SAN DONACI- Antonio Presta è stato ucciso da nove colpi d’arma da fuoco, tre esplosi da un fucile a pallini calibro 12, e sei esplosi da una pistola calibro 38. Lo dice l’esito della autopsia eseguita questa sera dal medico legale Antonio Carusi. Ma c’è di più, i killer avrebbero infierito sul corpo del 29enne continuandolo a colpire ripetutamente con il calcio del fucile, lo raccontano i traumi rilevati sul cadavere dal medico. Insomma l’assassinio consumatosi due giorni fa a San Donaci è stato particolarmente cruento, per modalità d’esecuzione ma soprattutto per l’accanimento mostrato nei confronti della vittima. Dettaglio questo che non è sfuggito agli investigatori, le indagini ruotano intorno agli ambienti malavitosi ma è evidente che chi ha decretato la condanna a morte di Presta aveva dei motivi personali, una vendetta, uno sgarro da far pagare. Sempre più lontana invece la pista legata alla SCU ed al ruolo di pentito che negli ultimi anni aveva rivestito il padre di Antonio Presta, Gianfranco, un tempo luogotenente di Pino Rogoli. Gianfranco Presta per un breve periodo era anche stato sottoposto al programma di protezione, ma le sue rivelazioni ai fini delle inchieste non erano mai state determinanti. Antonio Presta ammazzato due sere fa in Via Tobagi a San Donaci dinnanzi agli amici, secondo gli investigatori era implicato in qualcos’altro, forse affari legati alla droga. Le indagini proseguono, elementi utili sono stati raccolti anche da dentro la vettura utilizzata dai killer, una Lancia Delta rubata poco prima dell’omicidio e recuperata dai carabinieri nelle campagne intorno a San Donaci, in Contrada Uggio.
Lucia Pezzuto
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