Atti di autoerotismo in dad al cambio dell’ora, l’amico fa circolare il video, rischiano l’espulsione dalla scuola

BRINDISI – (da il7 Magazine) C’era il cambio dell’ora, e tutti gli studenti erano collegati da casa per seguire la didattica a distanza, quando un alunno si è abbassato i pantaloni a favore di webcam, ed rimasto nudo compiendo alcuni gesti davanti agli occhi increduli di compagni e compagne. L’azione è durata diversi minuti, tanto che uno degli studenti ha cliccato il tasto registra, e il video in pochi minuti è finito sulle chat dei ragazzi dell’intero istituto. È accaduto in una scuola superiore di Brindisi. Il video è finito nelle mani dei docenti e della dirigente scolastica che ha immediatamente avvertito la polizia Postale. È bastato poco per scoprire il responsabile della registrazione, lo stesso che aveva poi diffuso il video. Un fatto che la scuola ha ritenuto gravissimo, tanto da voler adottare un provvedimento molto severo nei confronti di entrambi i ragazzi, sia di chi ha commesso il gesto, e di chi poi lo ha inviato sulle chat. Immediatamente sono stati convocati i genitori. Si sta valutando sino alla sospensione dei due studenti, che non avrebbero più di 16 anni. Il protagonista del gesto si sarebbe immediatamente pentito e avrebbe chiesto ai compagni di bloccare la diffusione ormai in atto. Dopo qualche ora la situazione è rientrata. Anche se i due si beccheranno una punizione.

 Si sarebbe trattato di una bravata, di uno scherzo nel momento e nel luogo sbagliato, alla presenza anche della compagne.

“Non è il gesto di per se che preoccupa – spiega Isabella D’Attoma, psicologa e psicoterapeuta – da sempre i ragazzi hanno fatto bravate di questo tipo, quello che preoccupa è la superficialità nell’affrontare, a causa dei media, e dei social, la loro sessualità, ormai intesa come qualcosa di scontato che si può fare in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. Invece la sessualità deve passare dall’educazione dei genitori. Il problema è che non c’è più il senso del pudore, non esiste più rispetto per niente, per gli adulti, per i luoghi. Il fatto acquista la sua rilevanza proprio per il luogo in cui si è verificato, la scuola, che ha perso la sua importanza, la sua dimensione e il suo reale valore. Su questo è  necessario parlare. La questione è che noi adulti abbiamo smesso di insegnare ai nostri ragazzi”.

Sono sempre più numerosi i casi di revenge porn tra i più giovani, video diffusi sul web o in chat che vedono protagonisti ragazzi. La polizia Postale ha faldoni pieni di denunce. “La diffusione via chat e via internet di questi video – continua la psicologa –  comporta dei reati con delle conseguenza, ma i ragazzi non ne conosco il peso, l’importanza e la gravità. I giovani non si rendono conto della dimensione del problema. Ed anche qui entrano in gioco gli adulti, che hanno una responsabilità enorme quella di insegnare che oltre alcuni limiti non si deve andare. Il limite deve esistere, ci deve essere quel paletto, non può esserci libertà assoluta. I genitori molto spesso prendono tutto con superficialità, l’educazione è diventata troppo liquida, quello che è giusto un giorno non è giusto il giorno dopo. Ed invece è necessario far capire quali sono le cose giuste e quelle sbagliate. I ragazzi vanno ascoltati, coinvolti”.

Cosa si può fare in queste situazioni? “Fa bene la dirigente scolastica a non lasciare che la cosa passi senza conseguenze – continua D’Attoma  – ma servirebbe intraprendere un percorso che funzioni, sulla loro pelle e sulla coscienze, altrimenti si rischia solo di allontanarli. Bisognerebbe metterli a fare dei lavori per la scuola, come ridipingere le pareti, o occuparsi del giardino. Buttarli fuori non significa risolvere il problema. Loro hanno bisogno di capire attraverso un percorso l’importanza delle loro azioni e le possibili conseguenze”.

In questo particolare momento storico in cui ai giovani si chiede di modificare le proprie  abitudini e la propria socialità si invoca una responsabilità nuova, ma nel dibattito molto spesso la questione giovanile acquista un ruolo di secondo piano.

 “Nel primo lockdown così come in questo mezzo lockdown non si è mai parlato di giovani – aggiunge l’esperta –  non è mai stato affrontato il problema, non ci siamo preoccupati di loro, delle loro emozioni, per i ragazzi non uscire di casa è un danno. È una perdita. Loro si nutrono dell’incontro con i coetanei. I ragazzi in questo momento dovrebbero essere più responsabili, dovrebbero imparare a stare in gruppo in maniera diversa. Ma per fare questo bisogna coinvolgerli nella società, darli un ruolo importante, solo così si sentiranno realmente responsabili. Immagino per esempio che possano essere messi a controllare nei mercati se la gente porta la mascherina, bisognerebbe utilizzare le loro capacità e renderle più forti. Dobbiamo farli diventare importanti nel sistema,  solo così sentiranno coinvolti”.

Lucia Portolano

2 Commenti

  1. Sono ragazzate !!!!! Ai nostri tempi i ragazzi facevano cose peggiori e non c’erano giornali o psicologi che pontificavano inutilmente. Ricordiamoci che questi ragazzi li stiamo costringendo a stare chiusi in casa per paura che possano infettare i nonni. In questo modo avremo vecchi sani e giovani ammalatj….

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