BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Lo storico Cineteatro Di Giulio di Brindisi in vendita per un milione centosessantadue mila euro, è la base d’asta fissata dal Comune che qualche giorno fa ha pubblicato l’avviso pubblico con il quale si dispone l’alienazione oltre che per il Di Giulio anche per il palazzo dell’Agenzia delle Entrate e gli alloggi dei dirigenti sulla strada delle Pedagne nella zona industriale.
L’amministrazione comunale spera così di batter cassa e dare finalmente una destinazione d’uso al cineteatro in stato di abbandono da quasi trent’anni. Il Di Giulio che sorge nel cuore del centro storico di Brindisi è in stato di abbandono e degrado sin da quando il proprietario l’ha ceduto al Comune di Brindisi.
Il teatro è stato costruito nel 1955 in via Cesare Battisti, su progetto dell’architetto Ciro Mazzotta per volontà di Ugo Di Giulio, gestore e proprietario. La struttura è stata inaugurata il 25 settembre del 1957. La sala principale era in grado di ospitare 1201 persone. I posti erano così suddivisi: 800 posti in platea e 401 posti tra galleria e sei palchetti. Spettacolare il palcoscenico realizzato su undici metri quadri per undici con una fossa per l’orchestra con quindici posti, dodici camerini di cui uno per trentacinque persone. Da qui la doppia funzione: cinema e teatro. La struttura fu realizzata con sistema intelaiato di travi e pilastri poggiati su pali in cemento armato. La galleria, in particolare, fu progettata dall’ingegnere Franco D’Alonso. Mentre l’insonorizzazione della sala fu ottenuta con l’impiego di pannellature in fibre vegetali pressate.
La gestione è sempre stata a conduzione famigliare, da Ugo Di Giulio negli anni è passata ai quattro figli con la collaborazione dell’Ente Teatrale Italiano. Nell’arco degli anni il cineteatro ha ospitato grandi compagnie teatrali, in scena spettacoli di danza e lirica, sino a quando negli anni ottanta è stato chiuso. Da allora tutto si è fermato, la musica, gli applausi sono stati sostituiti dal silenzio e dal decadimento. Oggi resta ben poco dell’originario splendore, persino i palchetti sono caduti giù. Le poltroncine sono state divelte ed al loro posto resta solo un ammasso di calcinacci, Una porzione del tetto ha ceduto e nella sala regia al secondo piano resta solo qualche pezzo di pellicola nera che un tempo veniva proiettata. Solo il foyer ha ancora un aspetto presentabile. Qui la biglietteria che un tempo si affacciava all’esterno , sulle scale, è stata murata e un bancone , quello che forse anni fa veniva utilizzato come bar,è rimasto spoglio.
Gli eredi di Ugo Di Giulio hanno ceduto il cineteatro al Comune qualche anno fa, ma nessuna delle amministrazioni che si sono succedute a Brindisi ha mai saputo, concretamente, cosa farne. Tante le idee e i progetti , nessuno che sia stato mai realizzato. C’è stato un tempo in cui si voleva realizzare un contenitore culturale, un punto di riferimento per chi pratica arte e spettacolo. C’è stato un tempo in cui si è addirittura pensato di farne un parcheggio sotterraneo, radendo al suolo ciò che restava dell’antica struttura. Tante parole e pochi fatti. Qualche associazione ha tentato di avanzare un progetto che in qualche modo potesse restituire l’antico cineteatro alla sua originaria funzione riaprendolo al pubblico.
L’idea di riaprire il vecchio teatro chiuso da 28 anni aveva entusiasmato i brindisini ed ancora di più Luca Di Giulio, collezionista d’arte e rappresentante dell’Associazione “Il Centro del collezionista”, nipote del primo proprietario del teatro, prima che l’immobile fosse venduto al Comune di Brindisi. “Due anni fa il Comune pubblicò un bando pubblico dove il Comune invitava cittadini ed associazioni a farsi avanti nella gestione di immobili di proprietà del Comune in disuso, bastava presentare un progetto- racconta Luca Di Giulio- Io come associazione partecipai proprio per il Di Giulio. Interamente a costo zero per il Comune volevamo prenderlo incarico e in quattro mesi, sei mesi , lo avremmo aperto per metterlo a disposizione della città”.
