BRINDISI – Si è costituito spontaneamente l’ultimo ricercato coinvolto nell’operazione dei carabinieri ‘Do ut des’. In manette è finito Francesco Francavilla 35enne nato a San Pietro Vernotico ma residente a Cellino San Marco. Francavilla si trova nel carcere di Brindisi e oggi sarà ascoltato dal gip del Tribunale del capoluogo in merito ai reati a lui contestati.
Si chiude il cerchio attorno agli arrestati dell’operazione che ha scosso l’intera cittadina di Cellino San Marco. L’ultima persona che fino a ieri risultava ancora irreperibile è finita in manette. Il terremoto giudiziario è giunto esattamente un anno dopo dallo scioglimento del consiglio comunale cellinese per infiltrazioni mafiose. In manette, il 10 aprile scorso, sono finiti l’ex sindaco, quasi tutta la giunta, un tecnico comunale e alcuni imprenditori.
Secondo gli investigatori, Francesco Francavilla titolare di un chioschetto a Cellino San Marco avrebbe usufruito, con l’appoggio del sindaco, dell’impianto d’illuminazione comunale per alimentare la sua attività commerciale. L’allaccio abusivo – stando alle indagini – sarebbe avvenuto per mezzo di una derivazione effettuata da un contatore posto a circa 100 metri dal luogo dove avveniva la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande senza le prescritte autorizzazioni. Inoltre, Francavilla, essendo un soggetto con diversi precedenti penali, sarebbe anche stato privo dei requisiti soggettivi per poter svolgere l’attività commerciale. Quindi il pagamento di tutte le spese inerenti all’energia elettrica del chiosco sarebbero state a carico del Comune di Cellino San Marco.
Ma non solo – stando alle indagini – il sindaco Francesco Cascione avrebbe ceduto a Francesco Francavilla un gazebo della dimensione di 5metri per 5, uno delle dimensioni di 3metri per 3, un palco modulare delle dimensioni di 6metri per 6 (del quale si faceva un uso momentaneo), 140 sedie (100 prima e 40 dopo l’incendio), sei tavoli delle dimensioni di 90centimetri per 200 (tre prima e tre dopo l’incendio). Beni tutti destinati in via esclusiva – secondo gli inquirenti – da parte dell’amministrazione comunale di Cellino San Marco all’utilizzo per manifestazioni culturali e sociali, anche autorizzando verbalmente la ditta Franeco al montaggio ed alla concreta dazione dei citati beni, da parte di soggetto tra l’altro privo dei requisiti soggettivi per poterle effettuare, dei citati beni che venivano messi a disposizione, dapprima in data precedente e comunque prossima al maggio del 2012 e successivamente nuovamente consegnati e rimessi ad esclusiva disposizione di Francesco Francavilla e della sua attività commerciale a seguito di un incendio ai danni del chioschetto avvenuto il 18 agosto 2012.
L’indagine ha avuto inizio il 19 settembre 2012 quando i carabinieri della stazione di Cellino San Marco segnalavano l’’anomalia’ dei rapporti tra il sindaco Cascione e il già noto alle forze dell’ordine Francesco Francavilla. Da lì sono partite una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che avrebbero appurato come il primo cittadino, unitamente – secondo i carabinieri – a numerose altre persone, gestissero la cosa pubblica per finalità ‘squisitamente privatistiche che procurassero loro illeciti’.
L’intera attività di indagine, come compendiata nella informativa conclusiva ed in tutti gli allegati alla stessa acclusi ha consentito disvelare l’esistenza e l’operatività di una associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti di corruzione, ricavando denaro da ogni attività che doveva essere posta in essere nell’esclusivo interesse pubblico, ma che, in realtà, ha portato a prosciugare ogni risorsa del comune di Cellino San Marco. Le condotte illecite sono proseguite nonostante e dopo l’insediamento di una commissione prefettizia, che ha alla fine condotto allo scioglimento del Consiglio Comunale.
Mar.De.Mi.
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