BRINDISI- Acque Chiare, il Comune di Brindisi progetta la rigenerazione del litorale ed il recupero del villaggio ma la costa nord resta classificata come “area ad alto rischio crollo”. Il Comune di Brindisi è pronto a portare in consiglio comunale il documento programmatico preliminare al Piano Urbanistico nel quale ridisegna il volto della città e del territorio circostante, costa compresa. In questa fotografia c’è anche la rigenerazione degli insediamenti con il recupero Betlemme, Giancola e Acque Chiare. In particolare con le ultime sentenze della magistratura ampie zone di questo complesso, la struttura alberghiera in stato incompleto e le villette adiacenti, sono state oggetto di confisca e ad oggi rientrano nel patrimonio del Comune di Brindisi. Per il loro recupero sono avviate delle interlocuzioni con la Regione Puglia che insieme al Comune di Brindisi sottoscrisse l’accordo di programma per giungere ad una destinazione urbanistica misto turistico ricettiva e residenziale, il cui recupero avverrà mediante il piano di rigenerazione urbana oggi in studio e predisposizione. In particolare l’area del complesso di Acque Chiare potrà essere potenziata con la previsione di un’area campeggio e sosta camper. Ma se questo non bastasse, il Comune ha deciso di interloquire direttamente con i cittadini attraverso un questionario che dovrebbe suggerire all’amministrazione nuovi spunti per lo sviluppo tanto del complesso residenziale quanto del litorale. Per fare questo l’amministrazione ha dato tempo sino all’11 aprile per la compilazione del questionario. “A seguito delle tante richieste di estensione del periodo previsto per la presentazione delle osservazioni- scrive- si è deciso di accogliere le osservazioni che giungeranno oltre la scadenza fissata del 19 marzo 2023 e fino alla data del’11 aprile 2023 solo per consentire una partecipazione più ampia al procedimento di formazione del nuovo Piano”. Il questionario, lo dice il Comune, è finalizzato alla redazione del Programma Integrato di Rigenerazione Urbana (PIRU) del micro-ambito “Acque chiare” nel Comune di Brindisi ed ha l’obiettivo di valutare le percezioni circa i principali aspetti del contesto costiero da rigenerare, declinati secondo i principi di una società inclusiva e sostenibile quali: ambiente, economia e comunità. “Le informazioni fornite saranno trattate solo per fini di ricerca scientifica garantendo così il più completo anonimato- sottolinea- La compilazione richiede una disponibilità in termini di tempo di circa 10/15 minuti”. E’ vero , la compilazione richiede giusto un quarto d’ora purchè chi compila sia in grado di valutare le informazioni scientifiche sulle quali si chiede l’opinione. Tra queste vi è anche quella che parla del rischio “frane” che insiste sulla costa interessata. “Le spiagge sottostanti le falesie della zona di Brindisi, come quella limitrofa all’area in oggetto, presentano un rischio elevato di frane con conseguente danno alle persone che le usano. È d’accordo con questa affermazione: a. Per niente; b. Poco; c. Abbastanza; d. Molto”. Ora che l’80 per cento della costa nord del litorale brindisino sia ad alto rischio crollo è notorio, lo testimoniano i cartelli che puntualmente il Comune appone nei pressi di queste aree inibendole alla balneazione ma che si chieda cosa ne pensa il cittadino diventa “paradossale”. E’ di appena un anno fa, giugno 2022, l’ultima ordinanza firmata dal sindaco Riccardo Rossi con la quale si vieta la balneazione “su quelle aree perché classificate come pericolosità geomorfologica molto elevata PG3”. Per chiarezza: il valore PG3 corrisponde alle aree ad alta pericolosità geomorfologica, già coinvolte da fenomeni di dissesto. Le zone a pericolo di inondazione sono definite sulla base della frequenza del verificarsi di eventi alluvionali e sono corrispondenti a diversi tempi di ritorno. Il valore di rischio è calcolato nel caso del litorale brindisino sulla base dell’altezza della falesia moltiplicato per tre. Il valore ottenuto indica di quanti metri bisognerebbe retrocedere dal livello del mare affinchè la zona sia sicura. Così calcolato neppure la strada per Apani sarebbe sicura. La situazione è nota da tempo e nessuna amministrazione nell’arco degli anni è riuscita mai a porre un rimedio definitivo. Gli ultimi interventi finanziati risalgono al 2015 quando il Comune