BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Brodo caldo anche l’estate e celle piccole senza finestra, Andrea racconta come si vive in carcere e si lamenta di essere stato punito con quindici giorni di isolamento per una forbicina. Andrea Ostuni, 33 anni di Brindisi, è detenuto nel carcere Borgo San Nicola di Lecce, il suo è un grido di aiuto e di denuncia affinchè qualcuno possa intervenire ad aiutarlo ad ottenere il trasferimento nella casa circondariale di Brindisi. Il giovane che sta scontando una pena di otto anni per rapina lamenta una serie di disagi che racconta in una lettera affidata alla madre. “Sono un detenuto ristretto nel carcere di Lecce, casa circondariale Borgo San Nicola, vi scrivo questa lettera e vorrei che la possiate pubblicare. Potete mettere il mittente , acconsento”. Comincia così la missiva scritta a stampatello su di un foglio a righe datato il 14 giugno 2021. Andrea non ha paura di raccontare la sua storia, sa bene di aver sbagliato e di dover pagare i suoi errori ma quello che lui chiede è un trattamento adeguato. Il giovane affida la sua lettera alla madre durante una visita in carcere perché ha timore che se la spedisse non arrivi a destinazione. Quando scrive queste righe il suo avvocato non sa nulla ma lui ritiene che le sue parole siano sufficienti a smuovere le coscienze. “Sono un detenuto che ha commesso molti errori, devo ammetterlo- scrive Andrea- ma purtroppo qui la realtà è tutta diversa”. A questo punto il ragazzo comincia a raccontare l’ultimo episodio di cui è stato protagonista e che gli è costato quindici giorni di isolamento. “Poco tempo fa mi trovavo in isolamento, avevo subito l’ennesima ingiustizia- racconta- Vi spiego, tramite una perquisizione nella mia cella R1 2^ sezione , stanza 19, sono stati trovati dei tasselli che gli agenti stessi avevano messo sul muro del bagno per appendere i cestini e mettere i detersivi. Poi è stata trovava una forbicetta Chicco, come quelle che si usano per i bambini, avete presente? Per questo inconveniente , per di più consentito dal penitenziario sono stato punito con 15 giorni di isolamento. Ora carissimi lettori vi chiedo se questo non è calpestare la dignità di un detenuto. Ora mi trovo nella sezione punitiva senza aver commesso nulla e come me ci sono altri detenuti e non abbiamo la possibilità di fare nulla, un corso di teatro, un corso di falegnameria”. Andrea è consapevole delle restrizioni a cui deve sottostare ma al tempo stesso chiede anche di avere una seconda possibilità. “Io credo che chi ha davvero bisogno va sempre aiutato- scrive- in questa sezione ci danno la possibilità di fare due ore d’aria e di fare solo una doccia al giorno, potete solo immaginare in quali condizioni stiamo”. Poi descrive anche le celle che a suo dire sono troppo piccole. “Abbiamo una cella di due metri quadri, compreso il bagnetto di circa un metro senza una finestra di aspirazione e ne una ventola, capite? Non abbiamo acqua calda per riscaldarci l’inverno- aggiunge- per non parlare del vitto giornaliero che anche nel mese di maggio, giugno, luglio, agosto passano sempre brodo caldo e cucinato davvero molto male”. Andrea Ostuni nella sua lunga lettera descrive con cura gli ambienti ed in particolare la sezione R1 dove è attualmente detenuto. “La sezione R1 è completamente distrutta , c’è muffa, piove nelle celle di pernottamento, ci sono scarafaggi e ragni- racconta- insomma che die , l’acqua della doccia è completamente gialla , color ruggine. I passeggi dove facciamo l’ora d’aria è completamente sporca di escrementi di piccioni che sappiamo portano solo malattie”. La famiglia di Andrea è molto preoccupata, la madre consegnando la lettera del figlio ha detto: “Ha sbagliato e deve pagare i suoi errori. Ma bisogna anche tenere conto delle sue condizioni. Mio figlio da tempo chiede di essere trasferito. Forse così starebbe più tranquillo”. La madre riferisce che il ragazzo ha presentato più volte la richiesta di trasferimento ma che non è stata mai accolta. “Io credo solo questo- scrive, ancora, Andrea- che qui tutti noi siamo uguali e vogliamo scontare la nostra pena perché è giusto che sia così”.
La scorsa settimana proprio nella casa circondariale Borgo San Nicola a Lecce c’è stata una protesta da parte dei detenuti. Nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 giugno i detenuti dalle loro celle hanno cominciato ad urlare ed a battere utensili contro le inferriate per fare rumore. La protesta è stata ripresa ed il video messo in rete. Nel video si sente chiaramente che i detenuti gridano : “Acqua”. Nella casa circondariale mancava l’acqua da mercoledì quando, a causa di un problema nell’erogazione dell’energia elettrica, le vasche di accumulo dell’acqua, non più alimentate, si erano completamente svuotate determinando l’interruzione anche dell’erogazione dell’acqua. L’emergenza è rientrata la mattina del 25 giugno. A comunicarlo la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della città di Lecce, Maria Mancarella, che ha poi effettuato una visita sul posto. “Dagli incontri avuti con il dirigente Pasquale Somma, che sostituisce il Comandante, e con la direttrice, Valentina Meo Evoli, ho potuto appurare che al momento la situazione sembra essere tornata alla normalità. Il tutto è cominciato mercoledì: a causa di un guasto, preceduto da un breve black out verificatosi martedì, Enel ha interrotto l’erogazione della corrente elettrica non solo nel carcere ma in tutta la zona. L’emergenza generata dalla mancanza della luce è stata in un primo momento affrontata attraverso il ricorso al generatore che purtroppo, probabilmente a causa del sovraccarico, si è bloccato nella mattinata di giovedì. Nel pomeriggio la direzione ha provveduto all’affitto di un generatore di supporto per consentire la riparazione di quello in dotazione al carcere. Alle 18 la situazione sembrava risolta. Intorno alle 20 Enel ha interrotto improvvisamente l’erogazione, questa volta solo nell’area del carcere, generando una situazione gravissima poiché, nel frattempo, le vasche di accumulo si erano completamente svuotate. La Direzione si riserva di verificare le responsabilità di questa interruzione. La preoccupazione e il grave disagio generato hanno dato vita a proteste da parte di detenuti in alcune sezioni, appena contenute dall’intervento degli agenti che, utilizzando l’acqua degli idranti, hanno riempito alcuni secchi da utilizzare per le emergenze. Sin dalla prima mattinata di venerdì, la direttrice e il comandante hanno incontrato le delegazioni di detenuti di tutte le sezioni per dar loro conto della situazione e comunicare che, per un paio di giorni, nelle ore del passeggio, l’erogazione dell’acqua sarà sospesa per dar modo alle vasche di riempirsi nuovamente. La direzione ha, inoltre, acquistato scorte di acqua in bottiglia per venire incontro a tutte le esigenze”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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