Bullismo su Whatsapp: “Non fate usare ai bambini sino a 15anni”

LATIANO – Cyberbullismo tra bambini e adolescenti, Tiziana Rizzo, presidente nazionale Inamef (Istituto Nazionale in Mediazione Familiare e Penale) lancia l’allarme: “Genitori fate attenzione, sugli smartphone dei vostri figli non installate gli strumenti come Whatsapp, instagram, e facebook prima dei 15anni”.

Secondo la pedagogista latianese, nonchè assessore all’Istruzione del Comune di Latiano, si sta andando incontro ad un importante disagio psicologico che sfocia in forme gravi di manipolazione e bullismo che si sta diffondendo e radicando tra i bambini dagli 8 anni in sù l’accettazione, la comunicazione distorta, offensiva, denigratoria dei gruppi whatsapp.

Il presidente Inamef Tiziana Rizzo

“Comprendo – scrive Rizzo – che non possiamo tornare indietro, non possiamo vietare l’uso del cellulare ai bambini, il cellulare è entrato ormai nella nostra cultura, solo che se del cellulare se ne fa un uso improprio in quanto non vengono messe in atto campagne di sensibilizzazione,educazione, e di buon uso, che devono partire dalle famiglie, dalle scuole, dai media, se non si spiega ai ragazzi e ai genitori che wp, fb, instagram possono diventare un boomerang se usati impropriamente, davvero i nostri ragazzi saranno in serio pericolo”.

L’appello che lancia la presidente Inemef è rivolto ai genitori di figli minorenni ed è quello di non fare installare questi strumenti di comunicazioni distorte finchè non abbiano compiuto i 15 anni di età.

“Il mio allarme nasce – scrive – dopo aver ascoltato diversi adolescenti che hanno subito violenze psicologiche all’interno dei gruppi whatsapp, dove all’interno di questi gruppi ci sono accuse, parolacce, minacce, denigrazioni”.

Nasce il branco dei virtuali che è  maschile e femminile, branco che dietro una tastiera si sente forte, libero di fare del male a danno totale della crescita e del benessere psico-fisico dei minori che subiscono violenze psicologiche.

“Non lasciamoli soli. I ragazzi hanno bisogno di guardarsi negli occhi per una sana comunicazione, di vedere le espressioni del viso, di sentire gli odori, hanno bisogno del confronto e dello scontro dialettico per creare empatia tra di loro. Comunicare dietro una fredda tastiera, senza guardarsi negli occhi, senza vedere le espressioni, senza condividere emozioni diseduca i nostri ragazzi alle emozioni, all’affettività creando loro la falsa illusione di sentirsi onnipotenti e quasi autorizzati a poter ferire i loro coetanei”.

“Noi adulti abbiamo il dovere di intervenire. Aiutiamo i nostri ragazzi a farli riscoprire la bellezza di un dialogo sano e responsabile dove il confronto diretto diventa l’arma vincente delle buone relazioni. E’ mia intenzione rivolgermi al garante nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza. Impegnamoci tutti, professionisti, famiglie, scuole, a restituire ai nostri ragazzi l’innocenza, la purezza, la bellezza di una fase della vita che è forse la più bella e la più sofferta. Stiamogli accanto” conclude la pedagogista.

Mar.De.Mi.

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