BRINDISI- ‘Come dico a mio figlio che ora a Brindisi non si gioca più a calcio?’ starà pensando un padre che amava portare al Fanuzzi suo figlio, trasmettendogli la passione per la maglia con la V fin dai primi anni di vita.
Il calcio a Brindisi giunge nuovamente all’epilogo, forse il più brutto della sua storia.
I brindisini sono abituati ai fallimenti, troppe volte infatti negli ultimi anni si è dovuti ripartire da zero, staccando la spina alla più grande passione di migliaia di tifosi. Brindisi Sport, Football Brindisi e Città di Brindisi sono le tre più recenti vittime di uno sporco gioco di chi in questa città ha solo voluto portare avanti i suoi interessi, da veri forestieri.
Ma ciò che questa volta è accaduto fa più male delle altre volte: Flora seduce la città sulla Scalinata Virgilio con quella presentazione in grande stile e poi la abbandona pochissimi mesi dopo in preda al caos, sgretolando una squadra forte, ma non prima di aver gettato il massimo sodalizio calcistico cittadino in uno dei più brutti scandali sportivi: il calcioscommesse. Perché con l’inchiesta Dirty Soccer della Procura di Catanzaro sono emersi troppi dettagli che non fanno altro che sottolineare quanto pessima sia stata la gestione dell’ormai ex patron biancoazzurro, che ha inoltre lasciato come eredità un pesantissimo debito di 300.000 euro.
Ieri, con la rinuncia da parte del sindaco alla richiesta di un posto in Eccellenza, si è arrivati un’altra volta alla fine, sancendo di fatto la morte del calcio a Brindisi. È segnato ormai il destino della S.S.D. Città di Brindisi Calcio, destinato ad un fallimento fortemente voluto da ogni interprete di questo triste e vergognoso gioco delle parti: e così, una tifoseria importante e storica dovrà nuovamente vivere la perdita del proprio amore (sempre in senso calcistico, ovviamente).
Che ne sarà di tutti gli storici tifosi della maglia con la V? Sono tantissimi i post su Facebook indirizzati a questo triste fallimento, da Vincenzo Giunta (che soffre nel non poter più portare suo figlio di 7 anni allo stadio a urlare per un gol del Brindisi) a ogni singolo membro della Curva Sud, e di tutti i veri appassionati. Arrivano messaggi di solidarietà anche da altre importanti piazze che in questi anni hanno affrontato i biancoazzurri: la pagina ‘Noi che amiamo e tifiamo il Taranto FC’ sottolinea quanto triste sia per la Puglia, ma anche per l’Italia intera, veder morire una società così seguita nonostante tutto quello che i tifosi hanno passato, e augura a tutta la città un pronto ritorno nel calcio che conta, per vivere magari un altro grande derby come quello visto allo Iacovone nella passata stagione, con uno stadio strapieno per una partita tra i Dilettanti.
Chissà cosa starà pensando il commendator Fanuzzi dall’alto a vedere sgretolato tutto il suo lavoro di tanti anni fa, che aveva portato alla Serie B e al massimo splendore calcistico di questa città: dopo la sua morte, poi, solo tristi delusioni per tutti i tifosi.
Ora che ne sarà del calcio a Brindisi? Siamo al 2 settembre e ancora nessuno sa come, quando e da dove ripartire. Forse l’incubo più grande per tutti sarebbe davvero vivere un anno senza V, incubo che però, purtroppo, potrebbe davvero materializzarsi in realtà. Triste realtà, perché non iscriversi a nessun campionato, per un capoluogo di provincia con quasi 100.000 abitanti sarebbe un’offesa grandissima. Impossibile che davvero in questa città non si possa far calcio: forse la verità è che nessuno vuole farlo, prendendo in giro e illudendo tutta la piazza. Eppure non sembra difficile: quante piccole città in questi anni hanno raggiunto la Serie A o la Serie B (senza magari avere uno stadio a norma in cui disputare queste categorie)? Addirittura alcune province di Brindisi, svolgendo un gran lavoro, saranno in Serie D (Francavilla Fontana) e in Eccellenza (Mesagne).
Dal diario di una fine annunciata, i medici staccano la spina a questo Brindisi: e tutti intorno, a morire insieme a questa squadra, ci sono i tifosi: abituati, forse si, ma mai troppo nel veder spegnere la loro più grande passione. Dove correrà ora la nostra amata V?
Antonio Solazzo
Caro lucio, fai cosi vai dai giostrai e digli che non possono montare le giostre perché a brindisi in tanti hanno perso il posto di lavoro. Poi vai nei centri commerciali e obbliga la gente a spendere max 20 euro a testa per solidarietà per chi non ha soldi. Poi vai nei negozi di abbigliamento e chiedi se possono abbassare le saracinesche perché gli abiti non riempiono la pancia. Blocca i festeggiamenti per i santi patroni, troppi soldi spesi inutilmente e continua con altre iniziative del genere. Appena finisci ricordati di staccare la tua spina..
Caro Antonio, non hai per nulla capito lo spirito del mio commento. Non fa nulla. Tu la spina non c’è bisogno che la stacchi: precedentemente si vede che non aveva alcun utenza da alimentare dall’altro capo del filo.
Sono molto triste per l’epilogo del brindisi calcio, io che ho vissuto dal vivo gli anni più belli del calcio delle promozioni negli anni 60-70 dove i giocatori di allora sono rimasti nei cuori dei Brindisini. Ma non è accettabile che per rimanere nello sport si praticano truffe e quant’altro, allora meglio scomparire. L’attaccamento a quei colori e a quei protagonisti nasceva proprio dalla consapevolezza che i risultati erano frutto delle capacità, della serietà e dei sacrifici di tutti i protagonisti dirigenza in primis.
I miei idoli erano Cantarelli e Cremaschi, due protagonisti così diversi ma che riassumevano lo spirito di quella, ai miei occhi, meravigliosa squadra.
Per prima cosa vorrei ribadire che quando gli amministratori sono disonesti dovrebbero finire in prigione, senza psssare da casa. Ma la città non dovrebbe perdere il titolo sportivo. Spesso, presidenti senza scrupoli, giocano sulla proprietà del cartellino dei giocatori, rifilando alla società sportivs i bidoni e tenendo per sé quelli promettenti e redditizi e poi lucrare sulla venfita. Ovviamente la società finisce presto in bancarotta. Detto questo, bisogna riconoscere che senza un nutrito seguito di tifosi non si va da nessuna parte. E il Brindisi, mediamente, non veniva seguito da più di 500 tifosi.
Come dice a suo figlio perché a Brindisi non faranno più ( per ora) le partite di pallone? Ah, si? E allora faccia una cosa: pensi a quei tanti papà brindisini ( tanto per circoscrivere la zona) che non sanno come dire ai loro figli che hanno perso il lavoro perché l’azienda ha chiuso e che quindi da ora in poi dovranno spaccare il centesimo per un tozzo di pane. Oppure pensi a quei padri ( e madri) che devono dire ai loro figli ” carissimi, qui a Brindisi non c’è lavoro, dovete fare la valigia ed emigrare e chissà dove andrete e cosa riuscirete a fare, e chissà quando e dove ci rivedremo”.I medici hanno staccato la spina a questo Brindisi, come si legge nell’articolo? Ah, si: mi sa che da tanto tempo la spina al proprio cervello l’hanno staccata in tanti qui a Brindisi…….