BRINDISI/LECCE- Dissequestrati gli ulivi interessati all’abbattimento per il pianto anti xylella. La procura di Lecce ha disposto, con decreto di restituzione, il dissequestro dei 2.223 alberi di ulivo nella provincia tra Brindisi e Lecce, che avrebbero dovuto impedire il diffondersi del batterio killer. Gli ulivi erano stati sottoposti a sequestro il 18 dicembre scorso con decreto urgente.
Nell’inchiesta risultarono indagate 10 persone, tra cui l’ex commissario straordinario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, ricercatori e funzionari della Regione. Il dubbio che resta alla luce anche di questi fatti è quello di pensare che gli ulivi già abbattuti si sarebbero potuti salvare e che l’approccio alla trattazione del problema è stato sbagliato dal principio. Ma la questione è ancora tutta aperta.
La restituzione è motivata alla cessazione dello stato di emergenza, all’avanzamento della ricerca, con l’avvio di una task force regionale con approccio multidisciplinare e agli spiragli concessi dalla Corte di Giustizia europea rispetto a una possibile modifica delle determinazioni Ue. “Non può che essere devoluta alle istituzioni regionali e nazionali – si legge nel provvedimento – la rappresentazione in sede europea delle nuove evenienze registrate nel campo della lotta alla xylella al fine di adottare tutte le iniziative necessarie per il contenimento della diffusione del batterio che siano commisurate a esigenze di tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale salentino”.
“In tale prospettiva – proseguono i magistrati – il permanere della misura in atto, nel constatato superamento delle esigenze preventive, ampiamente soddisfatte, che di quel provvedimento avevano imposto l’adozione, appare ormai privo di concreta utilità oltre che già oggetto di non corrette interpretazioni”.
Secondo la procura, dopo la nuova perimetrazione delle aree interessate dal contagio, non vi sarebbe più alcun pericolo, per gli ulivi in questione, di imminenti abbattimenti. La Corte di Giustizia europea che ha sì legittimato gli abbattimenti delle piante infette e di quelle sane nel raggio di 100 metri, ha anche stabilito che “nel caso in cui nuovi elementi modifichino la percezione di un rischio o mostrino che tale rischio deve essere circoscritto mediante misure meno gravose di quelle esistenti, spetta alle istituzioni, e in particolare alla Commissione, provvedere all’adeguamento”. La situazione sarebbe inoltre mutata dopo l’avvio, di un confronto scientifico sul tema e con le buone pratiche agricole che “hanno fornito dati tali da integrare un patrimonio di conoscenza ulteriore suscettibile di valutazione proprio a quei fini di adeguamento delle misure ai nuovi dati cui la Corte di Giustizia fa esplicto riferimento”.
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