Chiusi in casa per 15 giorni, ma scoprono che l’esito del tampone è sbagliato: l’odissea di una famiglia

BRINDISI – (da il7 Magazine) Quindici giorni di paura e ansia chiusa in casa, convinta di avere il Covid, per poi scoprire di non aver mai contratto il virus, e che forse c’era stato uno scambio di persona. È accaduto ad una brindisina di 70 anni con il coinvolgimento anche di tutta la sua famiglia, compresi figli, nipoti, e zii. A raccontare la storia è sua figlia.

La donna circa 20 giorni fa avrebbe dovuto fare un intervento chirurgico alla Clinica salus, per questo prima del ricovero è stata sottoposta a tampone. La sera stessa è stata richiamata dalla Clinica per essere informata che il test era risultato positivo e che quindi per il momento era impossibile ricoverarla e fare l’operazione. “Da quel  momento è iniziata la nostra odissea – racconta la figlia della donna – mia madre si è subito chiusa in casa con mio padre, convinta di essere positiva ma asintomatica, non avendo neanche un raffreddore. Non riusciva a darsi pace. Nel frattempo tutti noi ci siamo sottoposti al tampone in un laboratorio privato, Tutta la famiglia ha fatto il test,   io, mio fratelli, i miei figli minori, mia cognata ed anche la mia nipotina di 2 anni, compresi i miei zii. Tutti negli ultimi giorni avevamo avuto contatti stretti con mia madre. Ovviamente abbiamo pagato il tampone, 30 euro l’uno, perché nessuno ci ha contattato e siamo stati costretti a rivolgerci ad un privato”.

All’esito del test tutti i componenti della famiglia sono risultati negativi, nel frattempo però si sono messi in quarantena fiduciaria, così come previsto per chi è stato a contatto con un positivo. “Ci siamo chiusi tutti in casa – aggiunge la figlia – attendendo che passassero i 10 giorni, ammetto di essere uscita solo io per fare la spesa per tutti. È stato un gran disagio, non sapevamo come fare. Mia madre restava incredula ed anche preoccupata per i suoi nipoti, pensando di essere possibile fonte del virus. Era anche amareggiata perché abbiamo dovuto disdire la cresima di mio figlio, non sapendo cosa sarebbe potuto accadere abbiamo infatti evitato di incontrare altra gente. Non siamo neanche andati a lavoro”.

Finalmente dopo oltre 10 giorni la figlia è riuscita a prenotare un nuovo tampone al drive in, il servizio all’esterno dell’ospedale Perrino, organizzato dalla Asl di Brindisi. La madre avrebbe fatto così il secondo tampone di verifica, e gli altri parenti, considerati contatti stretti, si sarebbero sottoposti al primo tampone con la Asl. “La mattina ci siamo recati nuovamente a fare il test – dice la donna – abbiamo rifatto tutti il tampone, anche i più piccoli. Qui è stato confermato che eravamo negativi, la cosa che ci ha immediatamente sorpreso è che anche mia madre fosse risultata negativa. Così si è insinuato il dubbio, qualcosa non tornava, d’altronde mia madre non avevamo mai avuto neanche un piccolo sintomo”.

La 70enne infatti, che da sempre dubitava di avere il virus, ha voluto vederci chiaro, facendo un ulteriore approfondimento. Il giorno dopo l’esito del tampone della Asl si è recata in un laboratorio privato per effettuare il test sierologico, pagando altri 30 euro. Da questo è venuto fuori che la donna non aveva mai contratto il Covid, il sierologico, che stabilisce se nel tempo una persona ha contratto il virus, ha dato esito negativo. “Mia madre è andata su tutto e furie – spiega la figlia – tanto spavento e tanti disagi per nulla, compreso il rinvio dell’intervento che ora non vuol più fare, almeno per il momento. Una volta avuto l’esito abbiamo chiamato la Clinica Salus ma non ci è stato dato nessun chiarimento. Solo qualche tentennamento. Mia madre ha ricordato che nello stesso giorno che aveva fatto lei il tampone c’era anche un’altra persona, e che questa aveva un nome simile  al suo. Non possiamo dire se ci sia stato uno scambio di persona, ma il dubbio, arrivati a questo punto, ammettiamo di averlo avuto”. La famiglia sta valutando di ricorrere ad un legale. “Abbiamo avuto paura – conclude la figlia del malcapitata– ci siamo chiusi in casa per dieci giorni, abbiamo rinviato tutte le nostre attività compresa la cresima di mio figlio, a questo si aggiunge i soldi spesi a tamponi. Fortunatamente non è accaduto nulla, e siamo contenti che mia madre non abbia mai avuto il Covid, ma quello che è accaduto è paradossale. Abbiamo rifatto due volte il tampone, una volta a spese nostre e l’altra a spese della sanità pubblica. Anche questo ci dispiace molto. Tutto questo infatti si sarebbe potuto evitare, lasciando ad altri l’opportunità dei test in questo difficile momento dove anche dieci tamponi in più fanno la differenze nei laboratori in affanno”.

Lucia Portolano

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