BRINDISI – (da il7 Magazine) Settemila persone vaccinate entro la prima settimana di febbraio, mentre contestualmente inizieranno le somministrazione della prima dose per nuove categorie professionali. Questo prevede il cronoprogramma della vaccinazione anti Covid nella provincia di Brindisi. Sino al 25 gennaio dovrebbero arrivare tutte le 14mila dosi che la Regione ha previsto per gli operatori sanitari del Brindisino e per il personale e gli utenti delle residenze per anziani. Più o meno questo è il numero stimato, anche se forse è necessaria qualche dose in più e 14mila potrebbero non bastare per tutti. L’assessore alla Sanità della Regione Puglia Pierluigi Lopalco nel giorno dell’Epifania ha parlato di dosi “che arrivano con il contagocce a causa della poco disponibilità del vaccino, tanto che si è dovuta rallentare la velocità di somministrazione nei 26 punti allestiti sul territorio regionale”.
Alla fine di gennaio dovrebbe arrivare il vaccino della società Moderna, che è in fase di autorizzazione. Si tratta di un altro prodotto, con caratteristiche diverse ma pur sempre valido, che può essere termostabilizzato anche tra i 2 e 8 gradi, e non a meno 80 come quello Pfizer. Il vaccino Moderna può essere conservato con le stesse modalità usate per i vaccini delle altre patologie. Una volta terminati i primi giorni di febbraio gli operatori sanitari, è prevista la somministrazione della prima dose ai lavoratori dei settori che svolgono attività per pubblica utilità come forze dell’ordine e insegnanti. “Ci vorranno ancora mesi per la vaccinazione di massa – spiega Stefano Termite, responsabile servizio Igiene e Sanità pubblica della Asl di Brindisi – se ne parlerà tra la fine della primavera e l’estate. Sono necessari altri prodotti con l’apposita autorizzazione. Cominceremo con i grandi adulti e poi scenderemo. Intanto subito dopo questa prima fase degli operatori sanitari che si concluderà nelle due settimane successive al 25 gennaio, sarà la volta del personale che opera in settori pubblici che sono a maggior contatto con gli utenti, contiamo di somministrare la prima dose a fine gennaio quando dovrebbe arrivare il vaccino di Moderna”.
Il medico precisa che il vaccino avrà il suo effetto quando sarà trascorsa una settimana dalla seconda dose. Nella Asl di Brindisi le seconde somministrazioni partiranno dal 18 gennaio, in quella giornata completeranno la vaccinazione gli 80 operatori sanitari che hanno effettuato la prima dose il 27 dicembre, data ormai storica per l’inizio dei vaccini in Italia.
“L’immunità al virus – aggiunge Termite – arriva una settimana dopo aver concluso il ciclo vaccinale. Solo allora il personale si sarà immunizzato. Precisiamo ancora una volta che non viene inoculato il virus ma un Rna messaggero che produce nel nostro organismo la proteina Spike, ed è grazie a questa proteina che il nostro organismo a sua volta produce gli anticorpi contro il Covid-19. Il vaccino è valido anche per le altre varianti conosciute sino a questo momento”.
Intanto il 5 gennaio la Asl di Brindisi aveva finito le prima 2401 dosi consegnate dalla regione. Nelle prossime ore ne arriveranno altri 2300 per questa provincia. Al momento è stato vaccinato il 40 per cento degli operatori sanitari. Per l’ospedale Perrino di Brindisi, il primario di Medicina interna, Piero Gatti, ha parlato di adesione di massa. Per ora nessuno ha avuto particolari reazione, solo nel caso di un soggetto allergico è stata applicata una più rigida vigilanza. “Ma nulla di più – dice ancora Termite – rispetto alle precauzioni adottate per altri vaccini, in particolar modo per i soggetti altamente allergici”.
Le dosi sono poche e ci vorranno ancora mesi e un gran lavoro per vaccinare l’intera provincia dove abitano 400mila persone. Saranno allestiti palazzetti dello sport e centri polifunzionali. Serve personale sanitario a sufficienza. Ed è per questo che stato indetto un bando a livello nazionale per richiedere il supporto anche ai medici e agli infermieri in pensione. E qualcuno non si è tirato indietro.
Nella provincia di Brindisi ci sono diversi medici che intendono dare la propria adesione. Tra questi c’è il pediatra Luciano Sardelli, di San Vito dei Normanni. È andato in pensione a maggio 2020, ha 65 anni, ma vuole tornare in campo. “Ho aderito a tutti i bandi per dare il mio contributo – spiega Sardelli – anche a quello in piena pandemia. Ed ora ho dato l’adesione come medico vaccinatore. Penso che ci sia un patrimonio di medici che possa dare il proprio contributo, non fosse altro per l’esperienza accumulata. Bisogna fare tesoro di questo, c’è un’intera generazione che deve essere utilizzata. Il virus sta accelerando, e bisogna affrontare la situazione senza perdere tempo. Serve che per le vaccinazioni si lavori dalle sei del mattino sino a mezzanotte, almeno 18 ore al giorno, e per fare questo sono necessari molti operatori”.
Secondo Sardelli sarebbe meglio che questa organizzazione e reclutamento avvenisse a livello locale senza perdersi nei meandri della burocrazia delle questioni romane. “Dovrebbe essere gestita la questione a livello territoriale – aggiunge il pediatra – solo così si può velocizzare il tutto. Ogni Asl dovrebbe provvedere al reclutamento d’altronde conosce anche il personale. Intanto la nostra categoria deve lanciare un messaggio di comunicazione importante per la vaccinazione. Deve aderire in massa affinchè questo serva per la gente comune. È giusto che le persone abbiano delle preoccupazione ed è compito del medico comunicare con il proprio paziente. Il vaccino è un fatto di scienza e di statistica, e quindi bisogna spiegarlo alla gente”.
In questi giorni Sardelli è impegnato come medico volontario a San Vito dei Normanni per lo screening agli studenti organizzato dall’amministrazione comunale prima dell’inizio della scuola. “Non riesco a stare fermo – dice ancora il medico – per me è un fatto di sopravvivenza. Insieme all’amministrazione comunale, ai volontari e all’associazione Fratellanza popolare siamo riusciti a fare i tamponi a 1200 studenti in pochissimo tempo. Ora più che mai è importante creare integrazione e rete tra volontariato, personale medico e paramedico, amministrazioni comunali ed Asl. Devo ammettere che su questo fronte la Asl brindisina sta lavorando bene”.
Lucia Portolano
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