Abbandono dei rifiuti, “In questo immondezzaio non ci farei crescere mio figlio”

MESAGNE – Quella di gettare rifiuti per le campagne a ridosso di Mesagne è diventata una sgradevole consuetudine. A lamentarsene è anche una nostra lettrice, Francesca Zurlo, che ci ha inviato una sua lettera.

“È da quando sono nata che vivo in questo quartiere, dove i bimbi, 20 anni fa così come oggi, possono giocare tranquillamente in strada. Qui ci sono pochi condomini e quasi tutti hanno un cane o un gatto che passeggiano indisturbati. Vicini alla campagna, tanto da non essere considerati nel centro abitato, perché circondati dal verde, dalla natura, da un bosco a pochi metri.

rifiuti mesagne francesca zurlo 2Il segno dell’inciviltà umana arriva anche qui. E chi tra i miei vicini si preoccupa più per vedere se raccoglierai o meno gli escrementi del cane o chi addirittura chiama i vigili urbani (che raccolgono la chiamata e si presentano a casa) perché il tuo cane di grossa taglia “non è fatto per queste strade”, dovrebbe, forse, farsi un esame di coscienza.

La realtà è che un figlio, in questo immondezzaio, io non ce lo farei crescere. E nemmeno io ci voglio più stare qui. Lo scempio cui assisto durante la solita passeggiata mattutina è scoraggiante e vergognoso: una poltrona, materiale edile di scarto, bottiglie di plastica e di vetro (per lo più rotte), buste di plastica, carte di giornali, ferro arrugginito, contenitori di saponi e detersivi, un galleggiante da piscina, plastica, plastica e ancora tanta plastica ad affogare il verde dei prati circostanti rifiuti mesagne francesca zurloa pochi centimetri da casa, per non parlare di frigoriferi e chili di buste di plastica che si ammassano nel Canale Reale.

Negli ultimi giorni sulla pista ciclabile, dove solitamente i rifiuti si ammassano con più prepotenza, oltre alle solite bottiglie e cartacce c’era una busta nera da spazzatura che, dopo essere stata lanciata, si è aperta. Dentro, c’erano una trousse di trucchi intatta con solo lo specchio rotto, pennellini da phard, due-tre paia di calzini colorati da donna, ombretti, smalti, creme da sole, shampoo, bagnoschiuma, un rubinetto da doccia con relativo contenitore trasparente e vari pennellini da ombretto. Mi sono subito chiesta “E se queste cose fossero mie? E se qualcuno avesse frugato in casa rifiuti mesagne francesca zurlo 3mia e avesse ritenuto poco importanti queste cose, tanto da buttarle?”. Dopotutto, ci sono stati molti furti negli ultimi periodi o magari poteva essere qualcosa di più grave, un dispetto. Era comunque un vergognoso segno di inciviltà! Ho chiamato il 113, il funzionario che mi ha risposto mi ringrazia della segnalazione e mi dice che manderanno qualcuno a controllare. Mi sento sollevata, chi mi ha risposto sembrava sinceramente grato del mio interessamento e pronto a fare qualcosa.

La mattina dopo, e tutte le mattine e i pomeriggi seguenti, lo spettacolo a cui avrei assistito sarebbe stato sempre lo stesso. Ora con la luce ho visto anche che c’è un giaccone in buone condizioni completamente abbandonato nell’erba del campo accanto alla pista ciclabile. Mi faccio prendere dallo sconforto, penso di tornare alla mia vita, poi ritorna la voglia di lottare. Chiamo i vigili urbani, mi risponde un uomo scocciato, mi dice che contatterà l’Axa, che sarebbe un servizio extra da fare il sabato, io però ci tengo a sottolineare che forse quelle cose non andrebbero buttate così, forse sono delle prove per qualcosa o più semplicemente sono una refurtiva, comunque è qualcosa che non andrebbe distrutta o spazzata via in silenzio.

Molte volte al giorno mrifiuti mesagne francesca zurlo 4i torna il pensiero a quegli oggetti personali. Era tutto troppo nuovo, troppo intatto per essere buttato con tanta violenza e inciviltà.

È arrivato anche il sabato, fresco e pieno di sole che preannuncia la primavera. Con gioia, aspetto questo momento per portare fuori Abbey. E invece, anche quando sta per arrivare la primavera, lo scempio, l’immondezzaio è ancora tutto lì. Sia i rifiuti buttati distrattamente e con leggerezza che si infrangono sul muretto a secco, sia cartacce e scontrini che invadono le borse e le tasche, sia eventuali oggetti troppo nuovi e troppo intatti per essere semplice spazzatura. È ancora tutto lì. Penso che se non mi armerò di guanti e sacchetti resteranno lì fino al nuovo autunno. Non ho nessun problema a raccoglierli, lo farò, ma non voglio far sparire tutto nel nulla, in silenzio. Non sono mai stata in silenzio e vorrei lasciare almeno un piccolo segno, perché anche solo un decimo della cittadinanza possa leggere di un problema che affligge le periferie della città. Perché con un po’ di rumore l’amministrazione e le forze dell’ordine possano davvero avere a cuore l’ordine e la pulizia, perché non vedo proprio quale sia il problema a progredire civilmente, anziché restare nei nostri barbarici retaggi di disinteresse.

Ci sono dei comuni in Italia che hanno accettato di abbassare le tasse dei rifiuti a quei cittadini che si armavano di sacchetti, guanti e pazienza e ripulivano i loro quartieri. Io lo farei immediatamente!

Agli incivili, non pretendo di scalfire le vostre coscienze inesistenti, ma sappiate che siete le scorie della società e del mondo, dell’equilibrio delicato che ci ospita e ci nutre e, in quanto scorie, spero veniate espulse al più presto da questo mondo che non ha solo voi come problema, ma diciamo che senza di voi ci sarebbe un problema in meno.

A tutti i miei concittadini interessati ai problemi sociali, alla politica, ai centri di ritrovo, ai raggruppamenti a tutto ciò che si occupa di attività di aggregazione e che non ha ragione d’essere con meno di due partecipanti, vi invito a riconsiderare la coscienza del singolo. Sono le coscienze del singolo che fanno la differenza, non solo il ricercare l’aggregazione e anche i più attenti devono tenere presente che senza il singolo non può esistere la collettività.

Cominciamo ad ascoltare davvero noi stessi e lo schifo che proviamo davanti ai vergognosi scempi dell’inciviltà umana e teniamoci pronti ad agire, prima di tutto da singoli”.

BrindisiOggi

1 Commento

  1. Un giorno mi recai alla piattaforma ecologica sita nella zona industriale perché avevo un portone da ingresso da buttare e non avendo un mezzo idoneo per portarlo chiesi come e quando se ne sarebbero occupati loro ma con mio stupore mi dissero che forse gli occorrevano almeno tre settimane. Essendo un intralcio sul mio marciapiede ho dovuto pagare di tasca propria un signore per farlo portare con il suo mezzo da lavoro. Tutto questo per far capire che non tutti aspettano tre settimane o pagano di tasca propria e sono costretti ad abbandonare. Quindi io penso che in primis devono cambiare qualcosa in quella piattaforma e aiutare il cittadino che paga i loro stipendi.

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