Carciofini sott’olio con falso marchio “made in Puglia” e carne surgelata scaduta, nei guai commercianti e ristoranti

BRINDISI- Carciofini, funghetti e melanzane sott’olio e sott’aceto  che riportavano il marchio made in Puglia ma che di pugliese non avevano proprio nulla. Prodotti in Egitto, Cina e in Polonia per essere smerciati in Italia sotto falsa etichetta. Non solo molti prodotti erano anche in cattivo stato di conservazione. I militari del corpo forestale  ne hanno sequestrato oltre sessanta tonnellate denunciando 6 persone in tutta la Puglia. L’operazione condotta a largo raggio è stata denominata ‘Natale a tavola 2014’

Gli illeciti più gravi sono emersi durante controlli compiuti a Terlizzi, Andria, Bari e Brindisi con le relative denunce di rappresentanti legali di aziende e titolari di esercizi commerciali. Durante l’operazione, che ha riguardato gli ultimi 20 giorni, sono state elevate sanzioni per 40mila euro.

Nelle province di Bari e Brindisi sono stati scoperti prodotti sott’olio e sott’aceto in pessimo stato di conservazione, riposti in recipienti di plastica e pronti per essere lavorati.

Gli uomini del Corpo forestale hanno, inoltre, sequestrato a Terlizzi 400 prosciutti, a deposito almeno da 40 giorni, in un locale senza celle frigorifere e dove era prevista la vendita di fiori. Prodotti presentati come «senza glutine», con salumi coperti da muffe evidenti, a deposito in cartoni lasciati per terra. Tra le altre frodi scoperte, quella della commercializzazione a Trani di un finto provolone Dop lavorato e colorato perchè sembrasse di pregio e la presenza di carne surgelata scaduta nei frigoriferi di tre importanti ristoranti di Brindisi e Taranto.

Foto di repertorio

BrindisiOggi

1 Commento

  1. In passato, a fronte di determinati fatti di cronaca, si sono “sbattuti” in prima pagina nomi e cognomi e foto degli inquisiti, fedeli al motto “sbatti il mostro in prima pagina”. Nel caso di ristoranti, supermercati e depositi alimentari in cui vengono trovati cibi avariati e scaduti, tutto sottosilenzio. Non vengono pubblicati i nomi, le ragioni sociali, le marche di prodotti e via discorrendo. Come mai due pesi e due misure? Forse le lobby e le associazioni di categoria a cui fanno capo ristoratori, commercianti e dintorni, sono così potenti da far intervenire la politica affinché chi indaga non fornisca i loro nomi alla stampa? Eppure nel secondo caso siamo dinanzi a circostanze che potrebbero portare all’avvelenamento di persone innocenti. Perchè questo comportamento omertoso da parte delle cosiddette “istituzioni”? Due pesi e due misure: classico della repubblica delle banane.

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