BRINDISI – Se lunedì prossimo, 22 settembre, doveste recarvi all’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, dalle 6 alle 24, fate attenzione, potreste avere dei problemi nel chiamare un ascensore o nel chiedere informazioni in portineria. Non si tratta, stavolta, di guasti a questo o quell’impianto o sistema meccanico ma della protesta di persone in carne e ossa. I lavoratori della società in house dell’Asl di Brindisi, la Sanitaservice, tornano a incrociare le braccia. Lunedì 22 settembre, come ampiamente annunciato dai sindacati aderenti all’iniziativa di protesta, gli ausiliari, il personale addetto al data entry, alla logistica, allo screening e i responsabili del servizio portineria si incontreranno sotto i cancelli dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi per tornare a battere su un tasto a più riprese toccato ma mai affrontato, secondo i lavoratori, in maniera seria.
«Il 17 giugno scorso – si legge in una nota della Cgil Funzione Pubblica, una delle sigle aderenti allo sciopero di lunedì – abbiamo proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti di Sanitaservice a causa di alcune gravi criticità presenti a tutti i livelli istituzionali preposti, senza avere nessun riscontro. Pertanto, a fronte del silenzio ricevuto in questi mesi, abbiamo proclamato per lunedì 22 settembre, dalle 6 alle 24, uno sciopero dei lavoratori della società in house». I motivi a supporto dell’iniziativa di protesta sono noti a tutti gli attori della partita poiché da diversi mesi dipendenti e sindacati pongono all’attenzione delle istituzioni preposte i disagi derivanti dalla situazione in oggetto. «L’assunzione del personale di Sanitaservice è avvenuta in un momento storico molto delicato. Ciononostante, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha inteso delineare delle chiare linee guida su cui fondare tali assunzioni – spiega Antonio Macchia, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica – Secondo quanto sancito dalle leggi regionali in materia, infatti, la Regione Puglia, le aziende, gli enti e le società strumentali, come la Sanitaservice, devono prevedere nei rispettivi bandi di gara, negli avvisi e, in ogni caso, nelle condizioni di contratto per l’affidamento di servizi, l’assunzione di personale già utilizzato dalla precedente impresa o società affidataria dell’appalto, nonché la garanzia delle condizioni economiche e contrattuali già in essere».
Questo è quanto afferma la legge. Secondo la Cgil e i lavoratori che rappresenta, le cose non starebbero così. «La Sanitaservice, in totale disprezzo delle indicazioni poste dal governo regionale, non ha tenuto conto che il personale lavorava alle dipendenze dell’Asl da oltre 10 anni, tramite società esterne cui veniva affidato l’appalto, e non ha dato seguito alla continuità dell’impiego, non adottando una corretta applicazione della clausola sociale, in termini professionali, giuridici ed economici. Per converso ha assunto tutti i dipendenti con l’inquadramento minimo, non riconoscendo, oltretutto, alcuna progressione orizzontale». L’”errore” nell’inquadramento del personale, sempre stando alle recriminazioni della Cgil, non sarebbe avvenuto nelle altre società in house delle altre Asl della regione, aumentando il risentimento dei lavoratori per la situazione venutasi a creare.
BrindisiOggi
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