BRINDISI – Che da giorni, da qualche settimana, in realtà, non si parli più degli ascensori dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, almeno sulle pagine dei giornali, è di per sé una notizia. Abituati alla frequenza dei gravi malfunzionamenti fatti registrare dagli impianti degli elevatori della struttura negli ultimi mesi, non pare vero che le segnalazioni di guasti e disservizi siano calate in maniera così improvvisa. «Non si può cantar vittoria – placa l’entusiasmo Stefano Rossi, direttore amministrativo dell’Asl – Si registrano ancora strani episodi nei pressi delle cabine ma teniamo la situazione sotto controllo, monitorando tutto l’impianto e cercando di arginare questi fenomeni». Intanto, fa sapere il direttore amministrativo, sono partiti i lavori di manutenzione straordinaria annunciati nelle scorse settimane.
«Due montalettiga dell’ascensore D3 sono in fase di riparazione: uno è in via di conclusione e presto sarà nuovamente operativo; per l’altro stiamo aspettando che siano completate le nuove porte, quelle vecchie andavano sostituite ex novo, e non appena saranno pronte, i lavori partiranno. Abbiamo completato, inoltre – continua il manager – lo screening di tutti gli ascensori per valutare lo stato dell’arte a riguardo: ne è uscito un preventivo di spesa superiore al milione di euro per il ripristino del sistema e stiamo valutando, per rispettare la massima trasparenza delle procedure, attentamente il da farsi. In ultimo, ma non per importanza, abbiamo affidato a un organismo di certificazione una verifica degli impianti. Questo tipo di controllo è obbligatorio e avviene ogni 2 anni. Abbiamo dovuto interpellare una nuova ditta per espletare questo compito: quella che ha effettuato l’ispezione 2 anni fa ha declinato l’offerta. C’è da sottolineare che quell’azienda, che mise nero su bianco che il sistema andava bene appena 24 mesi fa, fu chiamata dalla Brindisi Elevatori perché il precedente contratto permetteva che la ditta appaltatrice potesse chiamare il suo controllore. Il nuovo appalto, invece, consente all’Asl di scegliere l’ente certificatore in autonomia, senza permette al controllato di scegliersi il controllore ed eliminando così una strana anomalia».
Maurizio Distante
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