OSIMO- Da Brindisi sino nelle Marche per far saltare i bancomat, in manette banda di quattro brindisini.
Si tratta di Cosimo Iurlaro, 41 anni, Omar Bianco, 27 anni, Marco Schiena, 25 anni, e Vincenzo Schiena, 38 anni. Tutti con precedenti specifici ed originari e provenienti dalla Provincia di Brindisi.
Almeno una ventina i delitti su cui si sta concentrando l’attenzione della Procura della Repubblica di Ancona e della Compagnia di Osimo.
Le indagini sono state avviate dopo il furto del bancomat avvenuto il 02.01.2016 in Polverigi (AN) con la tecnica dell’esplosione a mezzo di gas acetilene in danno della locale banca Unicredit e successivamente in Osimo località Padiglione avvenuto il 09.04.2016 in danno della Banca Popolare di Ancona, avvenuto a mezzo di asporto dell’apparato ATM; in sinergia con la Procura della Repubblica del Tribunale di Ancona, pm Ruggiero Dicuonzo e con la collaborazione, nelle fasi esecutive dei Reparti Operativi di Ancona e Macerata.
L’operazione denominata “CASHPOINT” nasce con lo scopo di arginare il fenomeno della recrudescenza dei furti in danno degli sportelli bancomat ad opera di gruppi criminali, fenomeno che dalla fine dell’anno 2015 e fino allo scorso 25 settembre, si era esteso soprattutto nelle Regioni Marche e Puglia, in danno di vari istituti di credito che insistono nella Provincia di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Brindisi e Lecce.
Pertanto i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia dei carabinieri di Osimosi si erano concentrati su un minuzioso studio investigativo che portava in evidenza alcune analogie tra i colpi messi a segno:
- i furti venivano perpetrati da un “commando” ben organizzato ed eterogeneo, i cui esponenti venivano reclutati all’occorrenza, ed agiva secondo un preciso modus operandi;
- il malviventi preparavano a tavolino nei minimi particolari i colpi, gli obiettivi, le vie di fuga, le caratteristiche culturali e morfologiche del territorio, il tutto poi supportato da specifici sopralluoghi e da una base operativa che veniva utilizzata come “covo”, quasi sempre risultata un’abitazione affittata in nero nel comune di Porto Sant’Elpidio (FM).
Il modus operandi era sempre lo stesso:
- attaccare l’obiettivo con la tecnica dello “sradicamento”: in questo caso il commando era composto da più di 4-6 soggetti che si occupavano, con compiti ben assegnati, di rubare un veicolo industriale tipo escavatore che serviva per sventrare la banca (così come successo ad Osimo) e di conseguenza asportare materialmente il bancomat; rubare un autocarro utilizzato per il trasporto dell’ATM; rubare altresì’ delle auto vicino all’obiettivo da utilizzare come ostacolo per sbarrare la strada ai carabinieri che intervenivano (così come accaduto a Polverigi);
- attaccare l’obiettivo con la tecnica dello “scoppio a mezzo deflagrazione” di una miscela di ossigeno e gas acetilene iniettata nello sportello erogatore delle banconote, utilizzando come innesco una scia di benzina e poi asportare le cassette con il denaro; in questo caso bastavano quattro soggetti del commando;
- in entrambi i casi il commando si assicurava la fuga anche attraverso i “chiodi a tre punte”, poi rinvenuti nell’autovettura utilizzata per la fuga, che venivano lanciati sulla strada per bloccare ogni tipo di inseguimento dei carabinieri.
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I malviventi poi per garantirsi la fuga dopo gli assalti utilizzavano una potentissima Audi RS6 di colore nero del valore commerciale di circa 130.00,00 Euro, con apposte targhe clonate, che poi veniva nascosta in garage preso in affitto in nero, sempre nel comune di Porto Sant’Elpidio (FM). Il gruppo criminale agiva sempre in orario notturno, verso le ore 03:00/03:30 circa e nei giorni in cui gli istituti di credito provvedevano a ricaricare di denaro contante gli sportelli ATM.
La svolta era arrivata il 24 settembre scorso dopo l’individuazione dell’appartamento e garage ubicati in Porto Sant’Elpidio a Mare (Fermo), utilizzati dalla banda come “covo” e garage per il nascondiglio dell’Audi.
Raccolti indizi sufficienti i carabinieri fecero irruzione nell’appartamento sorprendendo, immobilizzando e sottoponendo a fermo tutto il commando dei pluripregiudicati pugliesi.
La successiva perquisizione consentì di rinvenire varie bombole con ossigeno e acetilene, attrezzature da scasso, mefisti, guanti, giubbetto antiproiettile, fotocopie di documenti di terze persone per nascondere le loro generalità, chiodi a tre punte per ostacolare l’inseguimento delle forze di polizia nonché, in un garage ubicato in una zona tranquilla di Porto Sant’Elpidio, l’autovettura AUDI RS6 sulla quale erano state effettuate delle blindature tipiche dei “contrabbandieri pugliesi”, come la creazione di pannelli con lastre di acciaio poste dietro agli schienali dei sedili e la parte posteriore. I successivi accertamenti permettevano di appurare che l’autovettura aveva le targhe e telaio contraffatti perché oggetto di furto in Porto San Giorgio (Fermo) in data 28 giungo 2015 e trasportata a Brindisi per la blindatura dell’abitacolo con l’applicazione di lamiere in acciaio poste sugli schienali e poggiatesta dei sedili anteriori e posteriori, nonché del vano portabagagli.
I quattro pluripregiudicati pugliesi fermati e arrestati in 25 settembre , erano stati condotti presso la Caserma della Compagnia Carabinieri di Osimo (Ancona), dove inizialmente erano stati richiusi nelle camere di sicurezza, sottoposti al fotosegnalamento e ai rilievi dattiloscopici. Al termine delle formalità di rito, poi, tradotti e richiusi presso la Casa Circondariale di Marino del Tronto (AP), a diposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo.
Nella tarda mattinata di ieri, nel corso dell’udienza il G.I.P. della Procura di Fermo, è stata disposta l’obbligo di dimora degli arrestati presso i comuni propria di residenza con l’obbligo di firma presso i rispetti Comandi Arma Carabinieri, poiché ritenuti responsabili in concorso di tentato furto pluriaggravato su bancomat a mezzo materiale esplodente, poiché illegalmente detenevano all’interno dell’autovettura Audi RS6 e portavano in luogo pubblico materiale esplodente di cui gas acetilene liquido, e successivamente miscelavano con ossigeno liquido, ricompreso per la sua estrema pericolosità fra gli esplosivi, con l’aggravante del nesso teleologico avendo utilizzato detto esplosivo per commettere i delitti di cui sopra; nonché per aver in concorso tra di loro con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, applicando le targhe di fatto clonate, in quanto quelle reali erano effettivamente applicate sull’autovettura Audi A6 di proprietà di cittadino di Trento, sul veicolo Audi RS6 di provenienza illecita, compivano operazioni idonee atte ad ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
BrindisiOggi
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