INTERVENTO/ Molte sono le questioni che bisognerebbe affrontare quando parliamo di ripresa economica e di un reale sviluppo sostenibile che metta Brindisi nelle condizioni di affrontare e risolvere le criticità che la caratterizzano sul versante salute, ambiente, lavoro e, nel contempo, di avere l’attenzione e l’impegno da parte degli organismi decisori affinchè si programmi e si investa per il cambiamento.
Intanto preoccupa che ci sia ben poco che riguardi direttamente la nostra provincia nel famoso patto per la Puglia sottoscritto sabato tra Governo e Regione , e bisognerebbe, come al solito, capire per responsabilità di chi, a fronte di tante necessità, sembra che l’area brindisina non rientri nelle priorità di interventi. Così come, nonostante dall’indagine epidemiologica commissionata dal Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia al dott. Forastiere del DEP, ad ARES, ARPA e ASL, si sia avuta conferma che le emissioni di Pm 10 aumentano il tasso di mortalità a Brindisi, le rivendicazioni che il Governatore Emiliano ha fatto al Presidente Renzi in termini di risorse aggiuntive in campo sanitario, è singolare che abbiano riguardato solo Taranto e non anche Brindisi. La Puglia ha dimostrato in questi anni di saper affrontare le sfide per il cambiamento e, puntando su settori strategici, di riuscire ad attenuare il gap che separa il Mezzogiorno dal resto d’Italia. Ma opportunità ed investimenti devono guardare a un sistema Puglia “intelligente” in cui la governance istituzionale sappia orientare cicli e processi produttivi di beni e servizi complessi, con scelte strategiche adeguate basate su una visione policentrica che porti a valore ogni area pugliese con pari dignità e rispetto riconosciuti a ciascun/a cittadino/a. E credo che Brindisi abbia bisogno di maggiore attenzione, dal Governo e dalla Regione. Per un riordino ospedaliero, ad esempio, che ci consenta di avere strutture adeguate e personale sufficiente ; per un rilancio industriale complessivo che fermi l’emorragia di perdita occupazionale cominciando ad aprire i cantieri per le bonifiche e a chieder conto alla grande industria di quali siano i programmi di investimenti, di riconversione/ innovazione di processo e di prodotto. Ad esempio chiedere a Leonardo/ Finmeccanica cosa vuole fare nello stabilimento brindisino, e pugliesi in generale,dopo gli ingenti finanziamenti pubblici, evitando che l’alibi dell’alto costo di produzione consenta di continuare a trasferire altrove investimenti e professionalità. Per ENI, invece, siamo in attesa che nella riunione fissata per il 14 settembre si abbiano novità positive in termini di investimenti per Versalis, considerato che, dopo averne scongiurato la vendita, dalle dichiarazioni di De Scalzi niente ancora è trapelato sul destino dello stabilimento di Brindisi.
Sarà sicuramente utile tornare ad approfondire le problematiche specifiche di ciascun settore produttivo, ma ciò che sento urgente evidenziare è quanto, intanto, sta accadendo in Enel. E’ vero, come sostiene Marinò, che la produzione è di molto diminuita, di conseguenza si sta riducendo il volume di attività dirette e indirette. Ma con quali modalità, in tema di appalti, e con quali conseguenze in termini di ricadute occupazionali non è dato sapere, perché l’Azienda non ha informato le parti sindacali attivando le normali procedure previste dalle relazioni industriali. Né si può pensare che sia sufficiente a tenere tutti tranquilli la convocazione appena giunta di un incontro programmato per il 5 di ottobre prossimo, perché intanto sia le nuove gare sia i nuovi affidamenti si stanno effettuando all’insegna della riduzione. E c’è infine un’altra questione importante: la chiusura del Centro Ricerche, su cui l’Azienda non ha voluto in alcun modo confrontarsi. Come Cgil e Categoria Filctem abbiamo denunciato ad ogni livello istituzionale la nostra contrarietà sulla chiusura del Centro, chiedendo anche alla Sindaca Carluccio un suo tempestivo intervento proprio nei giorni in cui ENEL stava smantellando la struttura a Brindisi, affinchè l’Amministrazione facesse la sua parte per impedirlo. Purtroppo nulla è accaduto . Il punto naturalmente non è solo la perdita di posti di lavoro. Il vero problema è quello che Ferdinando Boero ha denunciato in questi giorni sulle pagine del Quotidiano di Puglia: quale idea ha questo Paese del rapporto tra industria e ricerca, e quanto poco si tenga conto della differenza tra ricerca di base, che dovrebbe essere sostenuta e implementata fortemente dallo Stato “come motore, come base, dell’invenzione e dell’innovazione”, e la ricerca applicata che deve avere altrettanta attenzione da parte dei Ministeri ma che deve poter contare, sugli investimenti degli Industriali che, invece, in Italia, hanno “la manina corta”. Se, quindi, nel silenzio più assordante, ENEL ha chiuso il Centro Ricerca che avrebbe dovuto invece, proprio qui a Brindisi, implementare e orientare su progetti dall’alto valore applicativo per costruire il dopo-carbone, quale sarà la prospettiva? quale programma industriale l’Azienda ha in mente per Brindisi? Sono queste le risposte che attendiamo.
Michela Almiento
segretaria generale Cgil
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