BRINDISI- ( Da Il7 Magazine ) Canile sanitario a San Pancrazio Salentino, l’amministrazione comunale non rinnova la convenzione con l’associazione Oltas, operatori sul piede di guerra. Il Comune di San Pancrazio Salentino è uno dei pochi comuni virtuosi, insieme a Mesagne e Brindisi, ad avere un canile sanitario. Realizzato nel 2015 la struttura si presta al ricovero dei randagi che necessitano di cure mediche. I cani nel canile sanitario, secondo legge, possono stare fino a 60 giorni se non vengono adottati. Passati questi 60 giorni i cani non adottati devono spostarsi in un rifugio. In questo caso nella nostra provincia la struttura di riferimento è quella del canile comunale di Brindisi. Qualche settimana fa il sindaco di San Pancrazio, Edmondo Moscatelli, ha riscontrato una serie di anomali tali per cui non ha più rinnovato la convenzione con l’associazione di volontariato Oltas che per anni si è occupata della gestione del canile sanitario.
“Il nostro canile sanitario, operante da diversi anni, nasce sicuramente con nobili propositi di lotta al randagismo e per assicurare ai cani ivi ricoverati un giusto ed adeguato trattamento sanitario. Le sue prerogative sono: accoglienza dei cani, cura, profilassi, sterilizzazione e microchippatura- ha spiegato il sindaco Moscatelli- Terminate tali prassi, che per legge devono concludersi entro un massimo di 60 giorni, l’ospite canino deve essere trasferito in un canile rifugio o, su indicazione del sindaco e previo parere favorevole ASL, rimesso in libertà come cane di quartiere con polizza assicurativa. Il canile sanitario può essere gestito, sempre per legge, in modo diretto dall’Ente o dato in gestione con convenzione per alcune funzioni ad associazioni di volontariato”. Chiarita quella che dovrebbe essere la prassi il primo cittadino ha evidenziato una serie di situazioni nella struttura che si scontrerebbero con quelle che sono le disposizioni. In particolare Moscatelli spiega che: “Vi sono cani che soggiornano da diversi anni. Servizio ASL non conforme da quasi un anno con conseguente pregiudizievole mal funzionamento del servizio e con aggravio di ulteriori costi, che anche se non dovuti, sono stati comunque sopportati e coperti dal nostro Ente; L’ infermeria è in totale degrado, sporca e adibita a deposito; la gestione tramite associazione definitasi di “volontariato”, (la quale, solo negli ultimi 10 mesi ha percepito 15mila euro per convenzionamento e circa 6mila euro pagati per spese di clinica veterinaria, farmaci e profilassi, senza tener conto della sottoscrizione avviata dall’associazione stessa per cure, adozioni ecc.), che tra l’altro non da libero accesso al controllo delle autorità se non tramite la presenza del presidente dell’ associazione; inoltre sono state installate, all’insaputa dell’Ente e senza alcuna autorizzazione, telecamere a circuito chiuso all’ esterno”. Queste solo alcune delle contestazioni fatte dal sindaco all’associazione con la quale il rapporto di collaborazione si è interrotto alla data del 31 dicembre scorso. Di rimando i volontari della Oltas, regolarmente iscritta nell’albo comunale delle associazioni e nel Registro generale regionale delle associazioni di volontariato, respinge ogni accusa e spiega: “Dal 2019 abbiamo sottoscritto con il Comune di San Pancrazio Salentino regolare convenzione per la gestione del canile sanitario, per un importo annuo reale di 13.000 euro nella prima convenzione e di 15.000 euro nella successiva convenzione, a fronte di una media annua di 40/50 cani transitanti dalla struttura. La Oltas si è occupata della cura, alimentazione, pulizia e spese veterinarie dei cuccioli e di ulteriori servizi, fuori convenzione, quali le adozioni, il trasporto degli animali presso cliniche e adottanti, campagne di sensibilizzazione e sterilizzazione e di lotta al randagismo”. L’associazione, quindi, respinge le accuse ed aggiunge che proprio grazie al lavoro dei volontari che in