TORCHIAROLO- Da marzo a Torchiarolo i caminetti non li accendono più. Eppure il paese a sud di Brindisi mantiene ancora il primato per gli sforamenti di Pm10, di polveri sottili. La centralina dell’Arpa che monitora la qualità dell’aria, almeno per alcuni elementi, dal 1 gennaio 2014 al 22 luglio scorso ha registrato 31 sforamenti nella misurazione delle polveri sottili. In poche parole nell’arco di sette mesi la quantità di Pm10 ha superato per ben 31 volte la soglia del limite massimo previsto dalla legge. Il dato più alto in Puglia, basta vedere i numeri riportati dal sito di Arpa, e dalla foto correlata all’articolo.
Nella provincia di Brindisi seguono Mesagne e San Pancrazio con 7 sforamenti, per superare la decina bisogna spostarsi nel leccese con Guagnano 14 e Campi Salentina e Arnesano 12. Ma nessun dato arriva a quello di Torchiarolo. Questo piccolo paese di qualche migliaia di anime.
Dove è posizione la centralina di misurazione si intravede la zona industriale di Brindisi, si erge alto il camino della centrale termoelettrica dell’Enel di Cerano. Eppure da questa parti ormai da anni raccontano, dopo studi effettuati dell’Arpa, e dall’Enel, che a far superare la soglia dei limiti consentiti per legge sono i fumi dei caminetti delle abitazioni civili e i forni delle panetterie. Nel tempo la Regione Puglia ha proposto come soluzione quella di installare dei filtri sugli oltre 800 comignoli del paese, stanziando un finanziamento di 40 mila euro.
Una cifra che non è andata giù al sindaco Giovanni Del Coco perchè ogni filtro costa sulle 2000 euro. Questo tipo di congegni sono costruiti solo da una ditta svizzera che li deve far arrivare e li deve installare. In più, come se non bastasse, funzionano a energia elettrica. “Con 40mila euro ne compro, sì e no, una decina- ha detto più volte il primo cittadino- Che faccio, li lancio in aria e chi prima li prende se li tiene? O devo elargire un contributo di 100 euro a famiglia per l’acquisto di un filtro da 2000 euro?
E così il problema non ha mai trovato soluzione e gli sforamenti a Torchiarolo continuano. Mentre i dubbi sull’origine dell’inquinamento dell’aria restano.
Lucia Portolano
Che la centralina di Via Don Minzoni, registri una situazione anomala, è evidente se si considerano i dati rilevati dalle altre due centraline ubicate nel territorio di Torchiarolo. La centralina di Via Fanin ha rilevato dall’inizio dell’anno ad oggi solo 3 sforamenti (11 e 20 gennaio e 18 marzo 2014), mentre quella di Lendinuso ha registrato valori superiori alla soglia di 50µg/m³ solo il 12 gennaio.
Quindi, è evidente che nella zona di via Don Minzoni ci sia una situazione particolare (alta concentrazione di caminetti nelle immediate vicinanze della centralina, scarsa circolazione di aria per la conformazione del terreno, ecc.).
La battaglia contro l’inquinamento dell’aria derivante dalla produzione di energia da fonti fossili (carbone) non può basarsi sui dati anomali rilevati da questa centralina. Va condotta partendo dai dati ben più gravi, come quelli relativi ai danni alla salute che subiscono le popolazioni costrette a vivere intorno alle centrali.
E tuttavia, limitare ed eliminare qualsiasi forma di inquinamento è un dovere per ciascuno di noi.
Dall’inizio dell’anno, ad oggi gli sforamenti di PM10 misurati dalla centralina di via Don Minzoni, risultano 31. Tuttavia, bisogna rilevare che, il trentunesimo (l’ultimo fino ad oggi) si è verificato il 18 marzo 2014. Dopo questa data, il livello di PM10 si è mantenuto sempre al di sotto del valore limite giornaliero di 50µg/m³.
Se poi si considerano i tre mesi invernali si ha questa sequenza:
gennaio n. 18 sformanenti;
febbraio n. 8 sforamenti;
marzo n. 5 sforamenti.
Totale 31. (elaborazione su dati pubblicati sul sito di ARPA Puglia).
Questa precisazione conferma che da marzo in poi, quando i caminetti si accendono poco o punto, la centralina di via don Minzoni non registra sforamenti.
Il problema dell’inquinamento ben più grave di origine industriale, non può essere confuso con quello provocato dalla combustione di legna nei caminetti o di altre biomasse nelle campagne.
Se poi si devono fare mistificazioni per non affrontare seriamente nè l’uno, nè l’altro problema, la disinformazione è uno strumento idoneo.
Adesso cosa dicono quegli SCIENZIATI dell’ARPA e dell’ENEL che i Torchiarolesi accendono i caminetti anche d’estate?
Ci vogliono degli SCIENZATI per capiere da dove vengono le polveri sottili che invadono Torchiarolo, altro che caminetti-
Non ci facciamo imbrogliare dai politici i fumi dei caminetti non ci fanno morire di tumori e tutta colpa di c’erano che CIA distrutto e ci distruggerà se non intervengono tutta torchiarolo San pietro cellino Squinzano Tuturano brindisi e ccc
Del coco fai qualcosa seno moriremo tutti