INTERVENTO/ Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’associazione Brindisi e le Antiche Strade in merito al trasloco dei bronzi del museo di Brindisi a Lecce in occasione dell’evacuazione per il disinnesco dell’ordigno.
“Come nella conoscenza di molti, la nostra Associazione, composta e sostenuta da professionisti del settore culturale, oltre che da persone animate da grande passione e sensibilità, si occupa con impegno della conoscenza e della valorizzazione in particolare del patrimonio della terra di Brindisi, porzione della nostra Puglia in cui la storia ha lasciato tracce generose e, per molti versi, uniche.
Sottoponiamo questa nostra avendo appreso solo in data odierna dalla stampa dello spostamento dei Bronzi di punta del Serrone dal Museo “F.Ribezzo” di Brindisi, interessato all’area a rischio individuata per l’ordigno bellico inesploso, alla sede della Soprintendenza di Lecce.
Sottoponiamo questa nostra avendo appreso solo in data odierna dalla stampa dello spostamento dei Bronzi di punta del Serrone dal Museo “F.Ribezzo” di Brindisi, interessato all’area a rischio individuata per l’ordigno bellico inesploso, alla sede della Soprintendenza di Lecce.
Non è certo nostra intenzione mettere in discussione l’iniziativa di tutela e prevenzione del rischio esercitata dalla competente Soprintendenza per beni archeologici di tale rilevanza e delicatezza: gli scopritori e coloro che ci aiutarono, Il primo di essi fu, il Comandante dei Carabinieri di allora Dott. Luigi Robusto, attualmente Generale del Corpo dell’Arma dei Carabinieri, scopritore del “Piede” l’intera Città di Brindisi, la Soprintendenza Archeologica per la Puglia, Dott. Giuseppe Andreassi, il gruppo subacqueo di archeologia del Ministero dei Beni ed Attività Culturali Dott. Mocchegiani, la Direzione Archeologica del Museo “F.Ribezzo”, Dott.sa Angela Marinazzo, Il Presidente della Provincia di Brindisi del 1992, Dott. Gino De Michele, La responsabile del Restauro dei Bronzi di brindisi, Dott. Giovanna Di Palma e, sia permesso a chi firma questa nota, l’impresa “F.lli Barretta” che, per puro mecenatismo, seguì tutte le operazioni dal recupero al restauro dei reperti ricordano bene l’emozione di quei giorni del 1992 e la gioia di condividere una storia tanto importante che il mare aveva restituito e che meritava di essere conosciuta in tutto il mondo. Tuttavia, sarà pure consentito alla nostra Associazione interpretare alcune perplessità e dare voce a quesiti manifestati e formulati anche da diversi esponenti della cultura -locali e non – circa le modalità con cui si è proceduto a proteggere i “bronzi brindisini”.
Intanto sarebbe stato utile a nostro parere e, aggiungiamo, meritorio da parte della Soprintendenza Archeologia della Puglia informare in tempo i brindisini circa la “sorte” prevista per i bronzi, senza affidare ad un freddo comunicato stampa dell’ultim’ora notizie che peraltro non sono attive né sul sito dello stesso Istituto, né su quello della Regione Puglia o del Museo ex Provinciale di Brindisi. Le sentite parole contenute nella nota diffusa tardivamente dal Soprintendente sarebbero state sicuramente maggiormente comprese e apprezzate, se spiegate e divulgate con tempi più distesi. In più, sarebbe stato senz’altro informato a maggiore trasparenza procedurale spiegare perché l’intervento di protezione non poteva essere realizzato in loco, far conoscere i requisiti e l’esperienza che hanno condotto all’individuazione della Ditta “Montenovi” (Impresa che, peraltro, appare di tutto rispetto e specializzazione proprio nel campo dei reperti bronzei), senza indugiare in dettagli tecnici, ma con l’intento di rassicurare tutti, magari notiziando pure sul coinvolgimento dell’Istituto Centrale per il Restauro (che sicuramente, sarà stato contattato già nel mese di novembre e che avrà indicato e prescritto soluzioni e modalità, ivi compresa la produzione di routinaria documentazione fotografica del pre e del post intervento) e su chi attenderà, quale direttore lavori, alle operazioni di movimentazione e di riallestimento sotto il vigile e competente occhio dei tecnici ministeriali. Infine, sarebbe stato giusto scrivere una data certa “sul biglietto di ritorno” di quelle che non sono semplici casse, ma scrigni di una memoria per cui non valgono né rassicurazioni, né le assicurazioni che saranno state stipulate ad hoc (e che, ci auguriamo, se pure necessarie non serviranno).
