BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Lo chiamano turismo veloce, costi contenuti, servizi garantiti. E’ il Airbnb la nuova frontiera dell’accoglienza, tradotto in parole povere: camere in affitto all’interno di civili abitazioni. In Italia non è ancora particolarmente diffuso, ma a Brindisi ve ne sono almeno una trentina. Famiglie o persone sole che decidono di affittare camere per soggiorni brevi all’interno della propria abitazione a prezzi decisamente inferiori rispetto ai tradizionali B&B e alle strutture alberghiere. E’ questo il caso della signora Maria, una donna di 78 anni, che ha deciso di aprire le porte del suo appartamento per accogliere giovani turisti. “E’ da circa un anno che sono entrata in questo circuito- racconta Maria che abita sola in un grande appartamento alla periferia di Brindisi- E’ stata un’idea delle mie figlie. Qui, soprattutto d’estate, il condominio si svuota e rimango sola. I figli sono grandi, i nipoti pure. E allora mi sono imbarcata in questa avventura”. Aprire un’Airbnb è molto semplice, le procedure sono meno articolate rispetto a quelle necessarie per aprire un B&B o addirittura una struttura turistico ricettiva.
E’ sufficiente una certificazione e la registrazione al sito omonimo “Airbnb” . “Noi siamo registrati e in regola- racconta Maria- sono venuti a fare i controlli sia i tecnici del Comune, sia gli ispettori della Asl di Brindisi” . Così come accade per le strutture turistico ricettive tutte le informazioni relative agli ospiti vengono raccolte in una banca dati e trasmesse alla questura del territorio. In realtà tutto questo avviene in automatico nel momento in cui si effettua la prenotazione, solo ed esclusivamente on line, attraverso il sito “Airbnb”. “Riceviamo la prenotazione attraverso il sito, anche il pagamento è fatto on line- aggiunge Maria- non solo, ogni cliente, man mano che utilizza questo sito, acquista delle credenziali. Così se voglio stare tranquilla mi basta vedere cosa si dice di lui. Lo stesso vale per i clienti, è facile vedere che tipo di recensioni su chi affitta le camere. Io sono un “host” , significa che il mio servizio è tra i migliori”. Maria ha un appartamento di quattro vani, molto ampio e luminoso. L’arredamento è classico ma ne fa un luogo molto accogliente In un solo anno ha già dato accoglienza a decine e decine di turisti. Prevalentemente giovani tra i 20 e i 30 anni, provenienti da ogni parte d’Europa. “Francesi, tedeschi, spagnoli- dice Maria- è bello avere a che fare con gente diversa. La lingua non è un problema, uso google traduttore”. La leggerezza e la simpatia fanno il resto. Ma il vero segreto della signora Maria è la cucina, coccola i suoi ospiti con dolci e torte che spesso si accompagnano alla colazione. Non solo, spesso gli ospiti hanno bisogno di raggiungere l’aeroporto o la stazione, se non hanno un mezzo, Maria o le sue figlie sono sempre disponibili a dare un passaggio. Generalmente in questi casi si tratta di servizi extra, ma Maria lo con piacere, senza fini di lucro. Le recensioni sono tutte positive: “Grazie mille, la casa è molto bella e tu sei molto gentile. Una vera mamma”. I clienti vanno e vengono, è evidente che questo tipo di accoglienza funziona, soprattutto per i soggiorni brevi. Gli ospiti si fermano al massimo per uno o due giorni e i prezzi oscillano, generalmente tra le 20 e le 40 euro. Le tariffe sono sempre al di sotto dei B&B e delle strutture ricettive. Benché questo tipo di business non sia ancora particolarmente diffuso Federalberghi storce già il naso e non condivide le modalità di questo turismo veloce. “Combattiamo da anni il fenomeno dei B&B, ora lo facciamo anche con l’Airbnb- dice Pierangelo Argentieri, il presidente dell’Associazione Albergatori della Provincia di Brindisi- si tratta di un’accoglienza che spesso non rispetta le regole. Basti pensare che solo il dieci per cento delle case prenotabili ha le autorizzazioni per poter esercitare questo tipo di attività. Non è adeguatamente regolamentato e questo fa si che chiunque si possa improvvisare albergatore quando non lo è. Non solo mancano anche i controlli”. Il fenomeno dell’Airbnb a livello nazionale ha aperto un’aspra polemica, una profonda spaccatura tra chi sostiene le grandi strutture e chi invece vorrebbe rilanciare questo tipo di accoglienza spicciola. “Ci sono diversi aspetti da considerare, innanzitutto che basta una autocertificazione per definirsi attività turistica- dice Argentieri- poi questi portali per la prenotazione che non pagano nessuna tassa. Non possono paragonarsi ad un albergo dove invece c’è una organizzazione stabile, c’è un numero di telefono, a livello amministrativo si possono conoscere tutte le attività. Cosa che non accade con queste strutture improvvisate che si muovono solo attraverso il portale. In questo caso non si può avere accesso a tutte le informazioni a meno che non c’è un mandato preciso. Quindi è abbastanza complesso il ragionamento. Dico questo perché i dati sulla provincia di Brindisi parlano chiaro. A fronte di tutte le case e le strutture prenotabili, parliamo di B&B e Airbnb, a fronte di migliaia di prenotabili poi quelle censite da Puglia Promozione e dai Comuni sono a malapena il dieci per cento. La proporzione , quindi non regge, è una giungla. Questo vuol dire che non tutti sono i regola, che spesso c’è chi interpreta la norma a proprio piacimento e che i controlli scarseggiano. Certo se si fa passare come se tutto fosse una scorciatoia e che tutto e possibile allora non te ne esci più”. In realtà la tassa sugli affitti brevi c’è, esiste e prevede che gli intermediari immobiliari raccolgano le tasse dovute dai proprietari e girino i dati al fisco. La tassa gli affitti brevi, introdotta nella manovra correttiva di primavera, ha l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale e ha affidato la responsabilità direttamente agli intermediari, come Airbnb, che, per l’appunto, devono raccogliere le imposte dovute dai proprietari di casa e trasmettere i relativi dati all’Agenzia delle Entrate. Da quando è entrata in vigore la tassa , sulla piattaforma di Airbnb Italia sono stati cancellati un gran numero di annunci. “30mila annunci di case in affitto tramite Airbnb sono stati disattivati dopo l’entrata in vigore della tassa sugli affitti brevi e la società rischia una sanzione per complessivi 180 milioni di euro per non aver versato gli importi dovuti in attesa della decisione di merito del Tar del Lazio- dice il Codacons- Si tratta di una situazione che rischia di far scomparire l’offerta di Airbnb in Italia, con un conseguente grave danno per gli utenti, le cui scelte verrebbero limitate, e con una distorsione della concorrenza in favore delle strutture ricettive tradizionali”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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