Luca Di Giulio ha le idee molto chiare su come il cineteatro potrebbe ritornare a vivere: “Il foyer , duecento metri quadri, potrebbe essere fruttato per mostre o eventi. La sala di proiezione con due pareti si sarebbe potuta dividere in quattro locali, tre sotto e una sopra, là dove c’è il palco a disposizione delle accademie di danza, dei gruppi teatrali per le prove o per i saggi. Un’altra sala potrebbe essere sfruttata per creare un museo nazionale del basket, in un’altra un museo del calcio di Brindisi e in un’altra un museo di cartoline, stampe e fotografie della città . Se mi fosse stato autorizzato due anni avremmo potuto sfruttare il finanziamento europeo per la ristrutturazione dei teatri, a quest’ora lo avremmo già messo a disposizione”.
Ora, invece, il Comune di Brindisi sembra intenzionato a disfarsene, i costi per rimettere in sesto la struttura sarebbero troppo esosi e l’amministrazione non può permettersi un simile investimento che tra l’altro porrebbe anche il problema della gestione. Non solo, le casse sono vuote e la vendita degli immobili potrebbe portare un po’ di ossigeno.
“La vendita del Di Giulio rientra nel piano di alienazione e valorizzazione che è stato approvato durante il consiglio comunale- ha spiegato l’assessore al Bilancio del Comune di Brindisi, Cristiano D’Errico- Questa decisione parte dalla situazione disastrosa in cui versano le casse comunali, l’unica soluzione era disfarsi del patrimonio che non è produttivo. Non abbiamo i soldi per mantenere gli immobili e renderli fruibili e quindi abbiamo immaginato che quella della vendita fosse l’unica soluzione. Lo stesso dicasi per gli immobili di natura abitativa, lo steso per quelli di natura commerciale. Il cineteatro fa parte di quel pacchetto . Tra l’altro l’amministrazione comunale aveva previsto che per i 2019 avrebbe realizzato entrate per poco più di tredici milioni di euro”. Questi, dunque, i piani del Comune di Brindisi, vendere gli immobili per sanare il bilancio. Un’impresa tutt’altro che semplice se si pensa che si tratta di strutture il cui valore è misurato in milioni di euro e trovare degli acquirenti non sarà facile.
“Certo non è facile alienarlo, è di tutta evidenza anche il ritardo con cui abbiamo agito, ritardo dovuto al fatto che gli uffici sono oberati di lavoro e le risorse umane sono quelle che sono- ha detto D’Errico- Oltre quello sappiamo quanto sia difficile attrarre anche degli acquirenti con quelli importi tanto è vero che l’immobile della ex Agenzia delle Entrate è stato messo a bando ad un prezzo inferiore rispetto quello che è il suo reale valore. Perché ci rendiamo conto della difficoltà”. Sulle proposte delle associazioni nulla si può fare, visto che i bisogni dell’amministrazione prevalgono. “Le proposte e le iniziative delle associazioni per quanto interessanti si scontrano con una esigenza che è quella della dismissione dell’immobile finalizzata alla sistemazione dei conti dell’amministrazione- conclude l’assessore al Bilancio- Vendere “i gioielli di famiglia” è una cosa dolorosa ma necessaria, se avessimo trovato i conti in ordine questa ulteriore strada cioè quella di utilizzare le proposte delle associazioni sicuramente sarebbe stata valutata. Questo non significa che altri luoghi non possano essere messi a disposizione di chi presenta dei progetti”.
Lucia Pezzuto per Il7 magazine
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Antonio