21 anni di Cellino San Marco.foto arresti game over2

Disposti gli arresti domiciliari per Pierluigi Andriani,  25 anni di San Pietro Vernotico, Marco Asuni, 52 anni di San Pietro Vernotico, Roberto Colagiorgio, 32 anni di Surbo. Andrea Conte, 23 anni di San Pietro Vernotico, Lucia Grassi, 22 anni di Surbo, Alessandro Guido 30 anni di Squinzano, Sabino Roberto, 41 anni di Andria, Ottavio Saponaro, 40 anni di San Pietro Vernotico, Vittorio Seccia 52 anni di Cerignola, Antonia Serra 64 anni di San Pietro Vernotico, Alessandro Spedicati 27 anni di Surbo Debora Valzano 26 anni, di Squinzano.

 A capo dell’organizzazione secondo l’accusa ci sarebbe Raffaele Renna detto “puffo”, successore da queste parti di Francesco Campana. Renna avrebbe gestito il traffico di stupefacenti dal carcere attraverso delle lettere ma anche durante i colloqui con sua moglie e sua zia, entrambe arrestate, e  accusate di associazione mafiosa. Renna all’esterno avrebbe delegato Serra e Tarantino, nel frattempo  in carcere aveva instaurato particolari rapporti con alcuni andriesi riuscendo a creare un canale della droga anche con Andria.

Le vicende sono state costruite grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali anche in carcere, oltre alla corrispondenza intercettata proveniente sempre dalle celle.  Le indagini investigative hanno ottenuto riscontro anche dalle dichiarazioni di tre pentiti, tra questi Ercole Penna.

150 in tutto i capi d’imputazione. Tutto parte da due vicende: dall’esplosione di colpi di pistola contro l’abitazione di Giuseppe Litti nel giugno 2010 e dall’omicidio di Gianluca Saponaro, 19 giugno 2010. Con le intercettazioni telefoniche e ambientali nei confronti dei primi indagati le indagini si sono estese ed intrecciate con altri episodi. È venuta così delineandosi un’organizzazione mafiosa che controllava il territorio del sud brindisino. In particolare nel traffico di droga.

In questo quadro si inserisce anche l’omicidio di Gianluca Saponaro, avvenuto a  Cellino San Marco. Per la sua morte furono arrestati Antonio Orofalo e Josef Orofalo, nel blitz di questa mattina è finito in manette anche Angelo Orofalo, all’epoca dei fatti minorenne. Il ragazzo avrebbe avuto un ruolo attivo, seduto in macchina con gli altri due avrebbe passato il fucile con il quale è stato ammazzato Saponaro. Omicidio nato a seguito di una rissa tra la vittima e uno dei fratelli Orofalo.

Fondamentale nel ricostruire i traffici di droga e i vari rapporti è stata l’agendina di Gianluca Saponaro consegnata da sua padre. In questi gli investigatori hanno trovato della annotazioni “contabili” sulla vendita della sostanza stupefacente.

Cinque i casi di estorsione contestati tra questi la richiesta di 50 mila euro ad Alessandro Fago,  prima ritenuto vicino al pentito Lucio Annis, uomo di Ercole Penna. Fago non paga e subisce diversi atti intimidatori dei confronti delle attività commerciali della sua famiglia.

Contestualmente agli arresti è stato disposto il sequestro anche di due attività commerciali, una sala giochi a San Pietro Vernotico e un panificio a Squinzano, oltre a 4 case, una a Lecce , libretti postali e carte pay.

Durante la conferenza stampa il procuratore Motta ha anche ricordato l’appuntato Vito Tedesca, carabiniere addetto alle intercettazioni telefoniche, che l’8 dicembre 2010 a soli 42 anni è stato stroncato da un infarto mentre si stava recando a lavoro, forse anche per il troppo stress. Dopo la sua morte sono stati intercettati commenti quasi di soddisfazione per quello che gli era accaduto.

Questa operazione denominata Game over segue altre due altrettanto importanti nella storia della Scu del sud brindisino, “Fire” e “New Fire”.“ che portarono in carcere quelli che furono denominati i “nipotini di Riina”.

“La Scu brindisina più di quella leccese- ha affermato Cataldo Motta- è capace negli anni di mantenere la stessa struttura e fa riferimento alle stesse persone”.

 Lucia Portolano

 

 

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