BRINDISI- Lo chiamano diritto, ma non si può esercitare completamente, almeno negli ospedali pubblici pugliesi. Il diritto all’interruzione di gravidanza, riconosciuto dopo lunghe battaglie, negli ospedali pubblici della Puglia trova tutti i suoi limiti. L’ultima fotografia della realtà riporta che l’83,6 per cento degli operatori sanitari dei reparti di Ostretricia e Ginecologia sono obiettori di coscienza. Oltre 8 sanitari su 10 si rifiutano di far abortire. Tradotto significa che su 1419 unità dei due reparti negli ospedali pubblici 1186 sono anti aborto.
Cosa fanno quindi le donne che vogliono abortire? Si rivolgono alle cliniche private, dove il pubblico sborsa quantità di denaro. Le private su questo fanno business. La situazione è identica in tutte le province pugliesi. Qualcuno parla ancora di aborto clandestino, in studi medici privati.
Da tempo la Cgil ha intrapreso una battaglia per rendere esigibile questo diritto conquistato. “I dati sono allarmanti- spiega Antonella Morga, segretaria regionale Cgil Puglia- serve immediatamente un piano straordinario. Anche i medici che non sono obiettori molto spesso vengono marginalizzati e non hanno possibilità di carriera e decidono di abbandonare. Restano solo gli idealisti. Bisogna invece valorizzare questo personale.”
A questo si aggiunge anche la questione della pillola del giorno dopo, gli obiettori si rifiutano infatti di prescriverla. “Nessuna donna fa a cuor leggere un aborto- aggiunge la sindacalista- è inconcepibile che questo diritto non sia esigibile.Ogni Asl dovrebbe creare un pool per garantire quello che è dettato dal libero arbitrio di un diritto conquistato. Se si guardano i dati gli aborti sono aumentati in maniera esponenziale nelle cliniche private, dove il pubblico sborsa tantissimi soldi. Si è creato un vero business. Il problema è anche a monte, come per la pillola del giorno dopo. Una donna che vuol prenderla non trova medici che la prescrivono. “
La questione in Puglia è tornata alla ribalta anche dopo la notizia pubblicata su Repubblica qualche giorno fa a firma di Antonello Cassano, in merito alla lettera che l’ospedale di Triggiano avrebbe dato ad una paziente dopo un aborto nella quale si augurava alla donna di non ripetere più questa esperienza. Una lettera che a quanto pare viene consegnata dalla Asl di Bari dopo l’intervento. Dopo questa notizia qualcosa ora si smuove.
La situazione non è migliore neanche nella provincia di Brindisi. All’ospedale Perrino i medici sono tutti obiettori. L’aborto è praticato solo a Francavilla Fontana un giorno a settimana. Un solo giorno per coprire l’intera provincia.
Lucia Portolano
…………. E inoltre chi non è disposto a fare parte del lavoro per cui è stato assunto,per onestà dovrebbe rinunciare a parte dello stipendio….oh no?
La Cgil invece di agitare gli straccetti rossi, magari riflettesse sul fatto che forse la cultura sul tema sta cambiando. Del resto come può essere un diritto quello che si esercita a scapito del più debole?
Il servizio pubblico non può essere affidato a medici obiettori di coscenza. Costoro possono fare gli obiettori nelle cliniche private e a casa loro. Anzi, forse qualcuno cessa di essere obiettore proprio a casa sua! Gli obiettori non dovrebbero essere assunti in strutture pubbliche dove c’è l’obbligo di assistere ogni tipo di paziente, ognuno con la propria religione e anche senza religione.