“Briatore ha ragione, la verità è davanti agli occhi di tutti, dobbiamo essere umili”

INTERVENTO/ Ero presente all’incontro tenutosi ad Otranto con Flavio Briatore, i sindaci di Lecce e Otranto e l’assessore Capone. Si è chiesto a Briatore, simbolo, nel male o nel bene, dell’imprenditoria legata al mercato turistico del lusso, quali fossero secondo lui le ricette per attrarre in Puglia il turismo dei ‘ricconi’ . Cosa ci si aspettava che rispondesse?

Ho assistito a levate di scudi e urla allo scandalo. ‘Briatore boccia la Puglia’… Come se dalla sua analisi dovessimo azzerare le nostre tradizioni e la nostra cultura! O peggio ipotizzare che la Puglia da un giorno all’altro possa diventare la ‘replica del modello Twiga’. Nessuno ha ipotizzato di cambiare il volto clonando il sistema Briatore o peggio come ho letto “Briatore vuole barattare le nostre radici per un suo modello”

In realtà non si tratta di nulla di tutto questo.

Semplicemente in quell’occasione è stata fatta un’analisi e una critica ai servizi da offrire ad un turismo di fascia alta.

Sarò fuori dal coro, come spesso mi accade, ma io ero presente alla conferenza e ho sentito, a differenza di tanti, quello che ha detto Briatore e in larga parte lo condivido.

Questo non vuol dire condividere tutto quello che Briatore rappresenta o la sua visione della vita che è molto diversa dalla mia. Significa più semplicemente condividere un’analisi, seppur ‘politicamente scorretta’ (come lui, d’altronde) che ha individuato i punti critici dell’accoglienza per un turismo di lusso estremamente esigente.

Ha ragione Briatore quando dice che la politica del turismo in Italia dovrebbe essere centralizzata e bisognerebbe avere certezze sulle norme e sulle autorizzazioni. Se un imprenditore decide di investire in Puglia, come nella maggior parte dell’Italia, deve vedersela con il Comune, con i dirigenti e i funzionari (che non sempre sono d’accordo) e poi con l’assessore o più assessori comunali di turno, che giustificano ritardi o mancate risposte per colpa di qualche piano della costa o di qualche legge regionale e la Regione se la prende con lo Stato perché non arrivano i fondi o chissà cosa e la questione continua all’infinito come in un romanzo di Kafka.  In Italia non esistono certezze neppure nei tribunali che impongono tempi che non si misurano più in anni ma in generazioni!

Con chi bisogna prendersela? Ma soprattutto perché bisogna arrivare a prendersela con qualcuno quando sarebbe logico avere regole chiare da seguire che possano attivare e attrarre investimenti?

Briatore ha detto: “come cacchio fai a parlare di turismo se non hai mai viaggiato? Ministri del Turismo che li han messi lì per non metterli da unaltra parte, ma che non hanno viaggiato e che non conoscono il mondo e non parlano inglese”. Come dargli torto? Questo succede non solo con i ministri ma con tanta gente che ‘gestisce’ il turismo a vari livelli.

Il turismo dovrebbe essere la prima industria italiana e purtroppo abbiamo una Ferrari ma non abbiamo il pilota”. Concordo!

Se vogliamo crescere nel turismo in genere e non solo in quello del lusso, dovremmo avere un po’ più di umiltà, cercare di fare autocritica e comprendere che si può migliorare, perché ci puo’ stare che non tutti pensano che il Salento sia il miglior luogo del mondo. E in quel caso non dobbiamo sentirci offesi e attaccare ma cercare di far tesoro anche della critiche.

Briatore ha detto delle verità che sono sotto gli occhi di tutti: “il Salento è già un pò rovinato” … è vero! E’ disgraziatamente e irrimediabilmente rovinato anche per colpa dei salentini che hanno distrutto il loro territorio costruendo la notte e distruggendo le dune.

Ben venga l’apertura di un sano dibattito ma ha un senso parlarne se realmente si ha la voglia di cambiare e migliorare l’offerta turistica.

