INTERVENTO/ Al netto della cronaca giudiziaria, che registrerà, o meno, una condanna per Consales, quello che più preoccupa è il destino della città di Brindisi, ancora una volta martoriata da una sequenza di ganci e uppercut che la stanno mettendo in ginocchio.
Una città abusata, che sembra non avere memoria dei recenti errori e di chi ne ha la responsabilità, tanto che questi si ritrovano sempre al solito posto, come cariatidi, come se nulla fosse successo. E se si dimentica il passato è inevitabile che si dimentichino gli errori che quel passato ha caratterizzato e condizionato, quasi fosse una maledizione.
Dagli eventi delle ultime ore, dalle dinamiche politiche che li hanno preceduti, risulta evidente l’inadeguatezza e la mancanza di responsabilità che sarebbe stata invece necessario dimostrare per il bene di una città.
Nel migliore dei casi la politica brindisina si è caratterizzata per ambizioni personali, amplificati da trasformazioni ed inciuci travestiti da laboratori che avevano a che fare più con il sotterfugio che con la buona amministrazione.
E a Brindisi, così, sembra di giocare al gioco dell’oca, un passo avanti e dieci indietro, convenzioni in revisione ennesima, industrie che chiudono lasciando a casa decine di persone con le loro famiglie, multinazionali che svendono i propri assets senza che il territorio riesca ad imporre, con autorevolezza, un nuovo corso industriale, ricchezze straordinarie come quella di Torre Guaceto in balia di “potentati”, il porto la cui potenzialità è oramai mortificata da anni di gestioni dissennate, la questione ormai grottesca delle partecipate, progetti che entrano ed escono dai cassetti per fare ammuina. Infine il ciclo dei rifiuti che si chiude con la magistratura.
Senza una continuità amministrativa manca la possibilità di programmare uno sviluppo nel turbinio di amministrazioni e giunte più o meno alchemiche. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Assessori che vanno, assessori che vengono, senza un progetto, senza dare un senso al proprio ruolo. Le giunte si susseguono come le maree, guidate dagli equilibrismi.
E per scacciare questo maleficio non è necessaria la rottamazione, tanto cara a Renzi, quanto una definitiva assunzione di responsabilità. Non epurazione; sarà sufficiente un sereno esame di coscienza.
È ora di dire basta; è l’ora di rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani con l’impegno civico e politico, ognuno secondo le proprie possibilità.
I pacchetti di voti, i voti a 50 euro l’uno, quelli comprati con un pacco di generi alimentari o con buoni benzina, quelli comprati con false promesse, sono il risultato purulento di una politica mortifera che rischia di ammazzare definitivamente la città.
Se il PD ha ancora di velleità ed energie per essere il primo partito della città non potrà fare a meno di rigenerarsi; per contribuire a cambiare la città.
Serve oggi, un moto di orgoglio, il desiderio di darsi una mano, per la città e per il futuro nostro e dei nostri figli. Altrimenti si fa prima a cancellare Brindisi dalla cartina geografica.
Potrebbe continuare ad essere citata nei libri di mitologia, come Atlantide.
La nostra inghiottita dalla monnezza.
Cristiano D’Errico
Dirigente PD Provinciale
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