BRINDISI- Hanno deciso di andare avanti, non escono dal processo e rinunciano alla prescrizione. 154 proprietari delle villette di Acque chiare su 227, accusati in concorso di lottizzazione abusiva negoziale, questa mattina hanno rinunciato all’estinzione del reato per prescrizione. Sono passati infatti cinque anni dal giorno del sequestro del villaggio turistico sul litorale nord di Brindisi, era il 28 maggio del 2008.
Vogliono dimostrare la loro buona fede nell’aver acquistato quelle case , costruite per realizzare un villaggio turistico ma vendute poi come villette residenziali, grazie ad un accordo di programma che con procedure “discutibili” variava la destinazione d’uso dei terreni.
Scelgono la via principale perché vogliono dimostrare la proprio innocenza, e perché ciascuno ha una propria storia, anche se sino a questo momento tutti gli acquirenti sono stati considerati uguali. “102 dei miei assistiti hanno deciso di intraprendere la via principale- spiega l’avvocato Rosario Almiento– quella anche meno facile. Ma voglio andare avanti anche se conoscono bene le conseguenze”.
Questo processo che vede imputati i proprietari delle case di Acque Chiare è figlio del processo madre che ha visto condannati, anche in appello, il costruttore del villaggio Vincenzo Romanazzi, il notaio Bruno Romano Cafaro, l’ex dirigente all’Urbanistica del Comune di Brindisi Carlo Cioffi, e il progettista Severino Orsan. Condannati per lottizzazione abusiva con la confisca del villaggio.
Romanazzi compare tra gli imputati anche in questo processo, deve rispondere del reato di truffa nei confronti degli acquirenti.
Gli altri 73 proprietari invece sono stati prosciolti per prescrizione. Il giudice monocratico Vittorio Testi ha emesso la sentenza stabilendo il non luogo a procedere. Anche se il legale di alcuni proprietari, l’avvocato Roberto Cavalera, ha annunciato che impugnerà la prescrizione.
Cosa ne sarà nel villaggio di Acque Chiare, chiuso e abbandonato per una nuova estate, nessuno lo sa. Il nuovo piano urbanistico generale potrebbe sanare le irregolarità con delle varianti. Ma se la Cassazione dovesse confermare la confisca e l’acquisizione del patrimonio al Comune, anche con un nuovo Pug le villette non tornerebbero ai vecchi proprietari. Il Comune dovrebbe pensare ad una nuova soluzione, dovrebbe rivenderle nuovamente.
Sempre che una sentenza non assolva gli acquirenti considerandoli in buona fede.
Lucia Portolano
Mi viene da porre una semplice domanda. A cosa ci serve pagare profumatamente un Notaio se poi la vendita è illegale? Ma almeno gli verranno tolti gli incarichi pubblici alle persone condannate? Stiamo a vedere se la Legge è uguale per tutti, ma io non ci credo.