INTERVENTO/ Ci mancava l’incendio dell’autovettura del sindaco per completare il quadro, quello di una città violenta, in discesa, che sarebbe completamente da reinventare, agendo in tante direzioni.
Lavoro. Gli indici di disoccupazione, generale (18%) e giovanile (37%), sono più alti di quelli nazionali, già drammatici. L’industria è in crisi da decenni. I traffici portuali non decollano, anzi peggiorano. Le serrande di molti negozi sono state definitivamente abbassate. L’agricoltura è quella di sempre: tradizionale, frammentata, povera, con coltivazioni a scarso valore aggiunto. Il turismo stenta e non coglie appieno le sue reali potenzialità. La conseguenza di tutto ciò è mancanza di lavoro.
Salute e ambiente. I problemi maggiori non sono le periodiche sfiammate delle candele del cracking. Vaste aree nella zona industriale aspettano di essere risanate. Se ne parla, si scrive molto sull’argomento ma la situazione non cambia. La raccolta differenziata procede in città con difficoltà. La cultura ambientale non si diffonde. Rifiuti sono sparsi ovunque. Riguardo alla salute, meglio non aver bisogno delle strutture ospedaliere… L’assistenza domiciliare, quella per gli anziani e le persone inabili sono capitoli mai aperti, tutti da inventare .
Formazione. Le poche facoltà universitarie decentrate a Brindisi sono sempre in bilico tra sopravvivenza e rischio di estinzione. D’altro canto, con un mercato del lavoro che non assorbe neppure i giovani con la migliore formazione scolastica e universitaria e li costringe all’emigrazione, il mantenimento di alcuni corsi di laurea non particolarmente qualificati serve a poco. Anche la Cittadella della Ricerca, nata tanti anni fa per essere un importante motore dello sviluppo economico-sociale del territorio, si è rivelata sin dall’inizio un carrozzone politico, poi è fallita del tutto .
Urbanistica. “Brindisi città di mare”: era il suggestivo e forse ridondante slogan coniato dal sindaco Mimmo Mennitti. Indicava come priorità assoluta il pieno recupero e rilancio del patrimonio più importante della città: il porto. Ci sarà però da aspettare a lungo prima di realizzare questo sogno. Continueremo più facilmente ad assistere alle diatribe sulle funzioni ed il ruolo di comando nell’autorità portuale. Bisognerà pertanto accontentarsi della nuova pavimentazione e dell’abbellimento di un tratto del lungomare. Per il completamento dei lavori di rifacimento dell’intero anello portuale ci vorranno anni, forse decenni.
Pubblica Sicurezza. Andando di questo passo ,Brindisi rischia di riprecipitare nelle atmosfere degli anni più bui. Sono state smantellate le grandi organizzazioni malavitose ed il contrabbando, ma la criminalità è più frammentata e diffusa. Le cronache cittadine registrano quotidianamente rapine, minacce, ferimenti, incendi, traffici illegali, danneggiamenti del patrimonio pubblico e monumentale. E i responsabili raramente sono identificati e condannati. Agire tuttavia efficacemente in questa direzione non è responsabilità esclusiva del sindaco e della sua amministrazione.
Consiglio comunale. Sarebbe obiettivamente difficile per chiunque realizzare ambiziosi programmi di cambiamento con un consiglio comunale e una maggioranza in continuo mutamento, aggregazione, disintegrazione. Ci sono poi consiglieri comunali con una “ anzianità di servizio” superiore a trenta anni, protagonisti e testimoni inamovibili di tante grottesche vicende politico-amministrative. Per loro non esiste mandato “a tempo determinato”, non c’è precarietà, come per tanti giovani alla vana ricerca di un impiego. Hanno costruito nel tempo una clientela numerosa, fedele, che risponde sempre alle chiamate elettorali, ponendo un segno di croce sul loro nome.
Con tante carenze e problemi, gli amministratori, sindaco in testa, non possono che celebrare modesti risultati: l’abbellimento di un breve tratto del lungomare, la riapertura al traffico dei corsi principali, l’inaugurazione alcuni parchi cittadini, le iniziative festaiole addensate nel periodo estivo. Ma ci vorrebbe ben altro per trasformare Brindisi in una città moderna, produttiva, sicura. Invece di spendere tante ore in interviste televisive, per difendersi, ammonire, o celebrare, il sindaco Consales, accompagnato da un paio di assessori e altrettanti dirigenti tecnici comunali, dovrebbe girare per i quartieri della città, identificherebbe carenze e disservizi che con pochi mezzi e buona volontà potrebbero essere, almeno quelle, rapidamente eliminate. Per i problemi più complessi dovrebbe invece recarsi nelle città di piccole-medie dimensioni considerate eccellenti per i loro servizi, sistemi amministrativi e modelli organizzativi. Trarrebbe certamente utili spunti per trasferire alcune positive esperienze a Brindisi. Gli anglosassoni chiamano questa metodologia “ benchmarking”, osservare cioè e cercare di imitare, i migliori. Anche i sindaci di quelle città, quando perseguono il cambiamento, intendono modificare lo status quo, eliminare sprechi e inefficienze, si espongono a rischi personali, lo fanno con coraggio, tenacia, spiegando ai cittadini dove vogliono arrivare e perché intendono cambiare. Si circondano soprattutto di collaboratori onesti e preparati. Sono comunque pronti a tornare ai loro antichi mestieri, se i loro sforzi risultassero vani, senza attendere di essere sfiduciati e rimossi ..
Giuseppe Antonelli
A quando la tua candidatura? il mi voto è assicurato
Ricostruzione puntuale e saggia della situazione brindisina . E a dire che qualcuno vorrebbe rottamare tanta saggezza!!