Certi che già per la settimana prossima i bronzi saranno ricollocati al loro posto per essere fruibili da tutti nella loro integrità quanto prima e, comunque, almeno prima del periodo natalizio in cui il Museo e tutta la Città di Brindisi prevedono ed aspettano maggiori presenze di pubblico, attendiamo fiduciosi risposte, magari rese in forma pubblica, a domande che riteniamo essere più che legittime, anche perché originate da un sentimento di affezione e di identità che l’emergere dalle acque dei reperti, possibile solo per uno sforzo comune tra attori pubblici e, come si è detto, per il rilevante e determinante intervento privato, ha rafforzato nell’immaginario in particolare dei cittadini brindisini, da sempre legato imprescindibilmente al mare”.
Intanto sarebbe stato utile a nostro parere e, aggiungiamo, meritorio da parte della Soprintendenza Archeologia della Puglia informare in tempo i brindisini circa la “sorte” prevista per i bronzi, senza affidare ad un freddo comunicato stampa dell’ultim’ora notizie che peraltro non sono attive né sul sito dello stesso Istituto, né su quello della Regione Puglia o del Museo ex Provinciale di Brindisi. Le sentite parole contenute nella nota diffusa tardivamente dal Soprintendente sarebbero state sicuramente maggiormente comprese e apprezzate, se spiegate e divulgate con tempi più distesi. In più, sarebbe stato senz’altro informato a maggiore trasparenza procedurale spiegare perché l’intervento di protezione non poteva essere realizzato in loco, far conoscere i requisiti e l’esperienza che hanno condotto all’individuazione della Ditta “Montenovi” (Impresa che, peraltro, appare di tutto rispetto e specializzazione proprio nel campo dei reperti bronzei), senza indugiare in dettagli tecnici, ma con l’intento di rassicurare tutti, magari notiziando pure sul coinvolgimento dell’Istituto Centrale per il Restauro (che sicuramente, sarà stato contattato già nel mese di novembre e che avrà indicato e prescritto soluzioni e modalità, ivi compresa la produzione di routinaria documentazione fotografica del pre e del post intervento) e su chi attenderà, quale direttore lavori, alle operazioni di movimentazione e di riallestimento sotto il vigile e competente occhio dei tecnici ministeriali. Infine, sarebbe stato giusto scrivere una data certa “sul biglietto di ritorno” di quelle che non sono semplici casse, ma scrigni di una memoria per cui non valgono né rassicurazioni, né le assicurazioni che saranno state stipulate ad hoc (e che, ci auguriamo, se pure necessarie non serviranno).
Certi che già per la settimana prossima i bronzi saranno ricollocati al loro posto per essere fruibili da tutti nella loro integrità quanto prima e, comunque, almeno prima del periodo natalizio in cui il Museo e tutta la Città di Brindisi prevedono ed aspettano maggiori presenze di pubblico, attendiamo fiduciosi risposte, magari rese in forma pubblica, a domande che riteniamo essere più che legittime, anche perché originate da un sentimento di affezione e di identità che l’emergere dalle acque dei reperti, possibile solo per uno sforzo comune tra attori pubblici e, come si è detto, per il rilevante e determinante intervento privato, ha rafforzato nell’immaginario in particolare dei cittadini brindisini, da sempre legato imprescindibilmente al mare”.
Non torneranno. Traslocare siffatte opere artistiche non è cosa di tutti i giorni. Infatti è necessario eseguire un imballo che non è proprio da oggetti da “souvenir de Brindisi”. La custodia viene eseguita da personale specializzato e il trasporto da aziende altamente qualificate (non è consigliabile usare il portapacchi della Panda). Una volta imballati non si è pensato di spostarli in un locale ben isolato all’interno del museo? Ovvero, non potevano farsi un giretto sul furgone, magari fino alla rotatoria di Lecce e tornare indietro? Del resto, si prevedeva la fine delle operazioni di disinnesco per le 15:00, anticipate poi alle 13:00. Ultima cosiderazione: i famosi 300 ammalati hanno ottenuto minor considerazione dei bronzi. A ragione? Qualcuno avrà pensato che, oltretutto, non erano nemmeno …giovani e forti (eppur morirono)!
Sono stati nominati tutti, tranne chi ha permesso realmente la scoperta. Da terra guardarono, amareggiati ed esclusi, i festeggiamenti sul rimorchiatore della ditta Barretta dove era raccolta la corte di nani e ballerine.