Bobo Aprile a processo per difendere gli abitanti di Parco Bove: “Ed ora il sindaco si vanta anche”

BRINDISI – Mentre il 10 maggio finalmente dopo anni gli abitanti di Parco Bove avranno una casa e non vivranno più nelle baracche, il 12 maggio Roberto Aprile, segretario dei Cobas sarà a processo accusato di istigazione a delinquere, articolo 414 comma 1 parte prima con una pena prevista da uno a cinque anni , per una frase pronunciata durante una riunione del “Comitato degli abitanti di Parco Bove” con il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi svolta al Comune il 7 Luglio del 2020.

Nel comunicato dei Cobas si legge che “Roberto Aprile era stato chiamato dalle famiglie di Parco Bove lo scorso anno per dare loro una voce e  nominato dagli stessi portavoce del Comitato, non come afferma un solerte poliziotto nel processo  dove  lo considera un intruso nella riunione del 7 luglio 2020 al Comune di Brindisi. Alla posizione espressa dal Comune di Brindisi in quella riunione  di assegnare solo a 13 famiglie su 30 una casa  c’era stata una frase di Roberto Aprile in cui affermava simbolicamente   la volontà di resistere agli sfratti che si stavano programmando. Roberto Aprile  martedì 11 maggio  alle ore 10,00 sarà dal giudice della udienza preliminare ma non patteggerà nulla perché non  ha nessun motivo  per  patteggiare. Il responsabile Cobas è fiero di aver condotto una lotta vincente con delle chiare  linee guida della protesta fin dal primo momento ,che oggi sembrano essere invece  il fiore all’occhiello della Amministrazione: assegnare le case ai residenti di Parco Bove,radere al suolo Parco Bove dare nuova vita al quartiere Paradiso, cancellare una vergogna abitativa. Il Cobas ha sostenuto la lotta dei residenti di Parco Bove riuscendo a cancellare l’ultima vergogna di baracche esistenti nella nostra città , fatta di persone che si sono ammalate in quelle case fatiscenti, di una politica che li ha presi in giro per sessanta anni. La difesa degli ultimi per il Cobas e di chi lo rappresenta oggi è una storia che viene da lontano, dalle occupazione di case nel 1973 a Sant’Elia , dalla lotta delle baracche alla Corea del 1978 a quelle di oggi di Parco Bove. Non abbiamo nulla di cui rimproverarci , mentre c’è sempre qualcuno che cerca di trovare  il pelo nell’uovo nel tentativo  di bloccare le battaglie di civiltà….. ma i fiumi non si possono fermare”.

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