Arpa presenta lo studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sui siti più inquinanti: su 600, Cerano al 33esimo posto

BRINDISI – Cattive notizie arrivano dall’Agenzia Europea per l’Ambiente per la Puglia e per Brindisi. L’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, ha diffuso l’aggiornamento effettuato dai colleghi europei sui costi economici degli effetti sanitari associati alle emissioni industriali.  Nel rapporto sono indicati i costi economici di 600 impianti industriali presenti in Europa. Per la Puglia sono comprese le principali industrie inquinanti delle aree di Taranto e Brindisi, Ilva e Enel su tutte, e la Colacem di Galatina. La centrale di Cerano è passata dal 18esimo al 33esimo posto; l’impianto siderurgico ionico ha scalato la classifica, passando dal 52esimo al 29esimo. La situazione non è delle più rosee anche se, dai dati presentati, si evince un lieve miglioramento della Federico II a fronte di un peggioramento dell’Ilva.

La prima parte dello studio riguarda, però, il solo 2008 mentre l’aggiornamento presentato oggi abbraccia un lasso di tempo che va dal 2009 al 2012. Statisticamente, questa è una differenza non da poco che deve avere il giusto peso in fase di lettura dei dati. Fatta questa doverosa premessa, si può tornare tranquillamente a parlare di una situazione difficile per il nostro territorio, da un punto di vista ambientale: sui 600 siti presi in considerazione nello studio, le nostre fabbriche si piazzano in posizioni di vertice tra i siti più inquinanti e inquinati del continente.

«Ai fini di una migliore comprensione dei costi – commentano i tecnici Arpa – occorre considerare che il rapporto sul 2009 conteneva tutte le informazioni a partire dalle emissione degli specifici inquinanti. In particolare era contenuta la stima dei costi prodotti dalle emissioni di CO2, impattanti a livello globale ma non locale, mentre nel rapporto sul quinquennio 2008-2014 non è possibile considerare specificamente i costi economici degli impatti sanitari locali. Ne deriva che gli impianti ad alta emissione di CO2, come ad esempio le megacentrali a carbone, risentono di tale criterio valutativo». Di seguito, le tabelle fornite dall’Agenzia Europea per l’Ambiente e diffuse dell’Arpa.

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BrindisiOggi

1 Commento

  1. ogni giorno mi auguro con tutto il cuore che possano chiudere quella Centrale che nessuno ha mai voluto!!
    quando le amministrazioni si decideranno una volta per tutte a chiudere quella Centrale? quando? sulla base di cosa la tengono ancora aperta?

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