Altrimenti non ha senso chiedere le ricette, rimaniamo quello che siamo.

Teniamoci i turisti devastatori squattrinati che tutto fanno tranne che rispettare il territorio.

Ma poi non lamentiamoci tutti i giorni che il sistema non funziona, che le spiagge sono sporche e desolate facendo paragoni con la riviera adriatica più virtuosa, che i trasporti sono inefficienti, che c’è poca professionalità etc.

In Puglia, e al sud in genere, non esiste la cultura della specializzazione ma dell’approssimazione. Quindi dice bene Briatore quando suggerisce di creare in Puglia scuole di specializzazione di alto livello nel campo turistico che possano permettere ai salentini di proporsi al mondo della ricettività, non solo pugliese, con alta professionalità.

In questi giorni si è enfatizzato, in maniera che potrebbe apparire strumentale per qualche ragione, il fatto che durante l’incontro si sia detto che il turismo ‘ricco’ sia attratto dagli alberghi a 5 stelle sul mare. Si è detto che bisognerebbe seguire l’esempio della Francia che è riuscita a coniugare la presenza di grandi catene alberghiere di valenza internazionale che sono anche sul mare, senza deturpare il territorio o la costa. Il problema non è la presenza degli alberghi né la distanza dal mare ma è la validità del progetto.

Da quando è sorto il resort Borgo Egnazia, quella zona della Puglia è diventata meta di Vip e di personaggi che arrivano da ogni parte del mondo. Grazie ad imprenditori illuminati come la famiglia Melpignano o prima la famiglia Muolo si è creato magicamente un processo virtuoso che ha fatto crescere nella provincia di Brindisi il livello qualitativo di tante altre strutture che si sono adeguate al mercato e che inseguono il bello ed il buon gusto. Si è creato il famoso ‘sistema’ e oggi nei borghi della Valle d’Itria o portuali del sud Barese, che per fortuna non sono stati distrutti come tante zone del Salento, si respira un’aria di soddisfazione per quanto raggiunto perché quel turismo non ha distrutto né cancellato le tradizioni, la cultura e le tipicità locali ma anzi sono state rivalutate e riconsiderate.

Quello che ha auspicato Briatore è quindi già accaduto in parte della Puglia e credo che la cosiddetta ‘Regione Salento’ e i molti salentini che hanno visto il male nell’idea che si possa pensare di attrarre un turismo ‘ricco’ dovrebbero prendere spunto dai risultati ottenuti dai loro compaesani e dal sistema di cui sopra, piuttosto che demonizzare l’aumento della qualità dei servizi e delle strutture temendo, forse, che possa significare la cancellazione di un’identità. Esistono già molte strutture di eccellenza in Salento, meravigliosi esempi di riqualificazioni o di nuove realizzazioni come Acaya Golf Resort e altri ma non esiste ancora un sistema.

Se si riuscisse a depurare l’intervento di Briatore dalla retorica, si comprenderebbe, per esempio, che egli dice bene quando sostiene che nulla è stato fatto nei porti per questo segmento. Siamo una regione circondata dal mare e abbiamo pochissime marine ma nessuna attrezzata per ospitare mega-yacht che sono le barche che lasciano ricchezza diffusa sul territorio. E’ quanto sta per accadere ad Otranto dove nel futuro porto turistico, che il bravo sindaco Cariddi ha voluto fortemente e ha combatutto per anni come un leone per riuscire oggi finalmente ad ottenerlo, non sono previsti ormeggi per mega yachts.

Personalmente non credo che il turismo del lusso debba essere l’unico modello di sviluppo turistico caratterizzante del territorio pugliese, ma può certamente essere un obiettivo sul quale puntare per ampliare l’offerta turistica e migliorare le strutture, il territorio e magari aiutare noi pugliesi a non guardare con astio chi vive nel lusso e decide di venire a spendere i suoi soldi nella nostra terra ma cercare di considerarle opportunità.

Teo Titi, operatore turistico

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