questi anni il Comune di San Pancrazio è riuscito a risparmiare spese che altrimenti avrebbero gravato sul bilancio. “Quella del randagismo è una delle piaghe che da sempre affligge i piccoli paesi come il nostro e lei -spiegano i volontari rivolgendosi direttamente al sindaco Moscatelli- all’epoca dei fatti assessore al Bilancio, non può far finta di non ricordare che questo problema è stato quasi completamente risolto grazie al nostro operato. E non può far finta di non sapere quanto il nostro comune abbia risparmiato grazie alle adozioni da noi rese possibili nel corso degli anni. Siamo riusciti, infatti, a far adottare circa 60 cani l’anno, offrendo un’ opportunità di una vita dignitosa anche a quelli con gravi patologie che senza di noi sarebbero certamente morti”. Il fatto che poi i cani siano rimasti nella struttura più del dovuto i volontari lo spiegano con la possibilità di lasciare gli amici a quattro zampe in un luogo sicuro sino a ché c’era posto ed i box erano liberi. Sino ad una settimana fa nella struttura erano presenti sei cani che nei giorni scorsi sarebbero stati adottati, come riferisce lo stesso sindaco. Ma i volontari sostengono il contrario e dichiarano che gli amici a quattro zampe, seppur affidati, sarebbero ospiti in una struttura presso la Pineta di Sant’Antonio.
“Le intenzioni dell’Amministrazione Comunale, amante degli animali e sensibile al loro trattamento, sono sempre state quelle di ristabilire tutela e benessere dei cani mediante un corretto funzionamento del nostro canile sanitario, affinché sia una struttura adeguata e accogliente e non una discarica canina come oramai divenuto- dice Moscatelli- In ogni comune della provincia i costi dei ricoveri ai canili si sono dimezzati negli ultimi 10 anni tranne che nel nostro Comune, e le adozioni, pur avvenute come altrove, non hanno interessato, se non per sporadici casi, i nostri cani ricoverati nei canili. Abbiamo intenzione di ricostruire anagrafe canina e incentivare le adozioni con ulteriori risorse specie quelle riguardanti i nostri ricoveri nei canili. Le vere associazioni animaliste saranno nostro riferimento e con loro si programmerà cura, assistenza e tutto ciò che serve al benessere dei nostri piccoli amici. Oggi, in conseguenza dei fatti avvenuti, siamo costretti a procedere alla dislocazione dei cani nei luoghi previsti per legge e far rilevare eventuali responsabilità civili e penali, nessuna esclusa, dalle autorità competenti”. Lo scontro sul canile sanitario potrebbe finire in tribunale, l’associazione Oltas parla di un danno d’immagine ed i volontari sono profondamente rammaricati che il loro lavoro, fatto con grande passione ed umanità, in qualche modo non sia stato riconosciuto. “Lei, probabilmente, non ha la più pallida idea di quanto sia oneroso gestire un canile, nonostante sia stato assessore al Bilancio- controbattono i volontari- E non sa nemmeno che, spesso, noi abbiamo dovuto rimetterci di tasca nostra per far fronte al normale espletamento delle nostre mansioni. Noi siamo offesi e delusi di essere stati trattati da lei e dai suoi assessori come dei ladri. Non di meno siamo amareggiati e preoccupati per i “nostri” sei cani trattati come un problema burocratico da far sparire in fretta dal canile sanitario. Chi fa volontariato sa bene quanto sia delicato e lungo l’iter procedurale di un’adozione che non può essere affrontato in meno di una settimana, viste le necessità e le problematiche che un cane ha. I nostri cuccioli invece sono stati oggetto di un’adozione momentanea sin dall’origine, grazie ad una lucida e poco trasparente strategia politica. Cani che oggi sono stati condotti in una struttura di fortuna, sicuramente non confacente ai loro bisogni e alla loro salute. Di tutto questo e tanto altro riteniamo che lei debba rispondere non solo a noi ma a tutta la comunità”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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