“Brindisi sacrificata alla ragion di Stato”

INTERVENTO- Come ci fosse ancora bisogno di chiarezza, di recente 30 parlamentari del PD hanno presentato alla Camera dei Deputati un’interpellanza urgente (ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico) inerente l’inquinamento ambientale a Brindisi ed i conseguenti danni sanitari arrecati.

“Già lo studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità ha portato alla luce quanto l’inquinamento possa danneggiare la vita delle persone analizzando ben 37 siti inquinati.”

Ovviamente, in discussione è l’industria pesante presente a Brindisi, il primo sito inquinato d’Italia e quello in cui, lo dice l’Agenzia Europea Ambientale, si procurano, appunto, i maggiori danni sanitari (almeno 500 milioni di € l’anno).

Basterebbe leggere il relativo Report di due anni fa per capire di che luogo stiamo parlando. Basterebbe inoltre che, semplicemente, il Governo rendesse pubblici, come suggerisce l’Europa, tutti i verbali delle riunioni effettuate al Ministero per il SIN di Brindisi. Basterebbe altresì che lo Stato pubblicasse tutte le transazioni stipulate con le grandi multinazionali gravanti su questa terra stuprata, invece di considerarli atti riservati di cui è bene non dare conoscenza.

“…il diniego dell’Amministrazione a fornire informazioni di dettaglio  sulle singole transazioni è dettato da motivi legati alla riservatezza degli atti sottoscritti…”

(riunione al Ministero del “Comitato di Indirizzo e Controllo” – febbraio 2012)

Insomma, basterebbe che lo Stato Italiano facesse lo Stato.

Il “Decreto del fare”, da qualcuno ridefinito “decreto del lasciar fare” è una Legge che farfuglia dell’annosa questione delle “falde inquinate” poetizzando sulle soluzioni a quanto è stato fatto all’Italia, in particolare a circa il 3% del territorio nazionale, gravemente inquinato e classificato nei Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche (“situazioni estreme da Priolo a Bussi, passando per Taranto, Brindisi, Brescia ecc.)”.

Ma riportiamo l’attenzione sul SIN di Brindisi, super inquinato a causa di uno dei reati ambientali più clamorosi del paese, l’Area Micorosa, 50 ettari di territorio in pieno “Parco Regionale le Saline di Punta della Contessa” in cui sono stati sversati, per decenni, rifiuti chimici di ogni tipo.

Da tempo, a parte le sviolinate normative, si attendono i fondi per risanare, risorse ridottesi progressivamente allo stretto necessario per la sola messa in sicurezza. E gli spiccioli raccattati dal Governo per Brindisi sono stati addirittura spostati in un altro salvadanaio. Una situazione paradossale perfettamente definita “il grande bluff” da un articolo del quotidiano on-line BrindisiOggi.

I soldi delle bonifiche per Brindisi? Svaniti nel nulla.

La conferma arriva dritta dal Ministero dell’Ambiente. Il 16 luglio scorso si è tenuta a Roma la conferenza dei servizi per l’area Sin di Brindisi, durante l’incontro è emerso che le somme versate dalle aziende del sito di Brindisi come atto transattivo con il Ministero, così come previsto dall’Accordo di Programma di dicembre 2007, sono state distratte ad altro uso… quasi 26 milioni di € che avevano una precisa destinazione d’uso

… quei soldi erano improvvisamente finiti nel fondo Letta, ed oggi sono stati utilizzati per altro.”

Attualmente, nel rinnovato (per così dire) Ministero, i cui giocatori sono ormai esperti nel puntare senza mai spendere un soldo, stanno pensando “realisticamente, … di implementare le attività dei pozzi di emungimento delle acque”. Un sistema (emungimento, depurazione e re-immissione in falda) che a detta degli esperti non sortirà bonifica se non decorsi decenni.

 “Danno sanitario” a parte, che la volenterosa Regione Puglia sta tentando di far riconoscere ai territori feriti, la realtà è ben chiara a tutti: Brindisi è stata sacrificata alla cosiddetta “ragione di Stato”, ed oggi l’irragionevole Stato non sente altrui ragioni.

Il fatto che lascia esterrefatti è che dell’Atto Transattivo da stipulare tra Stato ed ENI (Società partecipata e controllata dallo stesso Stato) non si abbia notizia.

“A Priolo, Brindisi, Pieve Vergonte, Napoli orientale, Cengio, Crotone, Mantova, Porto Torres, Gela: 9 città indicate dalla Transazione Globale. … Secondo stime prudenti, per bonificare a dovere i nove siti inquinati ci vorrebbero almeno 5/6 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 10/12 miliardi di eventuali danni.

Mega contratto che ENI e Ministero dell’Ambiente stanno discutendo da un anno. Un accordo per buttarsi il passato alle spalle, cancellare i contenziosi civili in cambio di qualche bonifica, e tornare amici come prima.

Tutte le pendenze verrebbero chiuse con meno di un decimo dei danni reali.”  

(da l’Espresso-Repubblica, 11 ottobre 2011)

Il fatto che lascia basiti, increduli e incuriositi, è che, per esempio, l’Atto Transattivo dell’agosto 2010 stipulato tra Stato ed ENEL (Società, come l’ENI, partecipata e controllata dallo stesso Stato), stabilisce di assegnare  quasi 6 milioni di euro all’Avvocatura dello Stato di Lecce. Nozione appresa da un Dossier di Legambiente presentato nel febbraio 2013.

“€ 5.799.841 per oneri e competenze spettanti all’Avvocatura dello Stato di Lecce …i restanti 30 milioni da pagare in 9 rate senza interessi”

“corresponsione in favore del Ministero di un importo forfetario ed omnicomprensivo a soddisfazione della domanda risarcitoria coltivata”.

Si desume, per tanto, che non basta, e forse nemmeno serve, andare a sbattere i pugni sui tavoli romani. Il da farsi è sbatterli sui tavoli brindisini con le Società colpevoli del disastro ambientale in atto, per intenderci, le quattro sorelle individuate negli stessi verbali del Ministero dell’Ambiente.

“… Tema sulle modalità di ripartizione del danno ambientale… Secondo gli Enti locali … (Comune, Provincia, Autorità Portuale)… i criteri… dovrebbero risultare più penalizzanti per quelle Aziende  che negli anni hanno determinato la maggiore compromissione ambientale nell’area, ovvero ENEL, EDIPOWER, SANOFI-AVENTIS ed il PETROLCHIMICO.”

(riunione al Ministero del “Comitato di Indirizzo e Controllo” – maggio 2009)

Si deve parlare qui, obbligando lo Stato a venire a vedere qui, a venire a trattare qui, a venire a collaborare, per forza, qui, con un territorio maltrattato e con una popolazione considerata da sempre, fino alla prova contraria, terzo mondo. Una terra del sud in cui i principi Costituzionali sono un optional.

art.32: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”

art.41: “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” 

Pierpaolo Petrosillo,blogger

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