BRINDISI– Il futuro della centrale termoelettrica Edipower di Brindisi legato ad un piano industriale che dovrebbe conciliare nuovi investimenti e nuovi processi di ambientalizzazione. Per l’A2A e la Edipower questi elementi sarebbero già nella prima bozza presentata questa mattina alla città. Nella sala di palazzo Nervegna c’erano tutti, dai rappresentanti sindacali di categoria, alle associazioni ambientaliste, dal sindaco al presidente di Confindustria Brindisi.
Entro il 13 settembre l’azienda deve presentare il piano industriale che prima di allora dovrà essere sottoposto all’AIA e alla VIA, la valutazione d’impatto ambientale. La centrale secondo il progetto dovrebbe lavorare con un regime di 4000/4500 ore di produzione. Per far questo dovrebbe utilizzare 600mila tonnellate di combustibile. Di queste 600mila, secondo il piano, 60mila tonnellate dovrebbero essere costituite da combustibile alternativo rinnovabile. In pratica solo un decimo. Questo combustibile, ben diverso dal carbone indonesiano, a basso contenuto di zolfo, normalmente impiegato, sarebbe ricavato da CSS e CDR. In pratica dal trattamento dei rifiuti solidi urbani, i cosiddetti tal quali (la busta nera). Il tutto in un procedimento di filiera corta realizzato in un raggio di 20 chilometri dalla centrale, dove avverrebbe la raffinazione e la micronizzazione del prodotto per il quale la A2A vanta un brevetto ad hoc.
Contestualmente i primi due gruppi dell’impianto sarebbero smantellati, quest’opera, a dire dei dirigenti A2A, porterebbe lavoro al territorio almeno per qualche tempo. Il gruppo Edipower ed A2A ha inoltre detto di voler intessere un tavolo da maggio a luglio per un accordo di programma che coinvolga anche gli enti in modo da accellerare l’iter, tanto dell’AIA quanto della VIA, ed arrivare presto ad una conversione degli impianti. La centrale di Brindisi nord, hanno ripetuto le società, è e resta una centrale termoelettrica e non un termovalorizzatore. Su questo molti dei presenti oggi a palazzo Nervegna hanno mostrato perplessità. In particolare le associazioni ambientaliste, tutte presenti, anche i No al Carbone che hanno ribadito la contrarietà all’impianto ed hanno chiesto piuttosto la bonifica del sito industriale.
Non è convinto della bontà del progetto neppure il sindaco di Brindisi Mimmo Consales che dice: “Il mio giudizio personale sulle proposte formulate dai dirigenti del gruppo industriale è decisamente deludente poiché tali proposte non contengono documentati elementi di valutazione a causa della genericità delle notizie fornite. in particolare non ci sono riferimenti attendibili riguardanti l’ammontare dell’investimento necessario per la dismissione degli impianti non più utilizzabili e per la realizzazione del gruppo di produzione energetica. Così come si capisce ben poco dei ritorni in termini economici ed occupazionali per il territorio e soprattutto di ciò che occorre per valutare con attenzione l’impatto che potrebbe provocare l’utilizzo di un combustibile derivato dal CSS.Sulla base degli elementi disponibili, pertanto, non mi sento di modificare in alcun modo la mia posizione (già manifestata con chiarezza nel programma elettorale) che consiste nella dismissione della centrale e nel riutilizzo dell’area a beneficio del Porto e dell’Area Industriale”.
Sul futuro occupazionale poi dei lavoratori all’interno della centrale nessuna certezza. Il gruppo si è detto pronto a ricorrere agli ammortizzatori sociali. I rappresentati sindacali non sembrano convinti.
Del resto, ha spiegato l’ingegnere Masi di Edipower, nel futuro prossimo non ci sono grosse alternative o si trova il modo di rilanciare ed investire o l’impianto chiude. Del resto ben 4 impianti a gas sono attualmente in cassaintegrazione in Piemonte e Lombardia e ci resteranno per i prossimi 24 mesi.
Lucia Pezzuto
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