INTERVENTO/ Apprendiamo la notizia secondo cui l’Amministrazione Comunale starebbe valutando l’ipotesi di estendere il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati alle zone non servite o solo “parzialmente servite”: ossia a quelle zone nelle quali, allo stato delle cose, la Tari non è applicabile “per intero”, poiché nell’ambito territoriale di riferimento la raccolta stradale non è effettuata o non è effettuata in via sistematica.
Siamo, onestamente, sconcertati nel constatare che l’Amministrazione comunale ritiene di affrontare un tema così delicato e importante come lo sviluppo economico del territorio, vessando con ulteriori balzelli le imprese locali già in grave difficoltà e, per giunta, in un’ottica in cui – anche con l’istituzione delle ZES – si dovrebbe, invece, favorire gli incentivi all’attività imprenditoriale e, dunque, la creazione di posti di lavoro.
Nello specifico, siamo del parere che questo modello di comunicazione fatta a mezzo stampa dall’Amministrazione stessa, senza consultare gli attori del territorio – e, sia consentito, con un mix di individualismo e superficialità – disattenda la volontà da più parti manifestata – in primis da Confindustria Brindisi – di privilegiare sempre, ai fini considerati, lo strumento risolutivo del tavolo di discussione fra tutti gli stakeholders per lo sviluppo economico.
Il tentativo velleitario e avulso dal contesto reale di promuovere l’economia della provincia attraverso il metodo del fare cassa con la tassazione sulle imprese appare, in verità, l’ennesima dimostrazione di improvvisazione dell’ Amministrazione comunale.
Confindustria Brindisi – unitamente ad altre Organizzazioni molto sensibili a questa problematica [Consorzio ASI e CNA, soprattutto] – ha in diverse occasioni evidenziato che, nello scenario attuale, una modifica quantitativa del prelievo – già fissato con adozione dell’aliquota massima – risulterebbe di grave pregiudizio per le aziende ed esigerebbe passaggi che, al momento, non si è dimostrato di voler attuare.
Da un lato, infatti, per ciò che concerne gli aspetti più squisitamente giuridici dell’annosa questione – al fine di attuare correttamente il programma tracciato dagli Amministratori -occorrerebbe una previa modifica del Regolamento che disciplina la tassa sui Rifiuti. Il Capitolato che qualcuno ipotizza di considerare fonte normativa delle nuove modalità di prestazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti rientra, in effetti, nel novero di quegli atti generali che definiscono i patti e le condizioni applicabili ai contratti di una certa tipologia, ma riteniamo che non sarebbe idoneo a fondare obblighi di natura tributaria nei confronti di parti estranee al rapporto contrattuale, vale a dire dell’ “utenza”. Sussisterebbe, poi, un’altra controindicazione di natura giuridica alla realizzazione del progetto che si pensa di concretizzare. La maggior parte delle imprese potenzialmente interessate a questa innovazione molto “forte” ha già in corso di esecuzione contratti pluriennali, insuscettibili di risoluzione, stipulati con ditte che forniscono – a spese di tali aziende, insediate nella zona industriale – il servizio di raccolta/smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati. Si dovrebbero, quindi, prevedere adeguati meccanismi di prevenzione di possibili controversie, delle quali – in tutta franchezza – non si sente il bisogno. Nel confidare di aver offerto spunti utili di riflessione, Confindustria Brindisi intende formulare ancora una volta l’auspicio che questioni suscettibili di implicare ricadute così penetranti anche sul tessuto socio/economico della provincia – con relativo aggravio di oneri per le imprese – siano preventivamente affrontate e discusse in sedi espressive di tutte le Associazioni che rappresentano il mondo produttivo.
Patrick Marcucci
presidente Confindustria Brindisi
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