BRINDISI – Una porta divelta e l’immagine di una donna che fa capolino dall’interno della cabina. Fanno ancora parlare di loro gli ascensori dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi. Una delle cabine più importanti del presidio, la D2, è rimasta bloccata per un tempo non noto con a bordo un’ausiliaria che viaggiava tra i piani della struttura adempiendo al suo lavoro, questa mattina, intorno alle 7. Immediata è scattata l’ispezione e la relativa relazione degli operatori dell’area tecnica dell’Asl di Brindisi che hanno appurato la natura dolosa del guasto: la porta dell’elevatore, infatti, è uscita fuori dalle guide a causa dei ripetuti colpi subiti e, dopo una serie di viaggi, si è definitivamente scardinata, bloccando l’intera colonna.
La natura della forza esterna intervenuta a danneggiare la porta non è nota: secondo i tecnici intervenuti a ripristinare il servizio e a ricostruire le cause dell’incidente, potrebbe trattarsi o di urti accidentali, dovuti allo spostamento, ad esempio, di carrelli e lettighe che non sempre centrano le aperture, sbattendo contro le ante metalliche, o, addirittura, di calci o colpi inferti intenzionalmente, al fine di danneggiare scientemente il sistema e provocare il disagio.
Tanta la paura per l’ausiliaria rimasta intrappolata nella cabina ma, fortunatamente, oltre al comprensibile spavento, nessuna altra conseguenza è stata registrata. Rimanendo nel campo dei se e dei ma, comunque, essendo il D2 uno degli elevatori più importanti del Perrino, non si può ignorare che se a bordo della cabina al momento del blocco si fosse trovato un paziente in gravi condizioni, le cose avrebbero potuto prendere una piega ben diversa. Questo tipo di discorso a posteriori andrebbe suggerito, soprattutto, nel caso che i danneggiamenti di cui periodicamente si parla fossero imputabili a atti volontari. Bisognerebbe, insomma, pensare alle eventuali conseguenze dei propri gesti.
Maurizio Distante
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