FRANCAVILLA FONTANA – Figli di un dio minore. Studenti, in questo caso. Così i bambini e i ragazzi disabili di molte delle realtà della provincia di Brindisi devono sentirsi negli ultimi tempi, da quando viene negata loro, secondo i racconti dei genitori, che si moltiplicano di giorno in giorno, una completa assistenza scolastica, ridotta, a causa di tagli e scelte poco chiare e comprensibili, a un pugno di ore a settimana, non sufficienti a coprire i bisogni di integrazione dei ragazzi e le esigenze lavorative di mamme e papà. “Il diritto allo studio degli alunni con disabilità si realizza, secondo la normativa vigente, attraverso l’integrazione scolastica, che prevede l’obbligo dello Stato di predisporre adeguate misure di sostegno, alle quali concorrono a livello territoriale, con proprie competenze, anche gli Enti Locali e il Servizio Sanitario Nazionale”.
Così si legge sul sito internet del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca quando si va alla voce “alunni disabili”. Una così chiara dichiarazione ufficiale dovrebbe far dormire sonni tranquilli, almeno per quanto riguarda l’integrazione scolastica, a tutte le famiglie nelle quali c’è un portatore di handicap in età scolare. Per qualche motivo non noto ai più, però, questo principio è stato pesantemente minato, come testimoniano i racconti di alcuni genitori di ragazzi e bambini diversamente abili, costretti ai salti mortali, tra tagli alle ore di assistenza a disposizione e orari di inizio e fine del servizio da parte degli operatori incompatibili con qualsiasi altra attività. «Ho atteso 40 giorni prima che il servizio di assistenza fosse attivato – dichiara il papà di un bambino di 3 anni e mezzo affetto da una patologia rara – Devo ringraziare la sensibilità la disponibilità del preside del primo comprensivo di Francavilla, Roberto Cennoma, se in questa settimana, mettendo a disposizione del mio bambino assistenti e insegnanti di sostegno, siamo riusciti a mandarlo all’asilo. L’anno scolastico, però, è lungo e, con tutta la buona volontà del dirigente, non potrà essere sempre così anche perché, per assistere in questo modo mio figlio, si è dovuto, giocoforza, sottrarre qualcosa a qualcun altro e la cosa non va bene. Tutti i ragazzi disabili hanno diritto a essere assistiti quando sono a scuola».
Con sole 3 ore garantite, comunque, il problema persiste. «Oltre al danno che si fa al bambino, impedendogli di fatto una frequenza continuativa alle attività scolastiche, bisogna aggiungere che io, nelle ore in cui sono tranquillo perché lo so a scuola, lavoro per lui: se dovessi perdere il mio impiego, infatti, come farei a pagare le cure cui si sottopone, i viaggi che affrontiamo per portarlo negli ospedali del nord e tutto quello di cui un bambino come mio figlio ha bisogno? Non ricevo alcun sussidio da nessuno e posso contare sulle mie sole forze. Se ci negano l’assistenza, in pratica, non potremo andare avanti per molto ancora». Gli sforzi che il dirigente Cennoma sta facendo per permettere che una coperta cortissima copra tutti i ragazzi disabili della sua scuola, sono circa 20 su 4 assistenti a disposizione, sono certificati da un’altra mamma che ricopre anche il ruolo di operatrice negli istituti del comprensivo. «Il dottor Cennoma, insieme agli assistenti, si sta prodigando per garantire la massima copertura ma le risorse e le situazioni che quotidianamente dobbiamo affrontare non sono tali permetterci di continuare così. Io, come mamma, mi ritengo fortunata rispetto a tanti altri perché mio figlio, che ha 12 anni, riesce a gestirsi bene, appoggiandosi anche agli insegnanti e ai compagni. Altre situazioni, invece, non sono così semplici: io, ad esempio, mi occupo dell’assistenza di un ragazzo autistico di 22 anni: suo padre fa i salti mortali per garantire al figlio e a se stesso un minimo di serenità ma così è praticamente impossibile. Qualcuno, al più presto, deve fare qualcosa per questi ragazzi e per le loro famiglie. Il diritto allo studio dovrebbe essere fondamentale e garantito a tutti. Non dovrebbero esserci figli o studenti di un dio minore».
La questione è arrivata sulle scrivanie dei magistrati del Tribunale di Brindisi. La Cgil Funzione Pubblica, infatti, ha consegnato alle autorità competenti un esposto denuncia con cui si evidenziano le presunte gravi anomalie che impedirebbero la piena fruizione del diritto allo studio degli alunni e degli studenti diversamente abili. «La Cgil – afferma Antonio Macchia, segretario provinciale del sindacato – ha già avuto modo di intervenire sulla drammatica battaglia che i genitori di bambini e ragazzi disabili stanno combattendo per difendere il diritto all’assistenza scolastica dei propri figli e al loro diritto allo studio. In moltissimi casi le società affidatarie che gestiscono tale importante servizio, per questioni economiche, possono garantire solo 3 ore al giorno e, in alcuni momenti, non si può assicurare nemmeno il rapporto 1:1 tra assistente e disabile per i bambini con patologie più gravi».
La situazione, per le famiglie che necessitano dell’assistenza scolastica, è diventata da tempo insostenibile: avere a disposizione solo 3 ore al giorno per l’assistenza in classe comporta una serie infinita di problemi che ricadono, ovviamente, sui ragazzi, impossibilitati a seguire con continuità le attività che dovrebbero creare una parte sostanziale del loro bagaglio di esperienze e rapporti, e sui loro genitori, che non riescono a svolgere le proprie attività quotidiane, una su tutte il lavoro, perché costretti ad accompagnare e prelevare i ragazzi da scuola in orari che non combaciano con quelli di tutti gli altri.
Maurizio Distante
non è possibili che bambini e disabili siano sempre quelli a cui si pensa per ultimi.
meno male che conosco anche realtà diverse
http://portofinonews.it/trasporto-disabili-presentato-rapallo-progetto-mobilita-gratuita/