BRINDISI – «Ho ascoltato un’intervista rilasciata dal direttore generale, Paola Ciannamea – prosegue – Il dirigente, al giornalista che le chiede cosa farà se gli ospedali dovessero avere bisogno di sangue, risponde con un “Lo compreremo altrove” che si commenta da sé. Perché andare a rivolgersi altrove quando si ha in casa tutto il necessario?». Va giù duro, Sergio Zezza, presidente provinciale Avis facente funzione, che non risparmia nulla alla dirigenza dell’Asl di Brindisi, durante la conferenza stampa tenutasi presso la sede dell’associazione, nei locali dell’ex ospedale Antonino di Summa, a Brindisi.
L’incontro coi media è avvenuto a margine della riunione, oggi pomeriggio, del “comitato del buon uso del sangue”, formato dai vertici Asl, dalle associazioni che operano nello stesso settore e dai medici dirigenti delle unità operative. «Abbiamo esposto il nostro pensiero alla dirigenza dell’azienda – spiega Pino Coffa, vicepresidente provinciale – Abbiamo ricordato alla dottoressa Graziella Di Bella, il direttore sanitario dell’Asl, che la convenzione che abbiamo siglato due anni fa ci è stata imposta da loro perché non avevano il personale e le risorse necessarie a portare avanti le raccolte. In più, ho ricordato a tutti che l’Avis raccoglie il sangue secondo le direttive del centro trasfusionale del Perrino che pianifica il fabbisogno settimanale del farmaco che noi, con i nostri appuntamenti domenicali, cerchiamo di coprire». Lo j’accuse nei confronti dell’Asl, insomma, è durissimo. «Per inquadrare al meglio il problema – argomenta Sergio Zezza, presidente provinciale Avis facente funzione – bisogna sapere che il nostro apporto in termini di sacche di sangue annuali al centro trasfusionale si traduce in oltre 12mila sacche, di cui ben 9300 provengono dalle donazioni domenicali che l’azienda sta cercando di eliminare».
La questione è la seguente: con la convenzione che era in vigore fino al 23 aprile scorso, l’Avis organizzava autonomamente, seguendo le indicazione del Cto, le raccolte itineranti nei vari paesi, dando appuntamento ai donatori alla domenica per venire incontro alle esigenze lavorative di chi, materialmente, fornisce il sangue che riempie i frigoriferi delle strutture. Ora che il Crat, il comitato regionale per le attività trasfusionali, ha revocato questa convenzione, il pallino dell’organizzazione passa nuovamente all’Asl che ha pensieri diversi sulle modalità con cui le raccolte vanno organizzate. «Spalmare durante la settimana gli incontri per le donazioni – prosegue Zezza – non è una cosa fattibile ancor più perché dal primo gennaio 2015 si potrà donare il sangue solo nelle strutture Asl che sono aperte al pubblico fino a sabato pomeriggio. A questo punto: la domenica no per i motivi che sappiamo, durante la settimana neanche perché le strutture servono alle attività cui sono deputate, va a finire che concentreranno le raccolte in pochi minuti, in maniera del tutto estemporanea, pretendendo da noi di riversare i volontari in quel poco tempo utile. Una gestione così miope di un aspetto così importante non può non chiamarsi malasanità. In questo contesto, si aggiunge l’assenza dell’assessore regionale alle politiche della salute, Elena Gentile, evidentemente in altre faccende affaccendata, con le elezioni europee alle porte». L’ultima chiosa è dedicata al paventato acquisto di un’autoemoteca da parte dell’Asl con fondi europei. «L’autoemoteca? Mi sa tanto di specchietto per le allodole per sviare dalle difficoltà in cui ci si trova. Scommetto che ci arriviamo prima noi, ad acquistarla».
Oggi stesso è arrivato anche il commento sulla vicenda di Maurizio Friolo, vicepresidente della III Commissione Sanità della Regione Puglia. «Mentre l’immagine sorridente dell’assessore alle politiche della salute, Elena Gentile, dilaga sui manifesti elettorali per le europee, in provincia di Brindisi, e presto in tutta la Puglia, purtroppo motivi per sorridere non ce sono e non ce ne saranno». Friolo attacca l’operato dell’assessorato regionale su tutto il territorio pugliese. «Il blocco delle raccolte annunciato dall’Avis, che altrove si verifica da tempo, ha un triplice, disastroso effetto: l’isolamento dei centri della provincia rispetto ai capoluoghi, la mortificazione di tanti donatori; la vanificazione di campagne mirate alla sensibilizzazione, alla cultura e allo spirito del volontariato e, infine, un conseguente e preoccupante crollo del numero di sacche raccolte».
Maurizio Distante
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