Appalti truccati all’Asl, Borromeo condannato a 3 anni e 10 mesi

BRINDISI – Tre anni e dieci mesi. A tanto ammonta la condanna inflitta dal gip del Tribunale di Brindisi, Giuseppe Licci, a Giovanni Borromeo, esponente Pd e componente del consiglio d’amministrazione della Santa Teresa, coinvolto nell’inchiesta riguardante gli appalti truccati dell’area gestione tecnica dell’Asl di Brindisi. Borromeo, nel castello d’accuse costruito dai magistrati inquirenti, Giuseppe De Nozza e Nicolangelo Ghizzardi, avrebbe ricoperto un ruolo centrale nel sistema messo in piedi dall’ingegnere Vincenzo Corso, dirigente dell’area gestione tecnica dell’azienda sanitaria e presunto deus ex machina dell’associazione: a lui, infatti, toccava manomettere le buste contenenti le offerte delle varie ditte per pilotare la vittoria verso le aziende “amiche”. Nelle intercettazioni della Procura di Brindisi Corso definiva Borromeo come un “artista” per la perizia con cui maneggiava i plichi contenenti le offerte senza che nulla, o quasi, fosse visibile a occhio nudo.

Borromeo è stato giudicato al termine di un processo con rito abbreviato. Nell’inchiesta che, nel novembre scorso, ha portato a 22 arresti e a 133 indagati, figurano esponenti di spicco dei Ds, prima, e del Pd, poi, e i vertici di aziende come la Manutencoop Facility Management, il cui presidente, Claudio Levorato, risulta coinvolto anche nell’indagine su Expo 2015 della procura di Milano. Un lungo fil rouge, quindi, che parte da Brindisi e arriva fino a Milano, intreccia il mondo della politica con quello dell’imprenditoria, in una sequela di ipotesi di reato che, se confermate, restituirebbero uno spaccato preoccupante sullo stato della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni nel nostro Paese.

BrindisiOggi

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