INTERVENTO/A distanza di 23 anni dall’individuazione di “area” industriale e sito ad alto rischio ambientale, il Sito di Interesse Nazionale di Brindisi, perimetrato con decreto del Ministro dell’Ambiente il 10 gennaio 2000, da quel momento scatta l’obbligo alla caratterizzazione delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e falda freatica, per verificare la presenza di sostanze inquinanti e per la definizione delle tecniche di bonifica. L’attuazione delle Bonifiche in Italia è fallimentare. Nell’ultimo rapporto disponibile del Ministero della Transizione Ecologica, Giugno 2022, si riporta tra gli altri, lo stato delle procedure di bonifica a Brindisi per l’intero perimetro pari a 5851 ettari, la caratterizzazione è quasi ultimata, i progetti di messa in sicurezza/bonifica presentati e approvati comprendono solo 704 ettari per i suoli e 915 ettari per l’acqua di falda. Una parte di quelli già realizzati, sono delle aziende dell’area industriale e del petrolchimico, che dopo aver demolito gli impianti non più utilizzati, hanno effettuato le bonifiche. Nelle aree interne al Petrolchimico e nell’area di “Micorosa” le attività di bonifica e riqualificazione dei luoghi sono realizzate da Eni Rewind, società del gruppo Eni che opera nel campo del risanamento ambientale di siti petrolchimici, contaminati da precedenti attività produttive che gestisce, anche, l’impianto di Trattamento delle Acque di Falda del sito produttivo, per il suo riutilizzo in attività industriali, in un’ottica di economia circolare e per minimizzare i consumi idrici. Manca un progetto complessivo, per il trattamento dell’acqua di falda dell’intero SIN, di competenza Ministeriale prima dell’Ambiente poi della Transizione Ecologica. La situazione è estremamente articolata, a giudizio della FILCTEM CGIL, servirebbe attivare una Cabina di Regia dove effettuare una attenta riflessione tra Regione Puglia, Provincia di Brindisi, Comune capoluogo, Ministero, ARPA e ISPRA, per accelerare i progetti, le attività di bonifica e valutare la possibilità di ri-perimetrare il sito, declassando le vaste aree agricole comprese nel perimetro, mai utilizzate per attività industriali. Queste aree, previa verifica del grado e della tipologia delle contaminazioni riscontrate con le caratterizzazioni di suolo e falda, anche, per le ordinanze che ne impediscono l’uso a scopo agricolo, con un cambio di destinazione d’uso potrebbero essere riutilizzate per ospitare impianti di energia rinnovabile e favorire la produzione di idrogeno verde da impiegare nella zona industriale di Brindisi. L’idrogeno vettore essenziale per accelerare la transizione energetica e generare importanti benefici socio-economici e ambientali, per la decarbonizzazione di alcuni settori, quali ad esempio l’industria chimica altre attività industriali energivore, l’aviazione e il trasporto marittimo, dopo la fase di transizione a gas.
Antonio Frattini Segretario Generale FILCTEM CGIL Brindisi
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