Al Verdi torna la danza con “La luna blu”

BRINDISI- Dopo l’inaugurazione della programmazione 2021 con il ritorno sulla scena dello spettacolo dal vivo, il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi dà seguito alla rassegna «Brindisi in scena», interrotta lo scorso mese di ottobre, e incontra «La luna blu», spettacolo di danza diretto e interpretato da Maria Chiara Di Giulio, in programma nel politeama brindisino sabato 5 giugno alle ore 18.30.

Lo spettacolo è organizzato con il sostegno dei fondi regionali destinati al piano straordinario per la cultura e lo spettacolo «Custodiamo la Cultura in Puglia» e la partecipazione del main sponsor Enel, dei sostenitori Intesa San Paolo, Confindustria Brindisi ed Ance Brindisi. Prezzi: 10 euro; 5 euro ridotto bambini fino a 12 anni.

Per l’occasione sarà impiegata soltanto la platea e saranno osservate le regole del protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19. I biglietti sono disponibili sul circuito online Vivaticket (https://tinyurl.com/thx8zb26) e presso il botteghino del Teatro, aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 16.30 alle 18.30. Sabato 5 giugno, dalle ore 11 alle 13 e a partire dalle 17.30. Info 0831 562 554 e www.nuovoteatroverdi.com.

Lo spettacolo mette al centro le relazioni sociali in un tempo nel quale la pandemia ha compresso e svuotato la socialità: Maria Chiara Di Giulio, che cura regia e coreografie, interpreta il desiderio di stare insieme, la riscoperta di un mondo con meno individualismo. Nelle giornate forse più buie del nuovo millennio, la poesia si è confermata riferimento di “bellezza” ispirando donne e uomini intorno alla vita, alle sue seduzioni, alle sue dolcezze e asprezze, spesso alle sue contraddizioni. L’uomo pensava di essere imbattibile e padrone del suo destino, un virus incontrollato ha messo a nudo tutte le sue fragilità.

L’idea nasce dalla lettura del libro omonimo di Massimo Bisotti che parla della paura di arrendersi e della luce di cui si avverte la mancanza nelle notti buie: «Sembra che la felicità non stia nello stare bene ma nel tornare a stare bene, altrimenti nemmeno te ne accorgi se sei felice». La pandemia ha prodotto una serie di limitazioni che adesso è tempo di superare. Un po’ alla volta. «Durante il lockdown – ha detto la regista Maria Chiara Di Giulio – mi capitava spesso di mettermi alla finestra e di fissare la luna. Ne osservavo la bellezza cogliendone l’essere oltre il tempo rispetto alle provvisorie vicende umane. La luna splenderà sempre, qualsiasi cosa accada quaggiù, la sua bellezza e la sua luce trascendono il tempo. Quel senso di bellezza, così pura e inattaccabile, lo ritrovo nella danza, nella sua capacità di comunicare in modo immediato l’essenza. La messinscena ha dovuto subire un riadattamento a causa delle successive interruzioni dettate dall’emergenza, ma questa seconda scrittura risponde perfino meglio all’idea originale. La scenografia, curata da Alessandra Apollonio, riprende la silhouette della luna, due mezze lune che si stagliano sulla scena. I costumi sono della Sartoria Diadema. Un incontro di bellezza che lo spettacolo vuole restituire alla fine di un periodo in cui sono prevalsi smarrimento e paura».

La danza mette in scena emozioni opposte, la costrizione e l’attesa, il disincanto e la speranza, la frustrazione e la voglia di riscatto. «Sul palcoscenico saremo in otto – ha continuato la coreografa –, sei danzatrici, alcune delle quali giovanissime, e due danzatori, anche loro molto giovani, che in questi mesi hanno tenuto vive la tensione e la passione, anche nei momenti più difficili. Per questa produzione ho voluto rimettermi in gioco come danzatrice perché avevo voglia di sentire di nuovo il mio corpo e l’emozione di andare in scena. Per questo ringrazio la Fondazione del Verdi che ci offre l’opportunità di riscoprire il palcoscenico e di liberare la luna nella bellezza che abbiamo ammirato».

«La luna blu» è dedicato a questo tempo, alle fragilità che l’uomo ha riscoperto e che fino a non molto tempo fa occupava un angolo dimenticato della nostra coscienza. «La famiglia mi ha trasmesso l’amore per l’arte e la bellezza – ha concluso Maria Chiara Di Giulio –, per questo devo ritenermi fortunata. Oggi la cultura ha il compito di riscostruire un immaginario. La fine della pandemia deve essere intesa come rinascita e la cultura è come una seconda natura che abbiamo per abitare il mondo. È disperata ricerca di bellezza, per questo unisce e arricchisce individualmente. L’artista rinasce a nuova vita ogni volta che torna in scena. Proprio come fa la luna che tutte le sere svetta nel manto stellato per farsi ammirare nella sua ineguagliabile meraviglia».

BrindisiOggi

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