Assalto nell’Ipem e nel Petrolchimico: obiettivi sensibili troppo vulnerabili

BRINDISI- Trascorsi due giorni dall’assalto dei malviventi nell’azienda Ipem alla zona industriale di Brindisi, la ricostruzione dei fatti appare più chiara, anche se la dinamica lascia molto perplessi gli investigatori che nella giornata di ieri in contrada Lobia, nelle campagne a nord di Brindisi hanno trovato l’auto con cui erano fuggiti i malviventi. Si tratta di una Nissan Micra, la vettura rapinata ad uno degli operai dell’azienda.  La scientifica ha provveduto ai rilievi per vedere di cavare qualche elemento utile per gli uomini della squadra mobile di Brindisi, coordinata dal vice questore Alberto Somma, che stanno indagando sul caso.

Tornando ai fatti di sabato sera. Erano circa le 22 quando due uomini armati entrambi di pistola e col volto travisato  sono entrati nell’azienda di stoccaggio di gas. Nell’ufficio c’era un operaio, fuori invece vicino alla porta c’era un altro dipendente, uscito per fumare una sigaretta, quando all’improvviso i due malviventi si separano, il primo blocca l’operaio dell’ufficio, il secondo quello fuori. Sotto la minaccia delle armi cercano un luogo per rinchiuderli, sino a quando non trovano un bagno, e li lasciano dentro. Fuori alla porta, uno dei ladri resta a fare la guardia, l’altro invece sale al primo piano, ma non sembra essere solo, gli operai immobilizzati sentono altre voci. È probabile che fossero in tutto tre. Una volta al piano superiore, di fronte l’ufficio c’è la porta d’ingresso della casa del custode dello stabilimento, la sfondano, entrano e vanno dritti nella stanza dove c’è la cassaforte. In casa non c’era nessuno. Tolgono il quadro e con un flessibile  aprono la cassaforte e portano via 2 mila euro in contate e oggetti in oro.

Nel frattempo era arrivato un nuovo operaio per dare il cambio, questi aveva suonato, il criminale rimasto a fare la guardia ha preso uno dei dipendenti ed ha fatto aprire il cancello.  In trappola è finito anche il terzo operaio, il malvivente  lo ha raggiunto, sotto la minaccia dell’arma puntata alla testa, lo spingeva per farlo camminare, ha premuto il grilletto della pistola ed è partito un colpo, fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Prima di fuggire hanno chiesto ad uno degli operai le chiavi dell’auto, ma questi non riusciva a trovarle, lo hanno picchiato selvaggiamente. Trovate le chiavi sono scappati, con il bottino e  la vettura.

Tutto questo mentre era in corso  in azienda la procedura dello scarico di una nave gasiera, che senza operai avveniva in modo incontrollato, con il grave rischio che potesse verificarsi un incidente di dimensioni immani. Terminato l’incubo i dipendenti nello stesso tempo in cui hanno chiamato le forze dell’ordine, hanno allertato la nave a Costa Morena di interrompere le operazioni.

Una serata da incubo, con il rischio di una strage, tutto per il furto della cassaforte di un custode.

Solo l’altro giorno la tentata rapina con un fucile in pieno giorno alla banca all’interno del Petrolchimico. Tutto ciò fa riflettere. Obiettivi sensibili troppo vulnerabili, facilmente accessibili. Almeno ai criminali.

Lucia Portolano

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