INTERVENTO / Il Castello Alfonsino, a prescindere! Restituito ufficialmente alla Città di Brindisi, e al mondo, il Castello Alfonsino o Aragonese, più comunemente conosciuto dai brindisini come Forte a Mare o Castello “rosso” per la sua magnifica colorazione al tramonto, dovuta al materiale di costruzione (tufo di carparo rosso).
Una delle meraviglie monumentali dell’intera area del mediterraneo, sita sull’isola di sant’Andrea all’imboccatura del porto esterno della Città.
Il Castello, riedificato (ndr) nel 1481 da re Ferdinando d’Aragona (detto Ferrante 1424-1494), fu un’opera militare fortificata come avamposto strategico a difesa della Città, la quale si preparava ad un possibile attacco via mare da parte dei Turchi che, solo un anno prima, avevano compiuto quella che passerà alla storia come la Battaglia dei martiri di Otranto.
Il Ferrante, fortificò le città della giurisdizione e divisione militare del Regno di Napoli allora governata dagli Aragonesi. Fu infatti Alfonso II d’Aragona, duca di Calabria a dargli una forma di “castello”, ultimato nel 1494 con l’ulteriore isolamento attraverso l’apertura di un canale collegato all’isola di sant’Andrea da un piccolo ponte in legno. Oggi sono visibili solo i tre piccoli piloni.
Passato dagli Spagnoli agli Austriaci, e ritornato agli Spagnoli fino al 1859, difese la Città dalle invasioni Veneziane e Francesi e solo intorno agli inizi del 1800, ebbe funzione di “lazzaretto” nella parte del “Forte” e di faro e deposito d’artiglieria pesante nel castello.
Nel 1984, la Marina Militare che ne aveva avuto fin dalla Grande Guerra l’uso militare, consegnò il complesso dell’isola (forte e castello, per un totale di ben 28.600 metri cubi, oltre ai grandi spazi aperti) al Demanio dello Stato, che lo affidò alla Soprintendenza regionale ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici. Attraverso i fondi dell’Unione Europea (PON Cultura e Sviluppo 2014/2020) destinati allo sviluppo del turismo, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, inizia le opere di restauro coadiuvata dalla Provincia di Brindisi che assume di propria iniziativa il recupero funzionale delle aree circostanti.
I ritardi da parte della Soprintendenza nel dare una definizione in merito alla fine dei lavori dell’intera struttura, hanno determinato la “diatriba” che si è potuta seguire in questi giorni, in occasione della riapertura del Castello, tra il Sindaco di Brindisi (e contemporaneamente presidente della Provincia di Brindisi dal 2018), dott. Riccardo Rossi e la Soprintendente Segretario Regionale della cultura Mibact per la Puglia dott.ssa Maria Piccarreta, polemiche estese con una lettera al Ministro Franceschini e correlate con alcune dichiarazioni rivolte alla nuova Soprintendente dott.ssa Barbara Davidde.
Non entrando nel merito della polemica per mancanza di dati oggettivi, esprimiamo comunque piena solidarietà al Sindaco Rossi a “prescindere”, in quanto quella della Soprintendenza in rapporto alla Città di Brindisi è cosa ben nota. Elencare tutte le vicende che hanno segnato il decadimento archeologico, monumentale e culturale negli ultimi 15 anni, basterebbero a sostenere le tesi del nostro primo cittadino nella definizione di “superficialità e inappropriatezza” dimostrata dalla Soprintendenza nei confronti dell’interesse comune. Crediamo vivamente che non può esserci un piano di rilancio di una simile struttura senza il coordinamento cittadino nella figura del Sindaco, a prescindere dal partito politico perché, nel bene e nel male, esso rappresenta tutti i suoi concittadini. Per la modalità con cui è stata gestita anche quest’ultima vicenda, ci sovviene il solito dubbio, quello che la nostra città continua ad essere “snobbata” e considerata come un piccolo comune di provincia senza valori culturali, preferendo a questa le città di Lecce e Taranto, alle quali sono state già sufficientemente elargite somme consistenti e ben più alte dei 5.000.000,00 € previsti per il Castello in questione. Una struttura di queste dimensioni, del suo stato di conservazione, e del fine che gli si vuole dare sembrano davvero pochi. Altrettanto però, vogliamo rivolgere al Sindaco Rossi una “raccomandazione”, quella di non cedere alle richieste (abbiamo sentito di pessimi progetti) di alcuni personaggi – soliti noti – di poter mettere mani al nostro Amato Castello, perché altrimenti darebbe ragione alla gestione “commissariata” così come sembra essere oggi.
Giù gli stracci dunque e pensiamo al recupero immediato delle coscienze, al riappropriarci della nostra Antichissima importanza storica unica e vera attrazione turistica, i monumenti sono oggettivamente la testimonianza storica di un passato glorioso (pensiamo anche a tutti quelli distrutti per ignoranza negli ultimi 50anni, ndr).
A prescindere, facciamo i Complimenti allo Staff dell’Associazione “Le Colonne” che hanno egregiamente guidato la visita, e alla coordinatrice dott.ssa Anna Cinti che conosciamo e stimiamo come una di “noi”, che ama la sua città e senza dubbio saprà fare bene, anzi Benissimo come ha già dimostrato di saper fare.
A prescindere, speriamo un giorno di veder vinta un’altra sfida, quella iniziata dal sottoscritto con una “provocazione” giudiziaria ma che ebbe effetti di straordinario interesse, cioè quella di ri-vedere nella loro interezza entrambe le Colonne del Porto erette ad Araldica della nostra Antichissima e Potentissima Città del “Bronzo”.
A prescindere quindi, e chiudiamo, che possa la Città e i suoi cittadini assaporare un ritorno di identità perduta, attraverso i suoi monumenti e la sua, seppur dimenticata, cultura multietnica di importantissima città di snodo portuale. Se l’Italia è al centro del mediterraneo, Brindisi può essere considerata al Centro del Mondo, una porta d’accoglienza Fraterna, naturale e incondizionata verso i popoli d’Oriente.
Stefano Erario, associazione Virgilio
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