BRINDISI – (da il7 Magazine) Sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Negli anni hanno visto andare in fumo tutti i risparmi di una vita. Sono oltre 300 i risparmiatori brindisini coinvolti nel vortice della Banca popolare di Bari. Il numero nel tempo tende ad aumentare, se solo si pensa che nell’ultima settimana alla Confconsumatori di Brindisi sono arrivate oltre un centinaia di nuove richieste di informazioni. Gente che ha comprato i titoli per 8 euro e che oggi valgono solo due euro. L’associazione dei consumatori ha già inoltrato 49 diffide alla banca, ha attivato 13 procedure di arbitrato dinnanzi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie istituito presso la Consob, ha promosso 20 procedure di mediazione finalizzate alla conciliazione ed ha incardinato 9 processi civili. A quanto pare questa sembra essere al momento l’unica soluzione. Le storie sono tante, e quasi tutte simili. Tra queste c’è quella di Luigi Antezza, pensionato brindisino di 66 anni, correntista della Banca popolare di Bari. Aveva acquistato i titoli della banca per 36mila euro, ma oggi ne valgono solo 10mila. “Erano i miei risparmi – racconta l’uomo – i primi titoli li ho comprati nel 2010, ne avevo acquistati solo 320, poi successivamente sono stato contatto dalla banca consigliandomi di comprarne degli altri, mi dicevano che erano sicuri e che non ci sarebbe stato nessun rischio di perdita del mio capitale”. Antezza ammette di non avere competenze in prodotti finanziati e di essersi fidato degli operatori bancari, ancora oggi è un loro cliente, ma tra poco cambierà istituto di credito. “Mi erano stati prospettati come dei titoli sicuri – aggiunge il pensionato – io ero stato molto chiaro con loro. Ho subito detto che non volevo guadagnare molto, e che nello stesso tempo non volevo perdere il mio capitale. E mi avevano rassicurato. Poi ho scoperto che in realtà era titoli interni non quotati sul mercato, e il loro andamento oscillava in base al bilancio della banca”. Questa è stata un’amara scoperta per la maggior parte dei risparmiatori. Quando infatti hanno provato a vendere i titoli, non solo questi valevano ben poco, ma non c’era altri acquirenti. “Le possibilità di vendita erano davvero pochissime – dice Luigi Antezza – a parte il valore molto basso, non c’era neanche nessuno pronto ad acquistarli, d’altronde lo avrebbe potuto fare solo un altro correntista perché di certo non sarebbero venuti da fuori per partecipare a questo “mercato interno”. Il pensionato ha vinto davanti all’arbitrato per le controversie finanziarie e gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento danni ma la banca non si è adeguata alla decisione, così con l’avvocato della Confconsumatori Emilio Graziuso, è andato avanti con la causa civile, l’udienza è stata fissata per il 7 febbraio. “Sono infuriato – conclude l’uomo – sono i soldi guadagnati con il mio lavoro non ho certamente vinto alla lotteria”.
Le questioni che vengono sollevate alla banca riguardano la natura, i rischi di quei titoli ma anche le modalità operative del disinvestimento. Tutti gli investitori raccontano che erano stati prospettati come titoli sicuri e che avrebbero potuto disinvestire in qualsiasi momento, salvo poi scoprire che si trattava di titoli liquidi ( non quotati sul mercato ordinario, ma subordinati all’andamento del bilancio della banca). Inoltre si potevano vendere solo due determinati periodi all’anno: a gennaio e a giugno. È finita in questa rete anche un’intera famiglia brindisina. In una stessa famiglia avevano comprato i titoli la madre, il padre e la loro figlia.
Sono circa 70mila in tutta Italia i risparmiatori che si sentono traditi. Monta la protesta alla luce anche delle ultime vicende giudiziarie (ancora in corso) e con l’azzeramento dei vertici bancari. A dicembre l’istituto di credito è stato commissariato e sono in corso diverse indagini della Procura di Bari in merito ad una presunta malagestione. Intanto il 21 gennaio la Camera dei deputati ha approvato il decreto per salvare la banca varato dal governo Conte, il testo passa ora al Senato. Il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 14 febbraio.
“Le censure mosse al comportamento dell’Istituto di credito, il cui fondamento è stato riconosciuto dinnanzi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie, sono molteplici – spiega l’avvocato Emilio Graziuso – I risparmiatori, infatti, lamentano, ad esempio, della mancanza di informazione sulla natura, tipologia e rischi dell’investimento consigliato dalla banca, la non adeguatezza dello stesso al profilo di rischio rivestito dal cliente, la mancata consegna al momento della sottoscrizione della documentazione contrattuale. Sino alla fine abbiamo sperato che la Banca si adeguasse a quanto disposto nelle pronunzie dell’Arbitro o addivenisse ad un componimento bonario della controversia. Purtroppo, però, ciò non è avvenuto e, quindi, ai risparmiatori non è rimasta altra strada che quella di promuovere una azione giudiziale per cercare di recuperare il proprio denaro andato in fumo. Lo scontro passerà ora nelle aule di Tribunale”.
Lucia Portolano
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