Assalto ai bancomat tra Puglia e Marche: presi 4 brindisini

OSIMO- Assalti ai bancomat di banche, uffici postali, casse continue di gioiellerie e distributori di carburanti tra  Puglia, Marche e Emilia Romagna presa la banda. Si tratta di 4 brindisini, ben organizzati e già noti alle forze dell’ordine.  I Carabinieri della Compagnia di Osimo  in provincia di Ancona sono riusciti a scoprire e a bloccare la banda di criminali che dall’inizio dell’anno aveva realizzato numerosi colpi. In manette Cosimo  Iurlaro  41 anni, Omar  BIANCO 27 anni di Brindisi, e Vincenzo SCHIENA 38 anni e Marco SANTORO 25  anni Carovigno.

C’è ancora il massimo riserbo da parte della Procura della Repubblica di Ancona e della Compagnia di Osimo, per la conclusione della complessa attività investigativa che sta facendo piena luce su almeno una ventina di delitti consumati dai banditi pugliesi tra le Regioni Puglia, Marche ed Emilia Romagna. Le indagini sono state avviate dopo il furto del bancomat il 2 gennaio scorso  a Polverigi (AN) con la tecnica dell’esplosione con gas acetilene alla banca Unicredit e successivamente a Osimo alla Banca Popolare di Ancona, avvenuto a mezzo di asporto dell’apparato ATM.

L’operazione  denominata “CASHPOINT” nasce con lo scopo di arginare il fenomeno della recrudescenza dei furti in danno degli sportelli bancomat ad opera di gruppi criminali, fenomeno che dalla fine dell’anno 2015 e fino allo scorso 25 settembre, si era esteso soprattutto nelle Regioni Marche e Puglia, in danno di vari istituti di credito che insistono nella Provincia di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Brindisi e Lecce.

Tra i vari colpi c’erano delle analogie:     i furti venivano perpetrati da un “commando” ben organizzato ed eterogeneo, i cui esponenti venivano reclutati all’occorrenza, ed agiva secondo un preciso modus operandi;     il malviventi preparavano a tavolino nei minimi particolari i colpi, gli obiettivi, le vie di fuga, le caratteristiche culturali e morfologiche del territorio, il tutto poi supportato da specifici sopralluoghi e da una base operativa che veniva utilizzata come “covo”,  che quasi sempre era un’abitazione affittata in nero nel comune di Porto Sant’Elpidio.

Veniva utilizzate diverse   tecniche come quello dello  sradicamento,   il commando era composto da più di 4-6 soggetti che si occupavano, con compiti ben assegnati, di rubare un veicolo industriale tipo escavatore che serviva per sventrare la e di conseguenza asportare materialmente il bancomat; o rubare un autocarro utilizzato per il trasporto dell’ATM;  o rubare  delle auto vicino all’obiettivo da utilizzare come ostacolo per sbarrare la strada ai carabinieri che intervenivano.

O  a volte si attaccava l’obiettivo con la tecnica dello “scoppio a mezzo deflagrazione” di una miscela di ossigeno e gas acetilene iniettata nello sportello erogatore delle banconote, utilizzando come innesco una scia di benzina e poi asportare le cassette con il denaro; in questo caso bastavano quattro soggetti del commando. In entrambi i casi il commando si assicurava la fuga anche attraverso i “chiodi a tre punte”, poi rinvenuti nell’autovettura utilizzata per la fuga, che venivano lanciati sulla strada per bloccare ogni tipo di inseguimento dei carabinieri.

Tali delitti avevano creato un vero e proprio allarme sociale per la sicurezza pubblica in quanto gli sportelli ATM erano ubicati sempre nella parte sottostante di condomini e civili abitazioni, causando in entrambi i casi seri danni anche alle strutture portanti.

I malviventi, per garantirsi la fuga dopo gli assalti utilizzavano una potentissima Audi RS6 di colore nero del valore commerciale di circa 130mila euro, con apposte targhe clonate, che poi veniva nascosta in garage preso in affitto in nero, sempre nel comune di Porto Sant’Elpidio (FM). Il gruppo criminale agiva sempre in orario notturno, verso le ore 3 o 3,30 circa e nei giorni in cui gli istituti di credito provvedevano a ricaricare di denaro contante gli sportelli ATM.

La svolta è arrivata il 24 settembre scorso dopo l’individuazione dell’appartamento e garage ubicati a Porto Sant’Elpidio a Mare (Fermo), utilizzati come “covo” e garage per il nascondiglio dell’Audi.