di Brindisi ottenne 2milioni e 600mila euro per la messa in sicurezza. All’epoca dei fatti i lavori prevedevano infatti di realizzare le opere che potessero permettere finalmente l’accesso ai bagnanti in quelle area della falesia catalogate ancora oggi come Pg3 per l’elevato rischio di crollo. Si trattava della rimodulazione di tre chilometri della costa del litorale nord, che interessavano l’area di Apani e un tratto di Torre Guaceto, dove nel 2010 morì un ricercatore a causa della caduta proprio di una parte della falesia. Il progetto prevedeva la creazione di alcuni gradoni per abbassare la falesia. Si trattava di un primo intervento al quale poi ne sarebbero seguiti altri. Ma così non è stato. Ora , ripensare ad uno sviluppo del litorale senza preliminarmente mettere in campo tutti quegli interventi che ne garantiscano la sicurezza pare quasi inutile. Ad oggi Brindisi non ha un Piano della Costa che prenda in considerazione le criticità e programmi delle soluzioni. Vi è solo un passaggio nel Documento Programmatico Preliminare in cui si parla di questo problema e non si indica una soluzione, piuttosto scrivono : “ lo sviluppo litoranea nord, in particolare la difesa della costa, classificata con rischio Pg3 per la presenza delle falesie. Oggi l’accesso è la sp41, quindi si intende trasformare tale strada in un Greenway ciclo pedonale , con servizi bus navetta elettrico e contestualmente realizzare una strada sostitutiva con allontanamento dal tracciato costiero esistente , oltre i 300 metri dalla linea di costa”. Insieme a questa proposta , ossia di realizzare una strada alternativa, c’è anche quella della rigenerazione degli insediamenti con il recupero Betlemme, Giancola e Acque Chiare. “In particolare- si legge nel documento-con le ultime sentenze della magistratura ampie zone di questo complesso, la struttura alberghiera in stato incompleto e le villette adiacenti, sono state oggetto di confisca e ad oggi rientrano nel patrimonio del Comune di Brindisi. Per il loro recupero sono avviate delle interlocuzioni con la Regione Puglia che insieme al Comune di Brindisi sottoscrisse l’accordo di programma per giungere ad una destinazione urbanistica misto turistico ricettiva e residenziale, il cui recupero avverrà mediante il piano di rigenerazione urbana oggi in studio e predisposizione. In particolare l’area del complesso di Acque Chiare potrà essere potenziata con la previsione di un’area campeggio e sosta camper”. Peccato che i residenti di Acque Chiare non siano pienamente d’accordo con il Comune di Brindisi, molti proprietari delle abitazioni residenziali del Comparto C3 del Villaggio Acque Chiare di Brindisi, con una nota inviata dal Condominio Acque Chiare all’Amministrazione Comunale di Brindisi in risposta alla Proposta Progettuale scrivono: “La realizzazione della proposta progettuale di Riqualificazione integrata della Costa Nord di Brindisi è in generale accolta con favore, a condizione che si metta subito mano alla modifica del PUG o al Piano di Recupero dell’area dove insiste il Villaggio Acque Chiare e si conceda la “destinazione d’uso residenziale” alle abitazioni del Comparto C3; a tal fine, si chiede la realizzazione di una netta separazione del Comparto C3 dai Comparti A e B dell’Albergo e delle sue dependance, in modo da garantire ai proprietari delle villette del Comparto C3 il pieno godimento del diritto di proprietà degli immobili, già accatastati da anni come residenziali e sui quali ciascuno ha pagato e paga i previsti tributi comunali, avendo anche la trascrizione all’Anagrafe comunale in qualità di residente”. La proposta è supportata anche dall’indirizzo formulato dalla Corte di Appello di Lecce-1^ Sez. Penale con sentenza nr. 37 del 13.02.2013 con cui si ipotizza una posizione favorevole ad una soluzione di natura urbanistica per la vicenda relativa ad Acque Chiare : “…i privati compratori non potrebbero comunque fare uso residenziale di quegli immobili, a meno che non intervenga una legittima modifica della strumentazione urbanistica che consenta una destinazione ai fini abitativi e residenziali, modifica che però allo stato non è ipotizzabile”. Indicazione questa proposta anche dalla Regione Puglia, ma di esclusiva competenza del Comune di Brindisi.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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