INTERVENTO/L’allarme lanciato con abbondante anticipo dai costruttori italiani dell’ANCE purtroppo non è servito ad evitare il peggio ed oggi il paese rischia una crisi senza precedenti, determinata dal blocco totale di tutti i cantieri. Il dato di partenza è quello del caro-materiali, a cui il Governo nazionale non ha saputo far fronte con provvedimenti in grado di offrire soluzioni praticabili alle stazioni appaltanti (enti pubblici). Provvedimenti, peraltro, auspicati anche dall’ANAC (Autorità Nazionale anticorruzione) per venir fuori da una situazione di blocco totale del settore edilizio.
Attualmente, infatti, ci si trova di fronte alla possibilità di scegliere se alimentare la “posta improduttiva” (costituita dai ‘fermo-cantiere’, dal ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, dall’aumento dei percettori del reddito di cittadinanza e dalla mancata fruizione di opere pubbliche), con il conseguente fallimento del PNRR e di qualsiasi possibilità di ripresa produttiva ed occupazionale del paese, oppure se far lievitare la “posta produttiva” (riduzione delle opere da realizzare per rientrare nelle somme stanziate e disponibili oppure – ancora meglio – evitare fermi di cantiere e proseguire i lavori con la presa d’atto della variata distribuzione della spesa per gli straordinari aumenti delle materie prime, attivando ogni mezzo possibile per reperire nuovi finanziamenti) rappresentata da ciò che ANCE dice da tempo e che comincia a prendere piede grazie al coraggio di qualche amministratore locale.
Il riferimento, in particolare, è a quanto deliberato dall’Amministrazione Comunale di Cavriana (Mantova) grazie ad una proficua interlocuzione con il consorzio aggiudicatario di quell’appalto.
Puntare con decisione sulla “posta produttiva”, pertanto, rappresenta senza dubbio la più credibile via d’uscita per la crisi in atto.
Ma, come già detto, il Governo deve fare la sua parte attraverso gli ormai irrinviabili interventi normativi, prevedendo un meccanismo di revisione prezzi alla francese, con la possibilità di reperire risorse pure attraverso lo stralcio di opere (e quindi non aumentando la spesa).
Il tutto, anche per gli appalti in corso e quindi cogliendo la straordinarietà della situazione.
La politica, insomma, deve riappropriarsi del suo ruolo, tutelando gli interessi collettivi del paese ma senza sottovalutare problemi solo apparentemente confinati in un comparto, come adesso appaiono quelli dell’edilizia.
E deve fare la sua parte anche la Regione, visto che il prezziario della Puglia è fermo addirittura al 2019, cioè un mondo completamente differente da quello attuale. Apprendiamo che l’adeguamento a cui si sta pensando consisterebbe in una percentuale tra il 7 e il 9%. Si tratta di cifre irrisorie che non risolvono in alcun modo il problema.
Insomma, in assenza di interventi immediati, l’alternativa è il sostanziale fallimento del PNRR, che si concretizza nella mancata realizzazione delle opere pubbliche ed in un arretramento del paese per effetto dei ritardi nella sua infrastrutturazione.
Angelo Contessa – ANCE Brindisi
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