La banda composta da 4 persone di origini brindisine, giungeva nelle Marche con l’intento di compiere una serie di furti di apparati bancomat in danno di istituti di credito locali, per poi rientrare in Puglia. A seguito di quest’ultima attività info-investigativa, veniva predisposta una consistente operazione di “manovra di accerchiamento” con la collaborazione ed il coinvolgimento, nelle fasi esecutive e conclusive, del Nucleo Investigativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno, per contrastare e sgominare definitivamente la banda dei malviventi brindisini.

Durante il monitoraggio serale e notturno dell’appartamento scoperto, venivano individuati quattro soggetti provenienti dalla provincia di Brindisi, che giungevano a bordo della nota Audi RS6 e che dopo poco a tutta velocità si dirigeva in direzione Nord verso Ancona lungo la S.S. n.16 “Adriatica”.

I militari operanti della Compagnia di Osimo allertavano i colleghi di Macerata e Ascoli Piceno, ponendosi alle ricerche dei malviventi, venendo a conoscenza che la banda, alle ore 3.30 del 25 avevano fatto esplodere il bancomat della banca Carifermo di Villa Musone di Recanati (MC), a pochi passi tra i comuni di Loreto e Castelfidardo, senza riuscire ad asportare nulla e dandosi a precipitosa fuga a seguito di intervento dei carabinieri del Nucleo Investigativo maceratese.

Analogamente, alle ore 03:50 successive il commando colpiva con la stessa tecnica il bancomat della banca Monte dei Paschi di Siena – filiale del comune di Monte Urano (FM), non riuscendo, anche in quest’occasione, ad asportare banconote e dandosi alla fuga a folle velocità, inseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ascoli Piceno.

I carabinieri del Nucleo Operativo di Osimo notavano la banda a bordo dell’Audi RS6 rientrare nell’abitazione utilizzata come covo. Di conseguenza si interveniva facendo irruzione nell’appartamento sorprendendo, immobilizzando e sottoponendo a fermo di P.G. tutto il commando.

La successiva perquisizione consentiva di rinvenire varie bombole con ossigeno e acetilene, attrezzature da scasso, mefisti, guanti, giubbetto antiproiettile, fotocopie di documenti di terze persone per nascondere le loro generalità, chiodi a tre punte per ostacolare l’inseguimento delle FF.PP. nonché, in un garage ubicato in una zona tranquilla di Porto Sant’Elpidio, l’autovettura AUDI RS6 sulla quale erano state effettuate delle blindature tipiche dei “contrabbandieri pugliesi”, come la creazione di pannelli con lastre di acciaio poste dietro agli schienali dei sedili e la parte posteriore. I successivi accertamenti permettevano di appurare che l’autovettura aveva le targhe e telaio contraffatti ma non tali da nascondere la provenienza, in quanto i militari osimani accertavano essere oggetto di furto in Porto San Giorgio (Fermo) in data 28 giungo 2015 e trasportata a Brindisi per la blindatura dell’abitacolo con l’applicazione di lamiere in acciaio poste sugli schienali e poggiatesta dei sedili anteriori e posteriori, nonché del vano portabagagli.

Come già detto, le serrate e riservate indagini dei Carabinieri di Osimo, in sinergia con la Procura della Repubblica di Ancona,  sono ancora tutt’ora in corso e volte ad attribuire al commando la paternità di tutti i furti commessi nelle Marche e in alcune provincie pugliesi (circa 20 colpi), nonché l’individuazione del resto dei componenti dell’organizzazione, già noti alle cronache giudiziarie.

Nella tarda mattinata di ieri, nel corso dell’udienza il G.I.P. della Procura di Fermo, ha disposto l’obbligo di dimora degli arrestati presso i comuni propria di residenza con l’obbligo di firma presso i rispetti Comandi Arma Carabinieri, poiché ritenuti responsabili in concorso di tentato furto pluriaggravato su bancomat a mezzo materiale esplodente, poiché illegalmente detenevano all’interno dell’autovettura Audi RS6 e portavano in luogo pubblico materiale esplodente di cui gas acetilene liquido, e successivamente miscelavano con ossigeno liquido, ricompreso per la sua estrema pericolosità fra gli esplosivi, con l’aggravante del nesso teleologico avendo utilizzato detto esplosivo per commettere i delitti di cui sopra; nonché per aver in concorso tra di loro con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, applicando le targhe di fatto clonate, in quanto quelle reali erano effettivamente applicate sull’autovettura Audi A6 di proprietà di cittadino di Trento, sul veicolo Audi RS6 di provenienza illecita, compivano operazioni idonee atte ad ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

BrindisiOggi

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