BRINDISI- Dall’incendio al Noemi bar della primavera scorsa alle fucilate in autunno a Cafè Monik. Due bar uno accanto all’altro sulla stessa via, nello stesso quartiere. Una scia di segnali intimidatori che potrebbero essere collegati da un unico filo. Sul quale corrono anche altri attentati consumatisi per la maggior ad ottobre scorso. Incendi ad attività commerciali e fiamme ad autovetture.
Secondo gli investigatori gli episodi che si sono consumati nell’ottobre scorso in alcuni quartieri di Brindisi, in particolar modo al rione Sant’Angelo, potrebbero avere un legame. Le indagini tornano in dietro di qualche mese, nella primavera scorsa, quando la notte tra il 9 e 10 aprile qualcuno appiccò un incendio al Noemi Bar in via Sant’Angelo civico 75. Il bar di proprietà di Noemi Coppola, giovane 22enne, subì molti danni. Nelle immagini del sistema di video sorveglianza installato nella zona, molto efficiente visto l’esito delle indagini dell’attentato alla vicina scuola Morvillo falcone, si vedono due uomini ritenuti i due presunti attentatori del bar. Gli agenti della questura di Brindisi che indagano su questa storia non escludono che possano essere gli stessi che ad ottobre, esattamente la notte tra il 22 e il 23, abbiano potuto sparare due fucilate contro la saracinesca di Cafè Monik. Il bar si trova a qualche civico dopo Noemi Bar. Dopo l’incendio Noemi Coppola ha venduto la sua attività commerciale.
Cafè Monik¸ già preso di mira l’anno prima con degli spari contro la vetrata, è di proprietà di Vito Passaseo, fratello del collaboratore di giustizia Giuseppe Passaseo, grazie alle dichiarazioni del quale sono stati arrestati numerosi presunti affiliati alla sacra corona unita.
Due giorni prima delle fucilate al bar, il 21 ottobre, sempre nello stesso quartiere, prese fuoco l’auto di Vincenza Passaseo, sorella di Vito e Giuseppe. Il Suv parcheggiato in via Aleandro è stato distrutto dalle fiamme. I vigili del fuoco non hanno trovato alcun elemento di dolo.
Le piste che starebbero seguendo gli investigatori coordinati dalla Procura brindisina escluderebbe legami tra questi attentati è il fratello pentito, secondo gli inquirenti ci sarebbero altre questioni. Altri interessi che potrebbero essere alla base anche dell’incendio al Noemi bar e ad altri fatti verificatisi anche in altri quartieri della città.
Sul filo delle indagini camminerebbero anche altri episodio. La notte successiva agli spari a Cafè Monik, sempre a Sant’Angelo, si incendia un’altra autovettura, parcheggiata in via Lanzillotti a pochi passi da via Aleandro. La Yaris in fiamme è in uso alla famiglia di Alessandro Morleo, brindisino di 28 anni, già noto alle forze dell’ordine. Finito in carcere nel 2010 nell’operazione della Squadra mobile di Brindisi, “Terra bruciata”. In questo caso i pompieri hanno parlato di corto circuito.
La settimana prima degli episodi a Sant’Angelo, vengono presi di mira anche un chiosco di pane in via Sicilia e nella stessa notte, è il 15 ottobre, vengono bruciate due auto al quartiere Sant’Elia. Il chiosco e le auto sono tutti di proprietà di una brindisina di 70 anni, Maria De Cesare, ma l’attività e le auto sono gestite e utilizzate dai componenti della sua famiglia.
Nelle indagini si inserisce anche il ritrovamento di un’arma. Il 2 novembre scorso i carabinieri trovano nell’intercapedine del vano ascensore di un palazzo a Sant’Angelo, un fucile, per questo viene arrestato e poi scarcerato Alessandro Morleo, che abitava in questo condominio. Gli investigatori stanno attendendo gli esiti della comparazione tra questa arma e gli spari al bar. In entrambi i casi si tratta di un fucile calibro 12.
Gli investigatori stanno ricostruendo tutte le storie, perché potrebbero essere i pezzi di un unico puzzle. E qualche idea già se la sono fatta.
Lucia Portolano
Commenta per primo